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venerdì 19 luglio 2024

Caponata di melanzane e peperoni con albicocche

La scrittura di pancia è la più vera, perché ha un impatto immediato, perché parla di noi: ci permette di affidarci alle nostre emozioni e di affidarle agli altri. Ma per questo è anche la più pericolosa, perché è una proiezione della percezione che abbiamo di noi stessi e per questo labile.
Quando scrivo messaggi sono un’entusiasta felice. Il segreto è non rileggere mai le vecchie conversazioni su WhatsApp. È come riascoltare la propria voce registrata, che ha sempre un timbro diverso, come se non ci appartenesse, perché non attraversa solo l’aria prima di raggiungere le nostre orecchie, ma passa anche attraverso le ossa e i tessuti, dalla laringe alla coclea.
Nello stesso modo, prima di apparire ai nostri occhi, quello che scriviamo lascia il cuore e attraversa le viscere, stomaco e intestino, organi decisamente lontani dal cervello.
E voi rileggete mai le vostre vecchie conversazioni? E le vostre ricette?

CONTORNI > CAPONATA DI MELANZANE E PEPERONI CON ALBICOCCHE


Melanzane > 2
Peperone rosso > 2
Sedano > 2 coste
Cipolla rossa > 1
Uvetta > 30 g
Albicocche secche > 10
Pinoli > 30 g
Passata di pomodoro > 200 g
Olive taggiasche denocciolate > 100 g
Capperi sotto sale > 30 g
Basilico > 10 foglie
Zucchero > 30 g
Aceto > 100 ml
Olio EVO > 4 cucchiai
Olio di semi di girasole > 1 l
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate le melanzane, sbucciatele e tagliatele a dadini. Spolveratele di sale, adagiatele su un piano e lasciatele riposare per un’ora, fino a quando non avranno perso l’acqua di vegetazione.
Sciacquatele, asciugatele e friggetele in abbondante olio di semi e poi lasciatele asciugare su carta paglia. Tenetele da parte.
Lavate i peperoni, privateli dei semi e degli eventuali filamenti, quindi tagliateli a pezzetti.
Affettate finemente la cipolla e il sedano a rondelle e fateli soffriggere in una padella antiaderente nell’olio extravergine d’oliva.
Aggiungete i peperoni e fateli rosolare, quindi unite le albicocche a pezzi, l’uvetta, i capperi, le olive taggiasche e i pinoli.
Versate l’aceto e, evaporato l’alcol, unite anche la passata di pomodoro, lo zucchero e un bicchiere d’acqua.
Quando la salsa si sarà rappresa, aggiungete le melanzane fritte e continuate la cottura per altri 10 minuti.
Servite la caponata il giorno dopo, a temperatura ambiente, guarnendola con le foglie di basilico fresco.

venerdì 24 maggio 2024

Yakibitashi di asparagi

I principi del fascismo si diffondono nell’aria, mascherati furtivamente da qualcos’altro, sfidando tutto ciò che rappresentiamo. Le persone e le nazioni non imparano nulla dalla storia, questo è ormai chiaro. Non riusciamo a imparare la lezione o traiamo conclusioni sbagliate. Ormai, l’amnesia storica è la norma.  
A questo proposito, molto interessante è l'analisi di Laurence W. Britt, uomo d'affari internazionale e autore del saggio Fascismo, chiunque? (2003). 
Questo commentatore ormai in pensione individua il minimo comune denominatore in regimi come quello dell’Italia fascista, della Germania nazista, della Spagna franchista, del Portogallo di Salazar, della Grecia di Papadopoulos, del Cile di Pinochet e dell’Indonesia di Suharto.
Quattordici punti allarmanti che il governo Meloni e le amministrazioni locali di centro destra hanno fatto propri ormai da anni.
1. Espressioni potenti e continue di nazionalismo
Slogan accattivanti, orgoglio per l’esercito e richieste di unità erano (e sono ancora oggi) temi comuni nell’esprimere questo nazionalismo.  
2. Disprezzo per l'importanza dei diritti umani
Attraverso la propaganda, la popolazione è portata ad accettare ogni violazione dei diritti umani emarginando e demonizzando coloro che sono presi di mira.
3. Individuazione dei nemici/capri espiatori come causa unificante
Il capro espiatorio (il PD, per esempio) è il mezzo per distogliere l’attenzione della gente da altri problemi, per spostare la colpa per i fallimenti e per incanalare la frustrazione in direzioni controllate.
4. La supremazia militare
Una quota sproporzionata delle risorse nazionali è destinata all’esercito, anche quando le esigenze interne sono altre (scuola, sanità…).
5. Sessismo dilagante
Misogini, contrari all’aborto e anche omofobi, sfruttano la religione per coprire i loro abusi.
6. Mass media controllati
Il diritto all'informazione è negato ai cittadini. I giornalisti scomodi, che si oppongono alla propaganda di potere, vengono epurati e screditati, tanto in Rai quanto nella stampa locale.
7. Ossessione per la sicurezza nazionale
Un mezzo per trasformare i comuni cittadini in un esercito non ufficiale di poliziotti e soldati, solidali col potere.
8. Religione ed élite dominante legate insieme
La propaganda mantiene l’illusione che le destre difendano la fede, anche se il comportamento dei suoi rappresentanti politici è spesso incompatibile con i precetti della religione.
9. Potere delle multinazionali protetto
I membri dell’élite economica sono spesso coccolati dall’élite politica per garantire una continua reciprocità di interessi.
10. Potere del lavoro soppresso o eliminato
Il lavoro organizzato è in grado di sfidare l’egemonia politica della destra al potere e dei suoi alleati aziendali, così viene inevitabilmente schiacciato o reso impotente.
11. Disprezzo e repressione degli intellettuali e delle arti
Le idee non ortodosse o le espressioni di dissenso vengono costantemente attaccate, messe a tacere o represse.
12. Ossessione per il crimine e la punizione
La polizia è spesso glorificata e ha un potere quasi incontrollato, che porta ad abusi nei confronti dei più deboli, indifesi, senza tutele, emarginati e privi di risorse, poco importa che siano studenti, senzatetto o tossicodipendenti.
13. Clientelismo e corruzione dilaganti
È spesso prassi, per chi ricopre cariche pubbliche e/o politiche rilevanti, instaurare un sistema di favoritismi e scambi utilizzando risorse della collettività.
14. Elezioni fraudolente
Fino al controllo della macchina elettorale, l’intimidazione e la privazione dei diritti civili degli elettori dell’opposizione.

Non troppo dissimile dall’analisi di Umberto Eco, sempre riassunta in quattordici punti nel saggio Il fascismo eterno (1995):
1. Culto della tradizione del passato, spesso interpretata sincreticamente.
2. Rifiuto del modernismo, anche in conseguenza al primo punto, e dello spirito illuministico.
3. Irrazionalismo e culto dell'azione fine a se stessa. Diffidenza per la cultura.
4. Rifiuto della critica e dello spirito critico.
5. Paura della diversità. Una conseguenza ne è il razzismo.
6. Frustrazione delle classi medie (piccola borghesia) a causa di crisi economiche o pressioni politiche.
7. Ossessione per i complotti, anche di tipo internazionale.
8. Percezione di una eccessiva forza di nemici esterni, che tuttavia si ritiene di potere battere. Questa contraddizione porta tipicamente a false valutazioni degli avversari e, in ultima istanza, ad essere perdenti negli scontri.
9. Idea della guerra permanente e contrasto al pacifismo. La pace definitiva avverrà solo dopo la vittoria finale.
10. Elitismo di massa e disprezzo per i deboli: pertanto, disprezzo da parte di ciascun ceto per il suo ceto subordinato.
11. Eroismo di massa e desiderio di immolare se stessi per la causa comune, ma più frequentemente di immolare altri.
12. Machismo, più semplice da gestire dell'eroismo.
13. "Populismo qualitativo". Data la negazione dei diritti individuali, il "popolo" è considerato un insieme unico la cui volontà deve essere interpretata dal leader.
14. Uso di una Neolingua, caratterizzata da una sintassi elementare e veicolante un ragionamento critico necessariamente limitato.

Riconoscete anche voi questi segnali? Le elezioni si avvicinano, pensateci prima di votare un candidato di regime.

CONTORNO > YAKIBITASHI DI ASPARAGI


Asparagi > 500 g
Mirin > 50 ml
Salsa di soia > 50 ml
Brodo dashi (o di pesce) > 250 ml
Alga konbu > 1
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico

Versate il mirin, la salsa di soia e l'alga konbu nel brodo dashi (o di pesce) e portate a bollore.
Fate bollire per 1 minuto, quindi togliete l'alga e tenete da parte il brodo.
Lavate gli asparagi con acqua corrente e asciugateli con carta da cucina.
Spezzate con le mani le parti finali, più dure e bianche, e rimuovete le parti esterne dei gambi, verdi e filamentose, aiutandovi con un pelapatate.
Tagliate gli asparagi in tre parti e cuoceteli in una padella antiaderente con 100 ml acqua.
Una volta evaporata l'acqua, versate l'olio EVO, salate e grigliate gli asparagi.
Versate gli asparagi grigliati in una ciotola e copriteli col brodo, lasciandoli marinare per 20 minuti.
Impiattate gli asparagi in una coppetta, versando un goccio di brodo caldo in ognuna.

giovedì 8 febbraio 2024

Melanzane in salsa wafu con semi di sesamo e katsuobushi

Ieri sera a cena abbiamo parlato di conoscenza e consapevolezza.
Le cose che non so neppure credo di saperle. Non tutte, per lo meno.
Non so andare in bicicletta e fingere disinvoltura infilando certe strade in contromano. D’altra parte ho imparato a pedalare su una cyclette in palestra, che si è rivelata la miglior metafora della mia vita: giro a vuoto, arranco, fatico, penso, cresco, ma rimango sempre lì.
Non so dire le bugie, neppure quelle a fin di bene. Semplicemente non ho memoria, mi dimentico le cose e se dicessi una bugia finirei col farmi male da solo.
Non so mantenere i segreti, non l’ho mai imparato. Forse è per questo che non so nascondere i regali e so sempre dove cercare i miei.
Non so fischiare con le dita né arrotolare la lingua senza ritrovarmi in un lago di saliva.
Non so nuotare né andare sott’acqua senza tapparmi il naso con le mani.
Quello che non so, è soprattutto cosa aspettarmi dalla vita. È questo il manifesto dei sentimenti e delle incertezze che mi porto dietro. La paura del distacco.
Faccio gli stessi errori da moltissimi anni. Dovrei avere la sensazione di averne abbastanza, invece niente. Quello che non so e che continuo a non sapere è perché. Come mai quando si cerca di fare la cosa giusta, così spesso si sbaglia? Non un segnale d’allarme, non un presentimento, solo una recidiva, come quella di un melanoma che ti costringe a soffrire per la malattia e anche per la cura.
Ma ieri sera una cosa l’ho capita: anche le cose che non so sono parte di me, come quelle che so.

CONTORNI > MELANZANE IN SALSA WAFU CON SEMI DI SESAMO E KATSUOBUSHI


Melanzane > 2
Salsa di soia > 3 cucchiai
Aceto di riso > 3 cucchiai
Olio di semi di girasole > 3 cucchiai
Zenzero fresco > 2 cm
Peperoncino > 1 pizzico
Aglio > 1 spicchio
Miele > 1 cucchiaino
Semi di sesamo > 1 cucchiaio
Katsuobushi > 1 cucchiaio

Preparate la salsa wafu unendo in una ciotola la salsa di soia, l’aceto di riso (o il corrispettivo di aceto di vino bianco, con aggiunta di ½ cucchiaino di zucchero), l’olio di semi di girasole, l’aglio sbucciato e leggermente schiacciato, il peperoncino, lo zenzero grattugiato e il miele.
Mescolate e lasciate riposare per almeno 1 ora, quindi filtratela e tenetela da parte.
Togliete il picciolo alle melanzane, lavatele e sbucciatele.
Dividetele a metà e fatele cuocere al vapore per 15 minuti. Non sollevate il coperchio e non rimuovetelo fino a cottura ultimata.
Lasciate raffreddare le melanzane su un piano inclinato, in modo che perdano tutta l’acqua.
Una volta fredde, tagliatele a listarelle e conditele con la salsa wafu.
Impiattatele cospargendole con i semi di sesamo tostati e un pizzico di katsuobushi (fiocchi di tonnetto essiccato, fermentato e affumicato). 

lunedì 11 giugno 2012

Torta di pane con insalata di misticanza

Ieri sera io e il mio compagno ci siamo trovati a una cena tra single. Essere single oggi non è più un’onta, un marchio diffamatorio appeso al petto. La società accetta questa figura moderna e fornisce tutte le possibilità e gli strumenti per essere felici anche da soli.
Ho amici che non hanno la smania di essere sempre in due, perché in due sono già stati e il ricordo non è evidentemente esaltante. Soli stanno bene. Magari più per una forma di egoismo che li rende diffidenti verso gli altri che per paura di impegnare emozioni e sentimenti incontrollabili.
Pensano all’amore, ma non lo trovano perché sono diventati ormai poco perseveranti e molto esigenti. Così si limitano ad avere piccole storie che interrompono una serena vita da single.
Non è facile per loro legarsi stabilmente a una persona. Stanno bene con i loro interessi, certi della loro vera o presunta intelligenza, piacevoli e interessanti, orgogliosi della loro cultura di sinistra.
Personalmente credo che ci possa e ci debba essere spazio anche per i sentimenti. Solo una grande passione aprirà questo mondo all’amore. Che, in fondo, è quello che tutti cerchiamo.

CONTORNI > TORTA DI PANE CON INSALATA DI MISTICANZA

Farina > 500 g
Mozzarella di bufala > 250 g
Olive nere > 100 g
Finocchietto selvatico > 30 g
Semi di papavero > 2 cucchiai
Acqua > 250 ml
Misticanza > 250 g
Mela > 1
Uvetta > 15 g
Mandorle pelate > 15
Fichi secchi > 6
Limone > 1
Aceto balsamico > 1 cucchiaio
Lievito per pizza > 1 bustina e ½
Olio extravergine d’oliva > 10 cucchiai
Zucchero > 1 cucchiaino
Sale > 1 cucchiaino

Versate su una spianatoia la farina a fontana, aggiungete il sale, lo zucchero, il lievito per pizza e mescolate bene.
Iniziate a impastare unendo 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva e l’acqua, un goccio alla volta. Unite quindi la mozzarella sbriciolata, le olive e il finocchietto selvatico battuti al coltello, e lavorate il tutto per pochi minuti, fino a quando non otterrete una pasta morbida ed elastica.
Formate un panetto, incidete la superficie con un taglio a croce, e lasciate riposare a temperatura ambiente per un’ora e mezza, dopo averla coperta con uno strofinaccio.
Ungete uno stampo per ciambella a cerniera con buco, versate l’impasto e premete per farlo aderire alla base.
Spennellate la superficie con 2 cucchiai olio extravergine d’oliva e cospargetela con semi di papavero.
Fare cuocere in forno riscaldato per 30 minuti a 210°.
Preparate intanto l’insalata. Unite in una ciotola la misticanza (ruchetta, crescione, pimpinella, lattuga di campo, cicoria selvatica e cime di finocchio selvatico), la mela sbucciata e tagliata a cubetti, l’uvetta, le mandorle pelate, i fichi secchi a pezzetti, la scorza di un limone e condite con una vinaigrette di olio extravergine d’oliva emulsionato all’aceto balsamico, sale e pepe.
Sformate la torta di pane, lasciatela raffreddare e versate nell’incavo l’insalata di misticanza.

lunedì 16 aprile 2012

Costine di maiale con mele e zafferano su insalata di rucola, fragole e porri

Ieri sera, a cena con nuovi amici, ci siamo scoperti subito molto affiatati. Complice il vino, il clima è passato dal poco formale al totale informale. Nessun sospeso, nessun magone, niente da chiarire, ma soprattutto nulla da pretendere gli uni dagli altri. Non sarà vera amicizia, ma è davvero così importante?
Una volta cucinavo piatti sempre diversi per le stesse persone.
Oggi, invece, mi trovo spesso a cucinare gli stessi piatti a persone sempre diverse.
Le mie frequentazioni non sono aumentate. Sono gli amici a essere cambiati.
Fino a qualche anno fa non riuscivo a capire perché si potesse voler rompere un’amicizia. Probabilmente avevo pochi amici ed era naturale per me tenerli stretti. Poi, a poco a poco, ho imparato a dare la giusta importanza al linguaggio del corpo e dei piccoli gesti. Mi sono accorto di come persone per me essenziali fossero in realtà delle semplici amicizie d’orgoglio. Così ho imparato a troncare in maniera netta tanti rapporti secchi, tenuti in vita per dovere. Ho lasciato alcune delle mie vecchie amicizie a Bologna, dando loro una felice eutanasia. Non bisogna per forza sentirsi in colpa. Nessuno stress, nessun rimorso, nessuna simulazione.
L’amicizia può davvero durare per sempre? A me non è mai successo. Si prendono strade diverse per capire quale sia davvero quella giusta, si cambia e non sempre si continua a vedere nella stessa direzione.
Oggi mi dico che la vera amicizia non è quella che dura tutta una vita, ma quella che non dimenticherò per tutta la mia vita.

SECONDO > COSTINE DI MAIALE CON MELE E ZAFFERANO SU INSALATA DI RUCOLA, FRAGOLE E PORRI

Costine di maiale > 8
Pepe lungo del bengala > 3
Fave di Tonka > 2
Brodo vegetale > ½ litro
Zafferano > 1 bustina
Mele > 2
Scalogno > 2
Vino bianco > ½ bicchiere
Burro > 20 g
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico

Lavate e asciugate le costine di maiale.
Fatele rosolare in una padella antiaderente con 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva, lo scalogno affettato finemente, il pepe lungo del Bengala spezzato e le fave di Tonka grattugiate, quindi sfumate col vino bianco.
Versate il brodo vegetale fino a coprirle, sciogliete lo zafferano e lasciatele cuocere per 40 minuti a fuoco dolce.
Aggiungete le mele sbucciate e tagliate a pezzi, e proseguite la cottura per altri 20 minuti, fino a quando non si sarà asciugato il liquido di cottura.
Servite le costine di maiale calde, con le mele ben rosolate e un contorno di rucola, fragole e porri.

CONTORNO > INSALATA DI RUCOLA, FRAGOLE E PORRI

Rucola > 150 g
Fragole > 100 g
Porro > 1
Arancia > ½
Zucchero di canna > 1 cucchiaino
Senape di Digione > 1 cucchiaino
Aceto balsamico > 2 cucchiai
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate le fragole e tagliate a pezzi, eliminando il picciolo.
Versatele assieme alla rucola e al porro affettato in una capiente insalatiera.
Preparate un'emulsione con l'olio extravergine d'oliva, l'aceto balsamico, il succo di mezza arancia, lo zucchero di canna, la senape di Digione, il sale e il pepe.
Condite l'insalata con l'emulsione e servitela fresca.

mercoledì 11 aprile 2012

Peperoni ripieni di melanzane, uva secca e pinoli

Ricordo ancora certe cene silenziose. A volte ci si combatte con il silenzio, anche se un silenzio di difesa. Altre volte si tiene il muso per punire. Un broncio offensivo può durare a lungo, e il silenzio non è più uno scudo, ma un’arma.
I silenzi possono essere tremendi, parlano di noi, raccontano il nostro rapporto, la nostra incapacità di comunicare, di fare coppia. Il silenzio è compagno discreto della solitudine perché incarna l’assenza, che è una delle peggiori paure dell’uomo. E la solitudine non è forse la manifestazione più evidente della fragilità della famiglia nella società post-moderna?
Chi tiene il broncio è un essere complicato, che lancia messaggi ambigui, che pretende aiuto e attenzione, ma che allo stesso tempo li respinge, che vuole essere compreso senza dover parlare.
Prima ero così, perennemente imbronciato. Chi adotta un silenzio ostinato e offensivo arriva a distruggere l’autostima dell’altro. Soprattutto all’interno di una coppia, le difficoltà a gestire verbalmente i momenti di confronto possono portare a una sofferenza che non è solo interiore.
Non ricordo esattamente quando sono cambiato, ma non credo di averlo fatto per necessità, quanto piuttosto per amore.
Ieri sera è stata una cena silenziosa. Ma un silenzio liberatorio, di quelli che ti fanno assaporare la quiete. Come il silenzio di quando pedalo lasciando l’argine e attraversando il Parco Urbano per arrivare alle porte di Ferrara. O quello nel mio letto, al caldo sotto il piumone prima di addormentarmi. O la tranquillità di un viaggio su un treno stranamente deserto. Un silenzio di riconciliazione.

CONTORNO > PEPERONI RIPIENI DI MELANZANE, UVA SECCA E PINOLI

Peperoni > 4 piccoli
Melanzane > 2
Menta > 10 foglie
Uva secca gigante > 20 acini
Pinoli > 20 g
Arancia > 1
Pompelmo > 1
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
5 spezie > 1 pizzico
Sale > 1 pizzico

Lavate le melanzane, sbucciatele e tagliatele a dadini piccoli. Spolveratele di sale, adagiatele su un piano e lasciatele riposare per un’ora, fino a quando non avranno perso l’acqua di vegetazione. Sciacquatele, asciugatele e fatele saltare nell’olio extravergine d’oliva assieme alle foglie di menta, all’uva secca gigante e ai pinoli.
Salate e insaporite con le 5 spezie e con le zeste di un’arancia e di un pompelmo.
Lasciate cuocere a fuoco lento senza aggiungere acqua, mescolando di tanto in tanto, fino a quando la dadolata di melanzane non sarà tenera.
Lavate i peperoni e tagliate le calotte con un coltello affilato, tenendole da parte. Privateli dei semi e degli eventuali filamenti, quindi riempiteli con le melanzane stufate.
Coprite i peperoni ripieni con le loro calotte e cuoceteli nel forno già caldo a 180° per circa 90 minuti.
Serviteli tiepidi.

giovedì 22 marzo 2012

Seppioline in umido con olive taggiasche

Ho sempre pensato che sia impossibile perdere davvero qualcuno che ho fotografato a sufficienza. La foto è come un oggetto magico, un talismano, un feticcio. È l’unico potere che abbiamo contro la malinconia. Il cibo, come un amore, va fotografato quando è ancora un po’ al dente, mai perfettamente maturo. Perché il ricordo rimanga sempre appetitoso.

SECONDI > SEPPIOLINE IN UMIDO CON OLIVE TAGGIASCHE

Seppioline > 600 g
Passata di pomodoro > 700 g
Acciughe sott’olio > 4 filetti
Olive taggiasche > 2 cucchiai
Erba cipollina > 1 mazzetto
Vino bianco > ½ bicchiere
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Aglio > 1 spicchio
Peperoncino secco > 1 pizzico
Zucchero > 1 pizzico
Sale > 1 pizzico

Svuotate e pulite le seppioline, eliminando l’eventuale osso contenuto nella sacca, gli occhi e il becco. Lavatele sotto l’acqua corrente e asciugatele con carta da cucina.
Versate l’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate dorare uno spicchio d’aglio sbucciato. Aggiungete quindi i filetti di acciuga e le seppioline intere, e fate insaporire per qualche minuto, sfumando col vino bianco.
Unite la passata di pomodoro, un pizzico di zucchero, il sale e il peperoncino, e fate cuocere a fuoco dolce.
Dopo circa trenta minuti aggiungete le olive taggiasche denocciolate e continuate la cottura per altri dieci minuti.
Cospargete infine con un trito di erba cipollina, fate cuocere ancora qualche minuto e servite.

Potete servirle con due contorni semplicissimi:

CONTORNO > SFOGLIE DI PATATA AL SALE MATCHA

Patate a pasta gialla > 300 g
Olio di semi di arachide > 1 l
Sale al tè matcha > 1 pizzico

Tagliate le patate a fette sottili, quindi immergerle per un’ora in acqua fredda.
Asciugatele accuratamente con carta da cucina e friggetele in abbondante olio di semi di arachide a 180°.
Una volta dorate, scolatele e passatele sulla carta da cucina perché perdano l’unto in eccesso.
Passate nel mixer un cucchiaio di sale grosso e ½ cucchiaino di tè matcha.
Spolverate le sfoglie di patata con un pizzico di sale aromatizzato.

CONTORNO > PISELLI AL LATTE

Piselli > 300 g
Scalogno > 1
Guanciale > 30 g
Latte intero > ½ litro
Menta > 10 foglie
Olio extravergine d’oliva > 3 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Versate l’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate imbiondire lo scalogno.
Unite il guanciale a cubetti e fatelo rosolare, quindi aggiungete i piselli e lasciate insaporire per qualche minuto.
Sfumate col vino bianco. Una volta evaporato unite il latte tiepido, il sale e il pepe, e lasciate cuocere a fuoco lento.
Unite le foglie di menta finemente tritate e completate la cottura, fino a completo assorbimento del latte.

giovedì 29 dicembre 2011

La cena delle feste

Il Natale, quest'anno, è arrivato un paio di giorni più tardi per me e G., ma la festa è stata ugualmente emozionante. Una tavola imbandita, un sottile filo rosso, un bouquet di peperoncini, un regalo particolarmente atteso e una cena mai testata prima. Perché a volte bisogna anche saper osare…

SECONDI > SPEZZATINO DI MAIALE ALL’ARANCIA E RADICCHIO ROSSO DI TREVISO

Spezzatino di maiale > 800 g 
Cipolla > 1
Ginepro > 10 bacche 
Menta > 10 foglie 
Salvia > 10 foglie 
Limone > 1
Arance > 4
Radicchio rosso di Treviso > 2 cespi
Zucchero > 50 g
Olio extravergine di oliva > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico 
Pepe > 1 pizzico

Fate soffriggere una cipolla affettata fine, le bacche di ginepro, la salvia e la menta in quattro cucchiai d’olio extravergine d’oliva. 
Versate lo spezzatino salato e pepato, e lasciatelo rosolare.
Unite il succo di un limone, di tre arance e mezzo bicchiere d'acqua, e fate cuocere coperto a fuoco lento per un’ora. 
Nel frattempo, lavate, mondate e asciugate il radicchio, e tagliatelo a striscioline sottili. Fate lo stesso con un’arancia non trattata, mantenendo anche la buccia. Lasciate a macerare per un’ora in una ciotola con 50 g di zucchero.
Versate il tutto nella padella con lo spezzatino, e proseguite la cottura per un’altra ora, sempre a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto.
Con l’aiuto di un coppapasta, impiattate la carne con la sua salsa.

CONTORNO > INSALATA DI RADICCHIO ROSSO DI TREVISO E CACO MELA CON MELAGRANA E PINOLI

Radicchio rosso di Treviso > 1 cespo
Caco mela > 1
Melagrana > ½
Pinoli > 30
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Aceto di lamponi > 3 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate, mondate e asciugate accuratamente il radicchio, e tagliatelo a striscioline sottili.
Tagliate il caco mela a dadini, sgranate la melagrana e tostate i pinoli, quindi unite il tutto in una capiente insalatiera.
Condite con un’emulsione di olio extravergine d'oliva, aceto di lamponi, sale e pepe.

DOLCI > PANNA COTTA AI PETALI DI ROSA

Panna fresca > 250 ml
Latte intero > 250 ml
Zucchero > 100 g
Confettura di petali di rose > 2 cucchiai
Pepe rosa > ½ cucchiaino
Vaniglia > 1 cucchiaino
Agar agar > 1 cucchiaino

In un pentolino, portate a ebollizione la panna, il latte e lo zucchero, quindi aggiungete l’agar agar sciolto in un goccio di latte, la confettura di petali di rose, la vaniglia e il pepe rosa. Proseguite la cottura per 5 minuti esatti continuando a mescolare.
Spegnete il fuoco, versate il liquido negli stampini e fate raffreddare a temperatura ambiente per un’ora, poi lasciate in frigo per sei ore.
Al momento di servirla, sformate la panna cotta sul piatto da portata, guarnendo con una manciata di petali.