martedì 26 novembre 2024
La ruota del faraone
venerdì 12 gennaio 2024
Risotto agrodolce con peperoni e Asiago stagionato
lunedì 18 luglio 2022
Risotto allo sgombro con fagioli corona
Tra lacrime, confusione, rabbia e un senso di umiliazione, P. teme di non essere in grado di voltare pagina e cancellare il dolore e la sofferenza. Come accettare che l’infedeltà abbia la meglio e che il tradimento sia ormai una costante evasione da quello che dovrebbe essere il matrimonio? Viveva nell’accettazione incondizionata dell’altro, del vivere con l’altro, ma a ben pensarci oggi non è l’amore, ma l’adulterio a essere esaltato, celebrato, inscenato, enfatizzato in infinite varianti, in televisione e nella narrativa. È diventato normalità.
Ci aveva messo in guardia Denis De Rougemont, scrittore e pensatore francofono, analizzando il mito di Tristano e Isotta, che per primo diede autorevolezza all’adulterio entrando potentemente nell’immaginario collettivo. Tanto è più patologico il tradimento e tanto più attrae, perché oggi è la trasgressione a fornire i contorni dell’ethos amoroso, del tutto privo di regole o galateo. È il tradimento a monopolizzare il pensiero e il desiderio.
Forse basterebbe capire che il matrimonio è il viaggio di scoperta più importante che l'uomo possa compiere, ma è anche un passaggio ufficiale a una vita nuova e ignota. Il matrimonio non è, insomma, un punto di arrivo, la fine di un percorso iniziato con l’incontro e l’innamoramento, ma l’inizio di un processo di crescita da portare avanti con la persona che si ama giorno dopo giorno, difficoltà dopo difficoltà, gradino dopo gradino, senza lasciarsi consumare dal rancore e dall’apatia, nascondendo l’incapacità di parlarsi e di ascoltarsi dietro l’alibi del tradimento.
PRIMI > RISOTTO ALLO SGOMBRO CON FAGIOLI CORONA
Riso Arborio > 5 pugni
Filetti di sgombro > 300 g
Fagioli bianchi corona > 100 g
Katsuobushi (bonito) > 40 g + 1 manciata
Alga kombu > 15 g
Aglio > 1 spicchio
Vino bianco > ½ bicchiere
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Mettete i fagioli bianchi corona in ammollo in acqua fredda per 12 ore. Sciacquateli e versateli in una pentola, coprendoli a filo con acqua fredda. Cuoceteli per 1 ora e 45 minuti scuotendo ogni tanto la pentola senza mai mescolare e salando solo a cottura ultimata. Scolateli e teneteli da parte.
Preparate il brodo dashi portando a bollore 1 litro d’acqua con l’alga kombu. Spegnete la fiamma e aggiungete il katsuobushi. Lasciate riposare per 1 minuto, finché le scaglie non si depositano sul fondo, e poi filtrate il brodo ottenuto (in alternativa potete utilizzare del dashi istantaneo granulare da sciogliere nell’acqua calda oppure 2 comuni dadi per brodo di pesce). Tenetelo da parte.
Scaldate l’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate dorare lo spicchio d’aglio sbucciato e schiacciato.
Togliete l’aglio e unite il riso. Quando i chicchi avranno un aspetto traslucido versate il vino e lasciatelo evaporare, quindi aggiungete il brodo dashi, facendolo assorbire pian piano, un mestolo alla volta.
Trascorsi 10 minuti unite lo sgombro e proseguite la cottura finché il riso non sarà pronto.
Impiattate il risotto guarnendolo con alcuni fagioli corona e (facoltativo) una spolverata di katsuobushi.
giovedì 14 luglio 2022
Yaki udon con asparagi
Così abbiamo visto un’amica finalmente raggiante, rapita dall’irresistibile e sensuale gioco della seduzione.
Tra la fine di una relazione e un nuovo innamoramento ci sono le vulnerabilità a cui tutti siamo esposti mentre siamo innamorati: l’ansia di una chiamata al telefono, l’euforia e la disperazione che lottano per il comando delle emozioni, le fantasie ottimistiche o catastrofiche. Poi, dopo un percorso di espiazione, si reimpara ad amare, si torna felici e finalmente sereni.
Un nuovo lavoro, una nuova casa, una relazione appena iniziata. Possiamo ricominciare innumerevoli volte nella nostra vita. Ed è bello farlo con la consapevolezza che rinasciamo in ciò che già esiste. Perché, in parte, siamo il prodotto del nostro passato, delle nostre esperienze e di come abbiamo reagito agli avvenimenti. I sentimenti negativi crescono fino a raggiungere il punto di rottura e poi svaniscono, lasciando spazio alla reazione positiva. E, a volte, può accadere di trovare il proprio posto nel mondo lì dove non lo avremmo mai immaginato.
PRIMI > YAKI UDON CON ASPARAGI
Udon precotti > 400 g
Asparagi verdi > 400 ml
Uova > 2
Pancetta dolce > 100 g
Scalogno > 2
Zenzero fresco > 2 cm
Alga nori > 1/2 foglio
Olio EVO > 4 cucchiai
Salsa di soia > 4 cucchiai
Semi di sesamo tostati > 1 cucchiaio
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Lavate bene gli asparagi ed eliminate la parte più dura del gambo. Cuoceteli al vapore (oppure in poca acqua) per circa 10 minuti, lasciandoli croccanti. Scolateli, poi tagliateli a rondelle, tenendo da parte le punte.
Affettate lo scalogno e rosolatelo in una padella antiaderente bene oliata.
Tagliate la pancetta a dadini e fatela rosolare assieme allo scalogno.
In una scodella sbattete nel frattempo le uova con un pizzico di sale e pepe, poi versatele nella padella e strapazzatele.
Aggiungete gli asparagi a rondelle e lo zenzero fresco grattugiato.
Saltate tutto a fiamma vivace per qualche minuto, quindi aggiungete gli udon e la salsa di soia.
Lasciate insaporire e impiattate guarnendo con le punte d’asparago, l’alga nori sbriciolata e i semi di sesamo tostati.
giovedì 7 luglio 2022
Gnocchi di zucca in crema

Era solito mandarle ad amici e parenti per festeggiare l'inizio del nuovo anno. La prima cartolina è del 1970, l'anno in cui sono nato: qui il tipico motivo a serpente YSL avvolge la scritta LOVE e il riferimento è l'amore dello stilista per Marrakech, visitata per la prima volta con il suo compagno di vita Pierre Berge nel 1966.
La trovo bellissima, voi no? E poi si abbina perfettamente al payoff del mio blog: «Amare significa condividere tutto. Anche una ricetta».
PRIMI > GNOCCHI DI ZUCCA IN CREMA
Zucca > 1 kg (già pulita)
Farina > 120 g
Uova > 2
Pancetta dolce > 150 g
Scalogno > 1
Erba cipollina > 20 steli
Brodo vegetale > 500 ml
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Sbucciate la zucca, privatela dei semi interni e tagliatela a pezzetti. Sceglietene una poco acquosa, come quella a buccia verde.
Passate 500 g di zucca in forno a 180° per circa 20-40 minuti (a seconda della zucca utilizzata), quindi fatela intiepidire.
Riducetela in purea e ripassatela in forno a 110°, perché si asciughi bene, poi frullatela con l’aiuto di un mixer a immersione per eliminare grumi e filamenti.
Lasciate raffreddare e versatela in una ciotola con le uova leggermente sbattute, 80 g farina, il sale e il pepe.
Impastate bene con le mani fino a quando il composto non sarà più appiccicoso
Infarinate il piano di lavoro.
Servendovi di due cucchiaini realizzate delle piccole quenelle di zucca, tuffatele nella farina rimasta e medellatele tra i palmi delle vostre mani, dando agli gnocchi una forma arrotondata.
Lasciateli riposare per 1 ora a temperatura ambiente.
Tritate intanto lo scalogno e fatelo soffriggere in una pentola oliata. Aggiungete la pancetta a cubetti e fatela rosolare. Unite anche i rimanenti 500 g di zucca, e fateli saltare per qualche minuto a fuoco vivace.
Versate il brodo caldo e proseguite la cottura fino a quando la zucca non si sarà ammorbidita.
Frullate il tutto, con l’aiuto di un mixer a immersione. Nel caso il composto non sia abbastanza morbido e vellutato, aggiungete un altro po’ di brodo vegetale.
Cuocete gli gnocchi in abbondante acqua salata e scolateli non appena salgono a galla. Fateli saltare nella crema di zucca e impiattateli cospargendoli con un trito di erba cipollina.
lunedì 4 luglio 2022
Canederli alla puttanesca
Per me la scrittura ha un compito politico: perché nasce da un’esigenza reale, una paura che è figlia di una disuguaglianza sociale, spesso violenta, che si trasforma in lotta. Così metto la parola e il disegno (perché la maggior parte dei miei romanzi sono a fumetti) al servizio di una causa. Principalmente quella dei diritti civili. Nella speranza che la parola e il disegno alimentino il cambiamento. Del resto, come diceva Tondelli, “l’omosessualità è un problema per chi se ne fa un problema”, e io non me ne sono mai preoccupato, neppure all’uscita del mio primo graphic novel a metà degli anni Novanta, che è stato anche il primo vero graphic novel italiano a tematica LGBT.
Nelle mie storie ho sempre voluto sottolineare come i rapporti si costruiscano “con” le persone e non secondo principi di appartenenza a una sfera sessuale. A nessuno piace vivere limitando la propria esistenza ed è possibile stare tutti insieme senza chiedersi il perché, basta abbattere gli steccati che dividono il mondo LGBT da quello eterosessuale. È per questo che nel mio nuovo romanzo Torneranno gli sguardi (Kappalab) presento un ampio spettro di relazioni: amorose, genitoriali, affettive, professionali; di religione e di pregiudizio; omosessuali ed eterosessuali.
Oggi il fumetto, la narrativa, il cinema e la televisione stanno affrontando a viso scoperto le tematiche LGBT in maniera nuova, aprendo la mente, superando ogni stereotipo, toccandone i molti aspetti, anche negativi, con estrema serietà. Questo genera finalmente consuetudine e ciò che è conforme a un’abitudine o a una consuetudine finisce presto o tardi con l’essere “normale”. Non per niente il termine “uguaglianza” è spesso associato a quello di “normalità”, come valore, come identità di diritti.
PRIMI > CANEDERLI ALLA PUTTANESCA
Pane raffermo 250 g
Latte > 125 ml
Uova > 2
Farina > 50 g
Acciughe > 4 filetti
Olive nere di Gaeta > 100 g
Capperi > 1 manciata
Prezzemolo > 1 mazzetto
Erba cipollina > 15 steli
Aglio > 2 spicchi
Burro salato > 50 g
Brodo vegetale > 1 l
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Eliminate la crosta dal pane raffermo e tagliatelo a dadini. Versatelo in una ciotola aggiungendo il latte per farlo ammorbidire. Unite anche le uova sbattute e un trito di prezzemolo, erba cipollina, olive, capperi e acciughe. Salate e pepate.
Amalgamate bene il composto con le mani e lasciatelo riposare per 2 ore in frigorifero, poi, con le mani bagnate, formate delle palline di circa 6 cm di diametro, ben pressate.
Passate i canederli nella farina e fateli cuocere nel brodo vegetale bollente per circa 12 minuti.
Fate intanto soffriggere l’aglio nel burro salato.
Servite i canederli irrorandoli col burro fuso e guarnendo con olive e capperi (o con un trito di pomodori secchi).
sabato 2 luglio 2022
Risotto al miso
Il primo indiscutibile segnale di una relazione tossica è la perdita d’autostima. Se una relazione è escludente e smette di portare gioia e invece fa sentire tristi, arrabbiati, ansiosi o rassegnati, potrebbe essere tossica.
Per la rinascita di Alex, protagonista del mio nuovo romanzo Torneranno gli sguardi (Kappalab), è determinante l’incontro con Lorenzo, uno che ha dentro di sé il sorriso. Uno a cui gli occhi s’illuminano improvvisamente e brillano. Le riconosci così le persone vere, dallo sguardo. Alex capisce che non bisogna avere paura di abbandonare le apparenze per vivere nella consapevolezza di sé stessi. E soprattutto impara a non correre, allontanandosi da quegli schemi del “mordi e fuggi” che troppe volte sono alla base delle relazioni gay.
Durante un recente reading, una persona mi ha ringraziato perché ho raccontato che essere felici è possibile, anche per le persone LGBT+. Troppo spesso siamo i primi a concentrarci sugli stereotipi, a credere nella loro ineluttabilità, a rimanerne prigionieri. Ho amici per esempio che sognano il grande amore, ma vivono alla mercé di App illusorie, di cui fanno un uso ormai bulimico. L’attenzione o la potenzialità del sesso distrae da emozioni dolorose, dai vuoti dell'anima che spaventano come quelli d'aria in volo, ma certi contesti possono rivelarsi tossici per chi cerca altro.
Le abitudini, si sa, sono dure a morire, insieme alle nostre insicurezze.
Riso Arborio > 5 pugni
Miso > 60 g
Cipolla > ½
Alga wakame > 1 foglio
Zenzero fresco > 2 cm
Salsa di soia > 4 cucchiai
Furikake > 1 cucchiaio
Olio EVO > 2 cucchiai
Burro > 2 noci
Mettete l’alga wakame in ammollo in acqua fredda.
In una padella antiaderente, soffriggete la cipolla tritata e lo zenzero grattugiato in 2 cucchiai di olio EVO.
Aggiungete 1 litro d’acqua, la salsa di soia e l’alga wakame strizzata e affettata.
Lasciate sobbollire a fuoco lento per 20 minuti circa.
Spegnete il fuoco, aggiungete il miso e mescolate con un cucchiaio di legno fino a quando non si sarà completamente sciolto.
Versate 1 noce di burro in una padella antiaderente, portatela a temperatura e tostate il riso. Quando i chicchi avranno un aspetto traslucido versate il brodo bollente di miso filtrato, facendolo assorbire pian piano, un mestolo alla volta.
A cottura ultimata, mantecate il risotto lontano dal fuoco con 1 noce di burro, lasciandolo poi riposare per un paio di minuti.
Impiattate il risotto servendovi di un coppapasta, quindi spolveratelo con 1 cucchiaio di furikake (condimento giapponese per il riso acquistabile nei migliori supermercati orientali) o con un mix di alga nori tritata, semi di sesamo tostati, gamberetti essiccati e katsuobushi (bonito).
venerdì 10 settembre 2021
Pappa al pomodoro con capesante e mozzarella di bufala
Ieri sera a cena ci siamo divertiti a guardare le nostre vecchie foto sulla patente. E così ho scoperto che la mia era scaduta. Da due anni.
Non guido di solito, lo faccio solo per lavoro, quando è necessario, quando sono solo. È Giorgio che guida, va dal meccanico, cambia le gomme, si occupa del motore. Io mi limito a stare nel sedile al suo fianco e qualche volta gli ricordo di frenare.
Quando le nostre nipotine erano piccole, si erano aggrappate a questo particolare per definire i ruoli nella nostra relazione. Giorgio guidava e io cucinavo. D’altra parte erano circondate da coppie eterosessuali, dove spesso i compiti sono sanciti dal sesso.
Non erano stupite dal fatto che fossimo due uomini e che ci amassimo, ma a sei anni stabilire i ruoli sembrava per loro fondamentale, anche se cercavano di non darlo a vedere. Poi un giorno mi hanno visto regalare dei fiori a Giorgio e sono andate in cortocircuito, perché di solito i fiori nella coppia li regala chi guida, non chi cucina, così ci hanno chiesto perché l’avessi fatto io. Non è stato difficile spiegare loro il perché. Da quel momento non ci sono state altre domande, mi piace pensare che abbiano capito come gli stereotipi di genere siano solo una catena che ci mantiene bloccati. Forse non se lo ricorderanno nemmeno più ora che sono due belle adolescenti.
Il concetto di genere è nato negli anni Settanta, quando le donne hanno preso coscienza del perdurare di una situazione di totale squilibrio tra i ruoli sessuali. Da questa profonda consapevolezza sono nati studi, associazioni, movimenti e politiche volte a riequilibrare l’uguaglianza tra i due sessi. Certo, uomini e donne non sono e non potranno mai essere la stessa cosa, ma devono avere gli stessi diritti. Solo così abbatteremo lo stereotipo del maschio dominante, aggressivo, competitivo, indipendente, ambizioso, sicuro di sé, avventuroso e decisionista, e anche quello femminile, affettuoso, remissivo, emotivo, empatico, loquace e gentile.
Ma rimane comunque il fatto che ho la patente scaduta, e che devo rinnovarla al più presto.
PRIMI > PAPPA AL POMODORO CON CAPESANTE E MOZZARELLA DI BUFALA
Passata di pomodori casareccia > 850 g
Pane toscano > 400 g
Capesante > 8
Mozzarella di bufala > 250 g
Aglio > 2 spicchi
Basilico > 1 mazzetto
Brodo di pesce > 1 litro
Olio extra vergine di oliva > qb
Peperoncino > 1 pizzico
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate rosolare uno spicchio d’aglio a fuoco lento, fino a quando non sarà leggermente dorato.
Unite la passata di pomodori e il mazzetto di basilico, salate, pepate e fate cuocere il tutto per qualche minuto, coprendo con un coperchio.
Passate intanto il pane toscano al grill, facendolo leggermente tostare.
Appena la salsa di pomodoro è pronta, aggiungere il brodo di pesce e il pane, mescolate il tutto a fuoco lento per qualche minuto, quindi fate riposare la pappa a temperatura ambiente per un’ora.
Pulite intanto le capesante staccando il mollusco dalla conchiglia aiutandovi con un coltellino. Rimuovete il corallo e le parti scure e sciacquatele sotto l’acqua corrente.
Scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente, aggiungete uno spicchio d’aglio e cuocete le capesante per un minuto e mezzo per lato, regolando di sale, quindi sfumate col vino bianco.
Prima di servire la pappa al pomodoro, scaldatela nuovamente aggiungendo un altro goccio d’olio. Guarnite con le capesante, la mozzarella di bufala tagliata a pezzetti e alcune foglie di basilico fresco.
venerdì 18 giugno 2021
Vellutata di zucca allo zafferano con polvere di bresaola della Valtellina e burrata di Andria
Le case in cui sono vissuto finora le sentivo come incomplete, precarie. Sapevo che presto o tardi me ne sarei andato, perché non erano mie, perché sarei cresciuto e avrei voluto vivere nuove esperienze, perché avrei avuto una famiglia tutta mia da inventare.
Nell’attesa, forse per sentirmi meno solo, ho sempre scelto di abitare in appartamenti con un passato e una storia da raccontare. Certi mobili abbandonati non hanno quell’acume cosciente che li rende recettori responsabili: apri ante rimaste chiuse per troppo tempo e l’odore dei ricordi ti trascina in una sorta d’intimità estranea, ma che ti fa sentire comunque a casa.
Ora, finalmente, ho smesso di cercare. Da qualche settimana viviamo nella nostra nuova casa, che è una casa di famiglia, un meraviglioso appartamento che ruota intorno a un grande terrazzo privato (che diventerà l’orto urbano per le mie nuove ricette), con soffitti alti, ampi spazi e numerose finestre che riempiono le tante stanze di luce, a cominciare dall’immenso salotto con camino. Una casa a cui altri hanno legato ricordi e che da ora registrerà e custodirà i nostri.
La vita è fatta di nuovi inizi, anche quando meno te l’aspetti, anche quando i nuovi inizi non presuppongono tagli col passato, ma un premio per la serenità finalmente raggiunta.
PRIMI > VELLUTATA DI ZUCCA ALLO ZAFFERANO CON POLVERE DI BRESAOLA DELLA VALTELLINA E BURRATA DI ANDRIA
Patate medie > 4
Zucca > 400 g
Zafferano > 1 bustina
Bresaola > 50 g
Cipolla > ½
Farina bianca > 1 cucchiaio
Brodo vegetale > ½ litro
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Per il brodo vegetale:
Porro > 1
Zucchina > 1
Sedano > 1
Carote > 2
Pomodoro > 1
Preparate un brodo vegetale con la zucchina, il sedano, le carote, il porro e i pomodori. Filtratelo e tenetelo da parte.
Sbucciate le patate e tagliatele a pezzetti.
Sbucciate la zucca, privatela dei semi interni e tagliatela a pezzetti.
Tritate la cipolla e fatela soffriggere in una pentola con 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva.
Aggiungete le patate e la zucca e rosolatele per qualche minuto a fuoco vivace.
Versate il brodo caldo fino a coprire completamente le verdure, aggiungete lo zafferano e proseguite la cottura per 30 minuti.
Sistemate intanto le fettine di bresaola su un foglio di carta da forno e infornatele per 8 minuti a 160°.
Una volta pronte, lasciatele raffreddare e polverizzatele.
Terminata la cottura delle verdure, unite la farina, il sale e il pepe, e frullate con l’aiuto di un mixer a immersione, fino a ottenere una crema vellutata. Nel caso il composto non sia abbastanza morbido, aggiungete un altro po’ di brodo vegetale.
Servite la vellutata aggiungendo una quenelle di burrata (vi basterà lavorare con due cucchiai la parte interna più cremosa e filamentosa) e guarnendo con la polvere di bresaola.
domenica 20 luglio 2014
Insalata di pasta al mango curry con feta, mela verde, pachino e menta
martedì 11 marzo 2014
Tagliatelle nere alle trombette dei morti con burro salato e noci
sabato 21 settembre 2013
Spaghetti al limone con sarde fresche e trito di pistacchi di Bronte
PRIMI > SPAGHETTI AL LIMONE CON SARDE FRESCHE E TRITO DI PISTACCHI DI BRONTE

Sarde fresche > 400 g
Uva sultanina > 30 g
Pinoli > 40 g
Pangrattato > 50 g
Pistacchio tritato > 4 cucchiai
Limone > 1
Scalogno > 2
Prezzemolo > 1 mazzetto
Acciughe sott’olio > 6
Olio extravergine d'oliva > 4 cucchiai
Zucchero > 1 cucchiaio
Sale > 1 pizzico
Peperoncino > 1 pizzico
Pulite le sarde fresche, eliminando le teste, le code, le interiora e le lische centrali.
Lavatele delicatamente sotto l’acqua corrente, evitando un getto troppo forte e diretto.
Affettate finemente gli scalogni e fateli rosolare in una padella antiaderente con l’olio extravergine d'oliva.
Tritate i filetti di acciuga con il prezzemolo e aggiungeteli al soffritto.
Unite l’uva sultanina (precedentemente ammollata e ben strizzata), i pinoli, la scorza grattugiata di un limone e i filetti di sarde. Lasciate cuocere il condimento a fuoco medio per qualche minuto, girando i filetti una sola volta.
In un pentolino a parte, fate tostare il pangrattato con lo zucchero e un pizzico di peperoncino.
Cuocete gli spaghetti in acqua bollente salata, scolateli al dente e versateli nel condimento.
Mescolate distribuendo il pangrattato e lasciate riposare lontano dal fuoco per due minuti.