lunedì 30 agosto 2021

Polpette di luganega su crema di fagioli rossi

Ieri sera a cena mi sono divertito a giocare sulle apparenze. Forma e sostanza, naturalmente, perché nei piatti l’apparenza incanta, ma il palato non s’inganna mai. Così ho rivisitato alcune ricette povere per avvicinarle ai miei gusti e alla mia cucina creativa. 

Per il piatto che vi presento oggi sono partito, come a volte succede, da un vecchio film che ho intercettato facendo zapping in TV. L’ispirazione – stento io stesso a crederci – mi è arrivata guardando Terence Hill abbuffarsi di salsiccia e fagioli nella scena iniziale di “Lo Chiamavano Trinità”. Non è il mio piatto preferito, non lo è mai stato. E neppure un genere cinematografico che mi appassiona particolarmente. Però l’idea di invitare alcuni amici a una serata western 2.0 mi intrigava. 

E così, mentre gustavamo questa rivisitazione (anche un po’ destrutturata) di un piatto da veri cowboy, ci siamo soffermati sul principio stesso dell’apparenza che spesso tende a ingannare. 

C’è chi nasconde il proprio dolore dietro a un muro di sorrisi e chi, sotto una scorza apparentemente dura, cela invece una sensibilità disarmante. La verità va cercata sempre. Succede anche con quelle alghe le cui estremità affiorano apparentemente in superficie, ma a ben guardare sono radicate nell’oscuro fondo del mare.

«Ci sono delle cose che sembrano cattive e invece sono buone» scriveva Stefano Benni. «Si può tagliare un ramo per far star meglio l'albero, oppure per rovinarlo. C'è una pioggia che fa bene e una che fa marcire». 

L’abbiamo capito in amore, nelle amicizie, sul lavoro, in cucina. Ci sono persone che appaiono dolci e invece si rivelano ciniche. Passioni che sembrano eterne e al contrario si bruciano in un attimo. Abbinamenti culinari che pensi di non sopportare, eppure…


SECONDI > POLPETTE DI LUGANEGA SU CREMA DI FAGIOLI ROSSI



Luganega > 300 g

Parmigiano Reggiano > 100 g

Prugne secche > 100 g

Pangrattato > 100 g

Ricotta vaccina > 50 g

Uovo > 1

Vino bianco > 1/2 bicchiere

Fagioli rossi secchi > 70 g (o 160 g in scatola)

Aglio > 1 spicchio

Alloro > 3 foglie

Scalogno > 1

Brodo vegetale > 1/2 litro

Olio extraverdìgine d’oliva > qb

Sale > qb

Pepe > qb

Peperoncino > qb


Mettete a bagno i fagioli rossi per circa otto ore (io ho utilizzato i fagioli rossi di Lucca, presidio slow food). Una volta ammorbiditi, risciacquateli accuratamente e teneteli da parte. 

Incidete il budello delle luganeghe ed estraetene l’impasto. Versatelo in una ciotola capiente assieme al parmigiano reggiano grattugiato, alle prugne secche tritate al coltello, alla ricotta vaccina, all’uovo e a 50 g di pangrattato.

Aggiungete il sale, il pepe e impastate a lungo con le mani, per rendere il composto tenero e amalgamare alla perfezione tutti gli ingredienti.

Ricavate delle polpette grandi come una noce e passatele nel restante pangrattato.

Scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate rosolare le polpette su tutti i lati. Bagnate col vino bianco e proseguite la cottura a fuoco medio per una decina di minuti, girandole continuamente (ma delicatamente) finché non saranno imbrunite.

In un pentolino antiaderente soffriggete intanto l’aglio e lo scalogno tritato finemente. Aggiungete i fagioli rossi, le foglie di alloro e il peperoncino, coprite a filo col brodo vegetale e fate cuocere a fuoco lento fino a quando il liquido non sarà evaporato.

Frullate i fagioli con l’aiuto di un mixer a immersione, ottenendo una crema vellutata. Nel caso il composto non sia abbastanza morbido, aggiungete un altro po’ di brodo vegetale.

Servite le polpette di luganega calde su un cucchiaio di crema di fagioli rossi.

sabato 21 agosto 2021

Hummus di avocado

Come il protagonista del mio nuovo romanzo, amo fare la spesa al supermercato, girare tra gli scaffali in cerca di cose mai provate, annusare, toccare, scegliere, guardare i prezzi e le novità gastronomiche, riempire il carrello fino all’orlo e spingerlo pesante tra le corsie. Non decido mai a priori cosa cucinare, preferisco lasciarmi trascinare dall’ispirazione del momento, guidare dai colori e dai profumi della frutta e della verdura. So che il pesce fresco deve avere l’odore tenue e salmastro della salsedine, la cornea trasparente e lucida, un colore iridescente, quasi metallico. E so che il manzo migliore ha una carne soda, elastica, di un rosso vivo e brillante.

Una volta a casa, sistemo le cose nel ripostiglio, nel frigorifero, e subito cucino e surgelo, così da avere qualcosa di buono a portata di mano per quando rientro tardi dal lavoro. E mentre aspetto mi preparo un veloce hummus aromatizzato (in questo caso all’avocado) per l’aperitivo.

Chi mi conosce sa quanto la cucina sia per me una valvola di sfogo, al pari solo della scrittura.

Non è un caso che queste due passioni convergano nel mio nuovo romanzo TORNERANNO GLI SGUARDI, in libreria dal 16 settembre per l’editrice Kappalab.



Alex è un avvocato in fuga. Ha lasciato l’auto e il telefono aziendale a Milano, ma soprattutto ha abbandonato gli amici e un amore a tempo determinato. Per nascondersi dal passato e dare un nuovo senso alla propria vita si rifugia a Ferrara, prendendo casa in un piccolo condominio nel ghetto ebraico della città. Lì conosce le studentesse d’arte Silvia e Anna, l’anziano nichilista Nicolas, la scrittrice di romanzi rosa Cassandra Morales, gli adolescenti Samuel e Luca, una distinta ficcanaso di nome Doris e l’enigmatico Lorenzo, di cui potrebbe innamorarsi per la prima volta. Così, per riuscire a legare meglio coi suoi nuovi vicini, Alex inizia a collezionare e custodire i loro segreti, in un romanzo che parla di dolori e aneliti, di emozioni e rinascita, di passioni e cucina.
Sono davvero tanti i piatti che i personaggi cucinano, mangiano o ricordano nel corso della storia. Per rendere la lettura del romanzo interattiva ho voluto così inserire in appendice un ricettario, perché tutti possiate condividere con Alex l’esperienza ai fornelli.
L’idea è piaciuta così tanto, che con Kappalab abbiamo pensato a un regalo speciale per chi preacquisterà TORNERANNO GLI SGUARDI entro il 16 settembre sul sito dell’editore: un ricettario extra davvero esclusivo, non essendo distribuito altrimenti!
RICETTE VINTAGE – LA CUCINA CREATIVA NEI PIATTI DELLA TRADIZIONE ricorda nella forma un vero e proprio menù, ma al suo interno presenta cinque ricette (aperitivo, antipasto, primo, secondo e dolce) per un pranzo completo e… creativo, naturalmente!
Per averlo, cliccate qui.



APERITIVO > HUMMUS DI AVOCADO



Avocado > 1 
Ceci secchi > 80 g (oppure 230 g di ceci cotti) 

Lime > 1

Salsa tahina >2 cucchiai 

Cumino > ½ cucchiaino 

Olio EVO > 3 cucchiai

Semi di sesamo > 2 cucchiai 

Peperoncino > 1 pizzico 

Sale > 1 pizzico


Versate i ceci secchi in un contenitore capiente e copriteli d’acqua fredda, eliminando quelli che vengono a galla. Trascorse 12 ore scolateli e sciacquateli bene. Cuoceteli in acqua fredda non salata per 30 minuti.

Tagliate intanto a metà un avocado maturo, eliminate il nocciolo, incidete la polpa e prelevatela con l’aiuto di un cucchiaio, quindi versatela nel bicchiere del mixer a immersione. Aggiungete i ceci, il succo del lime, la salsa tahina, il cumino tostato in padella, il peperoncino, il sale e l’olio extravergine d’oliva. 

Frullate fino a ottenere una crema liscia e omogenea.

Tostate i semi di sesamo in una padella antiaderente. Appena iniziano a dorare fateli raffreddare e guarnite l’hummus di avocado.

Accompagnate con verdure crude o appena sbollentate.