lunedì 19 dicembre 2022

Budino al miele e peperoncino

Cos’hanno in comune Le avventure di Huckleberry Finn, Alice nel paese delle meraviglie, Il mago di Oz, Il giovane Holden e Harry Potter? Oltre a essere parte del patrimonio letterario di tutti i tempi, queste opere hanno tutte subito (in tempi e modi diversi) l’ostinazione della censura.
Non so voi, ma ho sempre odiato la censura, come autore e come lettore.
Applicare la censura significa esercitare un controllo autoritario sulla creazione e sulla diffusione di idee e opinioni. Un controllo basato sul principio secondo cui determinate informazioni (e le idee e le opinioni da esse generate) possano minare la stabilità dell’ordine sociale, politico e morale vigente.
Nel Medioevo, la massima autorità censoria era la Chiesa, che decideva quali idee e opinioni fossero contrarie alla dottrina, dannose per la fede o per la morale, o pericolose per l’unità del mondo cristiano (non per niente nel 1231-35 Gregorio IX fondò l’Inquisizione, destinata a individuare gli eretici e distruggere ogni loro testo).
Il XX secolo ha dimostrato come l’instaurazione di un regime monopartitico efficiente (di tipo nazifascista o sovietico) richieda il controllo sistematico dei mass media, delle arti e di tutte le forme di espressione pubblica (controllo che diventa lo strumento per mantenere la stabilità interna del regime).
Vi sembrerà assurdo, ma Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain fu messo al bando subito dopo la sua pubblicazione nel 1884 (a Concord, Massachusets, perché considerato una “porcheria”) e rimane ancora oggi uno dei romanzi più censurati in assoluto. In origine era considerato volgare per il suo linguaggio grammaticalmente scorretto e per la sua progressiva posizione "antirazzista". A partire dagli anni Cinquanta è stato invece censurato perché considerato "razzista". Alcuni editori hanno addirittura sostituito, nelle circa 200 occasioni in cui compare, la parola “nigger” con la parola “schiavo”. E la prestigiosa scuola quacchera Friends’ Central School di Filadelfia ha eliminato il romanzo dai programmi di studio. 
E che dire di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, censurato in Cina nel 1931 in quanto “pericolosamente sovversivo”? Il governatore Ho Chien, della provincia di Hunan, ritenne che gli animali presenti nella storia avessero troppe caratteristiche simili all’essere umano, soprattutto per quanto riguardava la proprietà di linguaggio. A suo avviso, mettere sullo stesso piano animali e uomini avrebbe condotto i bambini a pensieri pericolosi e fuorvianti.
Il mago di Oz di Frank Baum fu censurato e proibito in molte biblioteche e scuole degli Stati Uniti agli inizi degli anni Trenta e di nuovo negli anni Cinquanta perché accusato di promuovere valori malsani e nichilisti. Le polemiche hanno riguardato soprattutto Dorothy, giudicata troppo indipendente ed emancipata.
Le giovani generazioni degli anni Cinquanta e Sessanta fecero de Il giovane Holden di J.D. Salinger una sorta di manifesto delle inquietudini che allora animavano la società. Il libro è diventato un classico delle letture scolastiche, consigliato dagli stessi professori ai loro allievi. Uno dei bestseller più celebri di tutti i tempi, con un totale di 65 milioni di copie vendute. Nel 2001 (dopo 50 anni dalla prima pubblicazione) è avvenuto però il contrappasso: il National Council of Teachers of English ha deciso di togliere il romanzo dai programmi scolastici per i troppi riferimenti al sesso prematrimoniale e all’alcolismo giovanile. 
Persino Harry Potter di J. K. Rowling ha subito il veto della censura, criticato dalle Chiese di diversi paesi (dall’Australia al Messico) e accusato di “promuovere la stregoneria e l’occultismo”. La pubblicazione della saga è stata bloccata anche negli Emirati Arabi per incitazione alla stregoneria. 
In tempi recenti la censura ha trovato nella fantomatica “teoria gender” il miglior espediente retorico per prendere posizione contro i diritti LGBT e il femminismo. Ne ho fatto le spese persino io col mio graphic novel Le semplici cose, disegnato da Andrea Accardi, pubblicato da Feltrinelli e incentrato sul tema della gestazione per altri.
Ma sono in buona compagnia. Ha subito ostracismo e censura Piccolo uovo di Francesca Pardi e Altan, che esplora le diverse tipologie di famiglie prima di nascere fino a scoprire come tutte le famiglie (compresa quella di due pinguini omosessuali) siano ugualmente felici. 
L’intransigenza della destra politica italiana ha colpito anche a E con Tango siamo in tre di Peter Parnell e Justin Richardson, tratto dalla storia vera di Roy e Silo, due pinguini antartici dello zoo del Central Park di New York che hanno adottato Tango, nato da un uovo deposto da un’altra coppia di pinguini. 
Tra i libri oggi “proibiti” figura poi un capolavoro della letteratura per l’infanzia del 1959 come Piccolo blu e Piccolo giallo di Leo Lionni, realizzato con la tecnica del collage. Quanto può far paura un’amicizia che supera le differenze e abbatte i pregiudizi adulti?
Gli stessi pregiudizi riguardano anche il cibo. In passato le uova sono state sotto accusa per il loro alto contenuto di colesterolo, ma anche perché farebbero male al fegato o sarebbero semplicemente indigeste. In realtà le uova sono un alimento ricco di ferro, fosforo e calcio in buone quantità, oltre alla vitamina K2 (che rafforza le ossa) e a quelle del gruppo B (fondamentali nel metabolismo di carboidrati, grassi e proteine).
E così ho deciso di proporvi questo budino al miele e peperoncino, un vero toccasana in queste feste natalizie.
 
DOLCI > BUDINO AL MIELE E PEPERONCINO
 

Latte intero > 1 l
Uova > 8
Miele > 100 g
Zucchero > 4 cucchiai
Peperoncino > 1 pizzico
 
Fate sobbollire il latte in un pentolino a fuoco dolce, fino a quando son si sarà ristretto di circa la metà. Spegnete il fuoco, aggiungete il peperoncino frantumato e lasciate raffreddare il latte a temperatura ambiente.
In una ciotola, montate intanto 2 uova intere e 6 tuorli col miele, poi aggiungete a poco a poco il latte intiepidito e filtrato.
Mettete sul fuoco lo stampo per il budino e distribuite sul fondo lo zucchero, versate qualche goccia d’acqua e fate cuocere lo sciroppo fino a che non raggiungerà una colorazione ambrata. Muovete lo stampo perché il caramello si sparga uniformemente anche sulle pareti, quindi versate il composto di latte e uova e cuocete a bagnomaria, in forno, per 50 minuti a 180°.
Lasciate raffreddare il budino a forno spento, poi trasferitelo in frigorifero per almeno dodici ore (il giorno dopo è ancora più buono).
Al momento di servire, sformate il budino e decoratelo con un cucchiaino di miele extra e un ulteriore pizzico di peperoncino frantumato (per una piccantezza estrema).




domenica 13 novembre 2022

Okonomiyaki

Una delle ricette più semplici ma appetitose del mio libro In cucina con gli anime giapponesi (pubblicato da Kappalab) è quella degli okonomiyaki.

Il nome di questo piatto non vi sarà forse familiare, ma se avete qualche anno sulle spalle potreste averlo visto preparare dal cuoco Marrabbio (in realtà Shigemaro) in un vecchio anime intitolato Kiss me Licia, che in Italia ebbe un successo inimmaginabile, toccando i quattro milioni di telespettatori a puntata. Certo, i traduttori italiani ne avevano di fantasia: una volta doppiata la serie, gli okonomiyaki sono diventati… polpette!

Semplici da preparare (proprio come una frittata o ancor più una “tortilla di verza”), nella regione del Kansai, in Giappone, sono noti anche come “pizza di Osaka”, perché si possono condire con tutto ciò che si vuole.

Ieri ho tenuto uno show cooking alla Biblioteca Crocetta di Modena, per 40 ragazzi dagli 8 ai 14 anni. Ho deciso di proporre anche la mia versione dell’okonomiyaki (nati in Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il riso scarseggiava e la popolazione era costretta a inventarsi nuove pietanze a base di farina e verdure di facile reperibilità) perché sono un ottimo piatto completo: le uova hanno un alto potere saziante, sono una riserva bilanciata di aminoacidi essenziali e una fonte di proteine completa ed economica, inoltre contengono ferro, fosforo e calcio, la vitamina K2 (utile per rafforzare le ossa) e la vitamina B12 (importante nel metabolismo di carboidrati, grassi e proteine).

Naturalmente il mio giovane pubblico non conosceva Kiss me Licia e non avrebbe mai pensato di amare tanto il cavolo cappuccio, l’alga nori o il katsuobushi (il cui nome è bastato a farli ridere), ma tutti i partecipanti erano preparatissimi, sempre pronti con le mani alzate a rispondere alle mie domande.

Sono ragazzi fortunati. Dovete sapere che chi è coinvolto sin da giovane nella preparazione dei pasti ha maggiori probabilità di mangiare in maniera equilibrata e consumerà tendenzialmente più verdure. La cucina è un luogo in cui coltivare l'autostima, la fiducia e la sicurezza dei propri figli, ma soprattutto trascorrere con loro del tempo ai fornelli può essere l’occasione per parlare di tradizioni familiari o mettersi al passo con la vita quotidiana, costruendo relazioni più forti.

Sono felice che il mio libro di cucina stia già creando un ponte tra genitori e figli, e le email che sto ricevendo mi stanno riempiendo il cuore.

Non vedo l’ora di vedere i primi selfie “con gli anime giapponesi” dalle vostre cucine casalinghe di tutta Italia.


SECONDI > OKONOMIYAKI

 


Farina: 300 g

Acqua: 200 ml

Dado granulare di pesce: 1 cucchiaino

Zucchero: 1 cucchiaio

Lievito istantaneo per preparazioni salate: ½ cucchiaino

Uova: 4

Verza (o cavolo cappuccio): 600 g

Cipollotti: 2

Zenzero fresco: 2 cm

Maionese: qb

Salsa per okonomiyaki: qb

Katsuobushi: qb 

Alga nori: qb

Olio EVO: 4 cucchiai

Sale: 1 pizzico

Pepe: 1 pizzico


Lavate e tagliate a listarelle la verza (o il cavolo cappuccio), eliminando le parti più coriacee, e i cipollotti, quindi lasciateli riposare in frigorifero.

Sciogliete il brodo granulare di pesce nell’acqua bollente. Mescolate la farina col brodo fino a ottenere un composto soffice e vellutato, aggiungendo il lievito e lo zucchero.

Sbattete le uova con una frusta e unitele al composto di farina (perché sia ancora più soffice, potete montare a neve gli albumi e unirli poi ai tuorli precedentemente sbattuti col composto di farina).

Amalgamate la verza e i cipollotti tagliati, lo zenzero grattugiato e la pastella d’uovo e farina, salando e pepando a vostro piacimento.

Su una piastra antiaderente da crêpe ben calda, unta con un filo d’olio, versate un po’ del composto formando un cerchio del diametro di circa 18 cm e alto 2 cm. Lasciate cuocere a fuoco medio per circa 3 minuti, quindi giratelo aiutandovi con una spatola. Trascorsi altri 3 minuti rigiratelo ancora e continuate un altro paio di volte, fino a che entrambe le superfici non saranno dorate.

Disponete gli okonomiyaki sui piatti da portata e guarniteli a piacere con maionese e salsa per okonomiyaki, quindi spolverateli con katsuobushi e alghe nori.

Per un okonomiyaki ancora più ricco potete guarnirlo con alcune fettine di pancetta dolce croccante alla griglia o con un uovo fritto (col tuorlo ancora morbido). 




venerdì 22 luglio 2022

Polpette di manzo e cous cous al pomodoro

La differenza di età tra due persone è determinante nella riuscita di un rapporto oppure no?
Ieri sera a cena ci siamo trovati a consolare un amico tornato single. Per qualche mese ha trovato l’amore in un ragazzo più giovane, poi non ha retto alla paura e adesso ha nostalgia dell’ex, della sua vitalità, della sua felicità, del suo spirito di scoperta, del suo entusiasmo per qualunque cosa. Lui che ha sempre avuto compagni coetanei, ora si pente di non aver superato le barriere del moralismo imperante. Di non aver dato fiducia al suo speciale “may-december”, come qualcuno chiama le relazioni con una forte differenza di età.
Dopo averlo ascoltato, ho cercato di mettermi nei suoi panni. Se tra loro c’era attrazione fisica, intesa intellettuale, comprensione emotiva, intimità, supporto reciproco, esclusività, ha avuto davvero senso fuggire? Probabilmente no. 
Uno studio inglese sul tema sostiene che lo scarto tra uomo e donna dovrebbe essere di quattro anni per una garanzia di felicità. Ma cosa succede quando gli anni sono dieci o quindici? E se la coppia è omosessuale?
Due persone provenienti da vissuti diversi, data la differenza anagrafica, sanno sicuramente arricchirsi a vicenda. Nell’incontro tra due generazioni, infatti, le caratteristiche individuali possono armonizzarsi in un tutt’uno completo e ben bilanciato: da una parte l’esperienza e la maggiore saggezza di chi ha qualche anno in più, dall’altra la passionalità e la carica vitale tipiche di un’età più giovane.
Ciò che non va dimenticato, qualsiasi sia la data di nascita dei partner, è che per far durare un amore è necessario tenerlo vivo. E sentirsi vivi, nonostante gli anni che passano (per tutti). 
«L’età non ti protegge dall’amore. Ma l’amore, fino a un certo punto, ti protegge dall’età» sosteneva Jeanne Moreau.
Le relazioni nascono certamente perché ci si vuole bene, ma durano solo perché si decide di farsene carico. A volte, purtroppo, a mancare è il coraggio.
 
SECONDI > POLPETTE DI MANZO E COUS COUS AL POMODORO
 

Macinato di manzo > 400 g
Cous Cous > 80 g
Parmigiano Reggiano > 60 g
Uovo > 1
Passata di pomodoro > 700 ml
Pangrattato > qb
Basilico > 1 mazzetto
Zucchero > 1 pizzico
Vino bianco > ½ bicchiere
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
 
Versate il cous cous in una ciotola, condite con olio e aggiungete una pari quantità di acqua bollente. Coprite e lasciate riposare per 5 minuti.
Sgranate il cous cous con una forchetta e tenetelo da parte.
Versate il macinato in una ciotola capiente assieme al parmigiano reggiano grattugiato, al cous cous sgranato e all’uovo.
Aggiungete il sale, il pepe, il basilico lavato e sminuzzato, quindi impastate a lungo con le mani, per rendere il composto tenero e amalgamare alla perfezione tutti gli ingredienti.
Ricavate delle polpette grandi come una noce, passatele nel pangrattato e lasciatele in frigo per un’ora.
Scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate rosolare le polpette su tutti i lati. Bagnate col vino bianco e proseguite la cottura a fuoco medio per una decina di minuti, girandole continuamente (ma delicatamente) finché non saranno imbrunite.
Aggiungete la passata di pomodoro e un pizzico di zucchero, coprite con un coperchio e proseguite la cottura a fuoco lento per 1 ora.
Impiattate le polpette su una base di salsa di pomodoro.
 
 

lunedì 18 luglio 2022

Risotto allo sgombro con fagioli corona

Ieri sera a cena ci siamo confrontati sulla definizione vera di tradimento. L’adulterio esprime le debolezze, il voler essere liberi e l’incapacità di esserlo, le gelosie. Ma quando possiamo parlare di vero e proprio tradimento in un matrimonio? C’è chi pensa che s’insinui nel momento in cui si mente all’altro, mentre per alcuni presuppone un rapporto fisico con una terza persona. Come definire allora un bacio o una relazione non consumata che però lusinga e si trasforma in un pensiero fisso? Se il piacere non obbliga ad assumersi responsabilità, può considerarsi comunque un tradimento?
Tra lacrime, confusione, rabbia e un senso di umiliazione, P. teme di non essere in grado di voltare pagina e cancellare il dolore e la sofferenza. Come accettare che l’infedeltà abbia la meglio e che il tradimento sia ormai una costante evasione da quello che dovrebbe essere il matrimonio? Viveva nell’accettazione incondizionata dell’altro, del vivere con l’altro, ma a ben pensarci oggi non è l’amore, ma l’adulterio a essere esaltato, celebrato, inscenato, enfatizzato in infinite varianti, in televisione e nella narrativa. È diventato normalità.
Ci aveva messo in guardia Denis De Rougemont, scrittore e pensatore francofono, analizzando il mito di Tristano e Isotta, che per primo diede autorevolezza all’adulterio entrando potentemente nell’immaginario collettivo. Tanto è più patologico il tradimento e tanto più attrae, perché oggi è la trasgressione a fornire i contorni dell’ethos amoroso, del tutto privo di regole o galateo. È il tradimento a monopolizzare il pensiero e il desiderio.
Forse basterebbe capire che il matrimonio è il viaggio di scoperta più importante che l'uomo possa compiere, ma è anche un passaggio ufficiale a una vita nuova e ignota. Il matrimonio non è, insomma, un punto di arrivo, la fine di un percorso iniziato con l’incontro e l’innamoramento, ma l’inizio di un processo di crescita da portare avanti con la persona che si ama giorno dopo giorno, difficoltà dopo difficoltà, gradino dopo gradino, senza lasciarsi consumare dal rancore e dall’apatia, nascondendo l’incapacità di parlarsi e di ascoltarsi dietro l’alibi del tradimento.
 
PRIMI > RISOTTO ALLO SGOMBRO CON FAGIOLI CORONA
 

Riso Arborio > 5 pugni
Filetti di sgombro > 300 g
Fagioli bianchi corona > 100 g
Katsuobushi (bonito) > 40 g + 1 manciata
Alga kombu > 15 g
Aglio > 1 spicchio
Vino bianco > ½ bicchiere
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
 
Mettete i fagioli bianchi corona in ammollo in acqua fredda per 12 ore. Sciacquateli e versateli in una pentola, coprendoli a filo con acqua fredda. Cuoceteli per 1 ora e 45 minuti scuotendo ogni tanto la pentola senza mai mescolare e salando solo a cottura ultimata. Scolateli e teneteli da parte.
Preparate il brodo dashi portando a bollore 1 litro d’acqua con l’alga kombu. Spegnete la fiamma e aggiungete il katsuobushi. Lasciate riposare per 1 minuto, finché le scaglie non si depositano sul fondo, e poi filtrate il brodo ottenuto (in alternativa potete utilizzare del dashi istantaneo granulare da sciogliere nell’acqua calda oppure 2 comuni dadi per brodo di pesce). Tenetelo da parte.
Scaldate l’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate dorare lo spicchio d’aglio sbucciato e schiacciato.
Togliete l’aglio e unite il riso. Quando i chicchi avranno un aspetto traslucido versate il vino e lasciatelo evaporare, quindi aggiungete il brodo dashi, facendolo assorbire pian piano, un mestolo alla volta.
Trascorsi 10 minuti unite lo sgombro e proseguite la cottura finché il riso non sarà pronto.
Impiattate il risotto guarnendolo con alcuni fagioli corona e (facoltativo) una spolverata di katsuobushi.

sabato 16 luglio 2022

Hamburger di salmone e gamberi con patate novelle e composta di mele e susine

Ieri sera a cena abbiamo parlato di schemi e di come tendiamo a riproporli nelle relazioni. Questi schemi riguardano aspettative, comportamenti e convinzioni su di sé che applichiamo a tutte le relazioni emotivamente importanti, ed emergono nella loro pienezza soprattutto nelle relazioni sentimentali.
Per alcune persone, trovarsi a rivivere situazioni relazionali fotocopia di quelle passate, soprattutto se accomunate da vissuti emotivi spiacevoli, è la norma. E questo può succedere nelle amicizie, sul lavoro o in amore. 
C. cerca di non ripetere più gli errori fatti, ma è davvero in grado di cambiare? Lo siamo tutti? Per un po’ funziona, certo. Nel corso del tempo, tornano però a prendere il sopravvento i nostri pattern relazionali originari, perché – per quanto non vorremmo – fanno parte di noi e del nostro modo di entrare in relazione con gli altri. Perché nelle relazioni sentimentali della nostra vita la costante siamo noi e il nostro ripeterci è dovuto al nostro bagaglio, al nostro vissuto, alle abitudini più o meno sane che abbiamo ereditato. 
La nostra mente trova sempre buoni motivi per rimanere avvinghiata a ciò che conosce, ma rompere gli schemi è possibile e può significare imparare a rispettare l’altro diverso da sé, evitando inutili accomodamenti. Reinventare l’amore imparando a innamorarsi dell’altro, non dell’amore in sé né del fatto stesso di amare. E C. ci sta finalmente riuscendo.
 
SECONDI > HAMBURGER DI SALMONE E GAMBERI CON PATATE NOVELLE E COMPOSTA DI MELE E SUSINE
 

Filetto di salmone > 300 g
Gamberi > 300 g
Aglio > 1 spicchio
Prezzemolo > 2 rametti
Erba cipollina > 15 steli
Lime > 1
Pepe rosa > 1 cucchiaino
Pangrattato > 
Patate novelle > 12
Mela > 1
Susine Shiro (Goccia d’Oro) > 4
Marsala > 1 bicchiere
Miele di acacia > 1 cucchiaio
Zucchero > 2 cucchiai
Olio EVO > 8 cucchiai
Peperoncino > 1 pizzico
Rosmarino > 2 rametti
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
 
Eliminate la pelle dal filetto di salmone e tritatene grossolanamente 250 g al coltello. 
Fate lo stesso con 200 g di gamberi, già sgusciati, privati delle teste e del filetto nero dell’intestino.
Frullate il resto del salmone e dei gamberi con aglio e prezzemolo, poi versate il tutto in una ciotola assieme al salmone e ai gamberi tritati. 
Regolate di sale e aggiungete un trito di erba cipollina, scorza di lime e pepe rosa, il sale, il pepe e il pangrattato. 
Amalgamate bene e dividete il composto in quattro parti uguali.
Aiutandovi con un coppapasta formate degli hamburger di circa 1 cm di spessore e fateli riposare in frigorifero per circa 1 ora. 
Nel frattempo preparate la salsa di accompagnamento. 
Sbucciate la mela e tagliatela a pezzetti. Lavate le susine Shiro (Goccia d’Oro) e tagliatele a pezzetti, mantenendo la buccia. 
Lasciate marinare la frutta in una ciotola per 1 ora con 1 bicchiere di Marsala e il succo di 1/2 lime. 
Cuocete la frutta in un pentolino col suo liquido di marinatura, aggiungendo 2 cucchiai di zucchero, 1 di miele e 1 pizzico di peperoncino.
Dopo circa 10 minuti, quando la frutta sarà morbida, spegnete il fuoco e riducetela in purea servendovi di un mixer a immersione.
Rivestite una teglia con la carta da forno, oliatela col restante olio EVO e cuocete le patate novelle al forno per 30 minuti a 220° C, profumandole col rosmarino.
Cuocete gli hamburger in padella con 2 cucchiai olio, circa 3 minuti per lato, quindi impiattateli accompagnandoli con un cucchiaio di composta di mele e susine e con le patate novelle al forno.

giovedì 14 luglio 2022

Yaki udon con asparagi

Ieri sera a cena abbiamo parlato di rinascite. Ritagliarsi una pausa dagli obblighi quotidiani può rivelarsi un’idea estremamente rigenerante, sotto tutti i punti di vista. Aiuta a vedersi in prospettiva. A volte esaminare la propria situazione con un piccolo distacco, senza farsi prendere dall’impeto, è utile a chiarire tutte quelle incomprensioni e quelle parole non dette, che spesso fanno breccia nelle relazioni affettive e amorose.
Così abbiamo visto un’amica finalmente raggiante, rapita dall’irresistibile e sensuale gioco della seduzione. 
Tra la fine di una relazione e un nuovo innamoramento ci sono le vulnerabilità a cui tutti siamo esposti mentre siamo innamorati: l’ansia di una chiamata al telefono, l’euforia e la disperazione che lottano per il comando delle emozioni, le fantasie ottimistiche o catastrofiche. Poi, dopo un percorso di espiazione, si reimpara ad amare, si torna felici e finalmente sereni. 
Un nuovo lavoro, una nuova casa, una relazione appena iniziata. Possiamo ricominciare innumerevoli volte nella nostra vita. Ed è bello farlo con la consapevolezza che rinasciamo in ciò che già esiste. Perché, in parte, siamo il prodotto del nostro passato, delle nostre esperienze e di come abbiamo reagito agli avvenimenti. I sentimenti negativi crescono fino a raggiungere il punto di rottura e poi svaniscono, lasciando spazio alla reazione positiva. E, a volte, può accadere di trovare il proprio posto nel mondo lì dove non lo avremmo mai immaginato.
 
PRIMI > YAKI UDON CON ASPARAGI


Udon precotti > 400 g

Asparagi verdi > 400 ml
Uova > 2
Pancetta dolce > 100 g
Scalogno > 2
Zenzero fresco > 2 cm
Alga nori > 1/2 foglio
Olio EVO > 4 cucchiai
Salsa di soia > 4 cucchiai
Semi di sesamo tostati > 1 cucchiaio
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate bene gli asparagi ed eliminate la parte più dura del gambo. Cuoceteli al vapore (oppure in poca acqua) per circa 10 minuti, lasciandoli croccanti. Scolateli, poi tagliateli a rondelle, tenendo da parte le punte.

Affettate lo scalogno e rosolatelo in una padella antiaderente bene oliata.
Tagliate la pancetta a dadini e fatela rosolare assieme allo scalogno.
In una scodella sbattete nel frattempo le uova con un pizzico di sale e pepe, poi versatele nella padella e strapazzatele.
Aggiungete gli asparagi a rondelle e lo zenzero fresco grattugiato.
Saltate tutto a fiamma vivace per qualche minuto, quindi aggiungete gli udon e la salsa di soia.
Lasciate insaporire e impiattate guarnendo con le punte d’asparago, l’alga nori sbriciolata e i semi di sesamo tostati. 


giovedì 7 luglio 2022

Gnocchi di zucca in crema

Le Love Cards di Yves Saint Laurent sono passate alla storia. Per 25 anni (a eccezione del 1978 e del 1993, da lui definiti “senza amore“) il celebre stilista ha realizzato questi preziosi biglietti utilizzando tecniche diverse, dagli acquarelli alle grafiche, fino ai collage.
 

Era solito mandarle ad amici e parenti per festeggiare l'inizio del nuovo anno. La prima cartolina è del 1970, l'anno in cui sono nato: qui il tipico motivo a serpente YSL avvolge la scritta LOVE e il riferimento è l'amore dello stilista per Marrakech, visitata per la prima volta con il suo compagno di vita Pierre Berge nel 1966.
La trovo bellissima, voi no? E poi si abbina perfettamente al payoff del mio blog: «Amare significa condividere tutto. Anche una ricetta».

PRIMI > GNOCCHI DI ZUCCA IN CREMA


Zucca > 1 kg (già pulita)
Farina > 120 g
Uova > 2
Pancetta dolce > 150 g
Scalogno > 1
Erba cipollina > 20 steli
Brodo vegetale > 500 ml
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Sbucciate la zucca, privatela dei semi interni e tagliatela a pezzetti. Sceglietene una poco acquosa, come quella a buccia verde.
Passate 500 g di zucca in forno a 180° per circa 20-40 minuti (a seconda della zucca utilizzata), quindi fatela intiepidire. 
Riducetela in purea e ripassatela in forno a 110°, perché si asciughi bene, poi frullatela con l’aiuto di un mixer a immersione per eliminare grumi e filamenti.
Lasciate raffreddare e versatela in una ciotola con le uova leggermente sbattute, 80 g farina, il sale e il pepe.
Impastate bene con le mani fino a quando il composto non sarà più appiccicoso
Infarinate il piano di lavoro.
Servendovi di due cucchiaini realizzate delle piccole quenelle di zucca, tuffatele nella farina rimasta e medellatele tra i palmi delle vostre mani, dando agli gnocchi una forma arrotondata.
Lasciateli riposare per 1 ora a temperatura ambiente.
Tritate intanto lo scalogno e fatelo soffriggere in una pentola oliata. Aggiungete la pancetta a cubetti e fatela rosolare. Unite anche i rimanenti 500 g di zucca, e fateli saltare per qualche minuto a fuoco vivace.
Versate il brodo caldo e proseguite la cottura fino a quando la zucca non si sarà ammorbidita.
Frullate il tutto, con l’aiuto di un mixer a immersione. Nel caso il composto non sia abbastanza morbido e vellutato, aggiungete un altro po’ di brodo vegetale.
Cuocete gli gnocchi in abbondante acqua salata e scolateli non appena salgono a galla. Fateli saltare nella crema di zucca e impiattateli cospargendoli con un trito di erba cipollina.

lunedì 4 luglio 2022

Canederli alla puttanesca

Mi riconosco da sempre nella scrittura militante. Io sono un autore militante, ed essere un autore militante significa porre uno scopo al proprio scrivere.
Per me la scrittura ha un compito politico: perché nasce da un’esigenza reale, una paura che è figlia di una disuguaglianza sociale, spesso violenta, che si trasforma in lotta. Così metto la parola e il disegno (perché la maggior parte dei miei romanzi sono a fumetti) al servizio di una causa. Principalmente quella dei diritti civili. Nella speranza che la parola e il disegno alimentino il cambiamento. Del resto, come diceva Tondelli, “l’omosessualità è un problema per chi se ne fa un problema”, e io non me ne sono mai preoccupato, neppure all’uscita del mio primo graphic novel a metà degli anni Novanta, che è stato anche il primo vero graphic novel italiano a tematica LGBT.
Nelle mie storie ho sempre voluto sottolineare come i rapporti si costruiscano “con” le persone e non secondo principi di appartenenza a una sfera sessuale. A nessuno piace vivere limitando la propria esistenza ed è possibile stare tutti insieme senza chiedersi il perché, basta abbattere gli steccati che dividono il mondo LGBT da quello eterosessuale. È per questo che nel mio nuovo romanzo Torneranno gli sguardi (Kappalab) presento un ampio spettro di relazioni: amorose, genitoriali, affettive, professionali; di religione e di pregiudizio; omosessuali ed eterosessuali.
Oggi il fumetto, la narrativa, il cinema e la televisione stanno affrontando a viso scoperto le tematiche LGBT in maniera nuova, aprendo la mente, superando ogni stereotipo, toccandone i molti aspetti, anche negativi, con estrema serietà. Questo genera finalmente consuetudine e ciò che è conforme a un’abitudine o a una consuetudine finisce presto o tardi con l’essere “normale”. Non per niente il termine “uguaglianza” è spesso associato a quello di “normalità”, come valore, come identità di diritti.

PRIMI > CANEDERLI ALLA PUTTANESCA


Pane raffermo 250 g
Latte > 125 ml
Uova > 2
Farina > 50 g
Acciughe > 4 filetti
Olive nere di Gaeta > 100 g
Capperi > 1 manciata
Prezzemolo > 1 mazzetto
Erba cipollina > 15 steli
Aglio > 2 spicchi
Burro salato > 50 g
Brodo vegetale > 1 l
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Eliminate la crosta dal pane raffermo e tagliatelo a dadini. Versatelo in una ciotola aggiungendo il latte per farlo ammorbidire. Unite anche le uova sbattute e un trito di prezzemolo, erba cipollina, olive, capperi e acciughe. Salate e pepate. 
Amalgamate bene il composto con le mani e lasciatelo riposare per 2 ore in frigorifero, poi, con le mani bagnate, formate delle palline di circa 6 cm di diametro, ben pressate.
Passate i canederli nella farina e fateli cuocere nel brodo vegetale bollente per circa 12 minuti.
Fate intanto soffriggere l’aglio nel burro salato.
Servite i canederli irrorandoli col burro fuso e guarnendo con olive e capperi (o con un trito di pomodori secchi).

sabato 2 luglio 2022

Risotto al miso

Ieri sera a cena ci siamo trovati a parlare di tossicità in amore.
Il primo indiscutibile segnale di una relazione tossica è la perdita d’autostima. Se una relazione è escludente e smette di portare gioia e invece fa sentire tristi, arrabbiati, ansiosi o rassegnati, potrebbe essere tossica. 
Le relazioni tossiche sono sicuramente quelle di cui è più difficile elaborarne la fine. Se l’eutanasia di un amore ci porta, quasi inevitabilmente, ad attraversare fasi d’incredulità, rabbia, disperazione e accettazione, proprio come di fronte a un lutto, quando chiudiamo una relazione tossica è come se dovessimo elaborare la fine di due relazioni, la perdita di due persone, totalmente in contrapposizione tra loro. Prevale il senso di colpa. Per uscirne serve coraggio, forza, resilienza. E spesso un nuovo amore che c’insegni a essere empatici. Che ci faccia sentire più sensibili, più attenti alle emozioni e ai sentimenti altrui, e quindi ci permetta di capire i nostri errori, come rimediare e come cambiare in meglio. Soprattutto ci renda forti, perché essere innamorati significa anche essere pronti a soffrire. 
Per la rinascita di Alex, protagonista del mio nuovo romanzo Torneranno gli sguardi (Kappalab), è determinante l’incontro con Lorenzo, uno che ha dentro di sé il sorriso. Uno a cui gli occhi s’illuminano improvvisamente e brillano. Le riconosci così le persone vere, dallo sguardo. Alex capisce che non bisogna avere paura di abbandonare le apparenze per vivere nella consapevolezza di sé stessi. E soprattutto impara a non correre, allontanandosi da quegli schemi del “mordi e fuggi” che troppe volte sono alla base delle relazioni gay.
Durante un recente reading, una persona mi ha ringraziato perché ho raccontato che essere felici è possibile, anche per le persone LGBT+. Troppo spesso siamo i primi a concentrarci sugli stereotipi, a credere nella loro ineluttabilità, a rimanerne prigionieri. 
Ho amici per esempio che sognano il grande amore, ma vivono alla mercé di App illusorie, di cui fanno un uso ormai bulimico. L’attenzione o la potenzialità del sesso distrae da emozioni dolorose, dai vuoti dell'anima che spaventano come quelli d'aria in volo, ma certi contesti possono rivelarsi tossici per chi cerca altro.

Le abitudini, si sa, sono dure a morire, insieme alle nostre insicurezze.


PRIMI > RISOTTO AL MISO


Riso Arborio > 5 pugni
Miso > 60 g
Cipolla > ½
Alga wakame > 1 foglio
Zenzero fresco > 2 cm
Salsa di soia > 4 cucchiai
Furikake > 1 cucchiaio
Olio EVO > 2 cucchiai
Burro > 2 noci

Mettete l’alga wakame in ammollo in acqua fredda.
In una padella antiaderente, soffriggete la cipolla tritata e lo zenzero grattugiato in 2 cucchiai di olio EVO.
Aggiungete 1 litro d’acqua, la salsa di soia e l’alga wakame strizzata e affettata.
Lasciate sobbollire a fuoco lento per 20 minuti circa.
Spegnete il fuoco, aggiungete il miso e mescolate con un cucchiaio di legno fino a quando non si sarà completamente sciolto.
Versate 1 noce di burro in una padella antiaderente, portatela a temperatura e tostate il riso. Quando i chicchi avranno un aspetto traslucido versate il brodo bollente di miso filtrato, facendolo assorbire pian piano, un mestolo alla volta.
A cottura ultimata, mantecate il risotto lontano dal fuoco con 1 noce di burro, lasciandolo poi riposare per un paio di minuti.
Impiattate il risotto servendovi di un coppapasta, quindi spolveratelo con 1 cucchiaio di furikake (condimento giapponese per il riso acquistabile nei migliori supermercati orientali) o con un mix di alga nori tritata, semi di sesamo tostati, gamberetti essiccati e katsuobushi (bonito).






venerdì 1 luglio 2022

Straccetti di pollo glassati su salsa di mirtilli

«È da uomo o da donna?»
Ogni giorno in Pop Design Store qualcuno mi fa questa domanda. E ogni giorno mi chiedo che senso abbia chiederselo davanti a un accessorio moda. 
Ti piace? Non ti piace? Non basta questo a determinare una scelta?
Evidentemente no: il cliente (maschio, soprattutto, ma non solo) ha bisogno di continue, patetiche rassicurazioni sulla propria virilità. 
I ruoli maschili e femminili sono il prodotto di processi interattivi di costruzione e di interpretazione. E non possono che essere mutevoli, dal momento che la società è in continua evoluzione, e quindi cambiano sia la cultura sia i comportamenti sia le conoscenze sia i valori trasmessi per apprendimento.
Eppure gli stereotipi di genere permangono e riguardano principalmente le aspettative rigide sui comportamenti maschili e femminili all’interno di un contesto socio-culturale (aspettative spesso inestricabilmente radicate nella cultura di genere). 
Sono quindi in crisi gli uomini o è in crisi un sistema di ruoli e di valori che non è più in grado di dare senso alla loro vita? 
Perché invece di guardare agli spazi che questa crisi ci apre, alcuni sembrano avere nostalgia dell’universo passato, di quando vivevamo nelle gabbie di genere (gabbie che ancora esistono, ma almeno non sono più chiuse a chiave e qualche temerario riesce a fuggire)?
Come poter dire in maniera gentile a queste persone che un occhiale da sole Ray-Ban è unisex? Come spiegare loro che uno zaino Rains è unisex? Come fare capire che i calzini si vendono in base alle taglie e non al genere? 

SECONDI > STRACCETTI DI POLLO GLASSATI SU SALSA DI MIRTILLI



Straccetti di pollo > 800 ml
Birra > 250 ml
Aglio > 1 spicchio
Rosmarino > 1 rametto
Alloro > 2 foglie
Miele > 2 cucchiai
Zenzero fresco > 2 cm
Zucchero di canna > 2 cucchiai
Salsa di soia > 5 cucchiai
Miele > 3 cucchiai
Mirtilli > 250 g
Vino rosso > 150 ml
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico


Versate la birra, lo zenzero fresco grattugiato e lo zucchero di canna in una pirofila e aggiungete gli straccetti di pollo. Lasciate marinare in frigo per almeno un’ora.

Fate soffriggere l’aglio, il rosmarino e l’alloro in una padella oliata, quindi unite gli straccetti di pollo. Salate, pepate e lasciate rosolare.

Filtrate il liquido di marinatura e versatelo sul pollo. Cuocete a fuoco dolce per circa 30 minuti, fino a quando la marinatura non sarà evaporata.

In un pentolino, fate intanto sciogliere lo zucchero in 250 ml di acqua, mescolando fino a ottenere uno sciroppo denso. Aggiungete i mirtilli e il vino rosso. Cuocete la salsa a fuoco dolce fin quando i mirtilli non si saranno completamente sfaldati. Passate la salsa al setaccio e lasciatela intiepidire.

Spennellate gli straccetti di pollo con un’emulsione di salsa di soia e miele, alzando la fiamma per glassare bene il tutto. La carne dovrà risultare croccante e dorata.

Versate in un piatto un fondo di salsa di mirtilli. Adagiate sulla salsa alcuni straccetti di pollo glassati e guarnite con alcuni mirtilli freschi.

venerdì 17 giugno 2022

Piccoli onigiri del cuore

Gli onigiri sono un vero cibo consolatorio, tanto che in Piccoli problemi di cuore (Marmalade boy) Miki li prepara per confortare Mary (in originale Meiko), che ha problemi a causa del rapporto affettivo con uno degli insegnanti.


Questa serie ha suggerito a più di una generazione di adolescenti come affrontare i rapporti con genitori, amici e potenziali partner. Il cartone animato tratto dal manga di Wataru Yoshizumi (pubblicato nel 1992 sulla rivista “Ribon” di Shueisha) sottolinea come non sempre un divorzio e nuove relazioni familiari siano un male. La storia è infatti quella di Yuri (in originale Yu) e Miki. I due liceali assistono a uno scambio di coppia tra i genitori e finiscono a convivere come fratellastri. Dopo essere stati in balia di due spasimanti che ordivano per tenerli separati, Miki capisce che Yuri non è anaffettivo, ma solo timido e introverso, mentre il ragazzo accetta di poter amare una sorellastra con cui non ha legami di sangue.
Il successo di Marmalade boy (che ha venduto quasi 10 milioni di copie) ha visto la nascita del sequel Marmalade Boy Little, incentrato su Rikka e Saku (nuovi fratellastri di Yuri e Miki), di 10 light novel scritte da Yumi Kageyama, 1 mediometraggio animato, 1 serie TV live action taiwanese, videogiochi e 1 film diretto da Ryuichi Hiroki.
In Italia, il Piccoli problemi di cuore che conosciamo è un’opera diversa dall’originale, creata dagli adattatori nostrani col benestare di Wataru Yoshizumi. Intere linee narrative eliminate, scene rimontate, dialoghi rimaneggiati: 63 episodi (contro i 76 della serie originale) trasmessi su Canale 5 e Italia 1, per un totale di 152 minuti di tagli. 
Se anche voi come me amate la cucina e i cartoni animati, vi anticipo che a settembre uscirà per le edizioni Kappalab il mio nuovo ricettario IN CUCINA CON GLI ANIME GIAPPONESI.


Vi mostrerò passo passo come realizzare il bulgogi (da Cowboy Bebop), il curry (da School Rumble), l'ebi tempura (da Demon Slayer), la misoshiru (da Nana), i nikuman (da Inuyasha), l'okonomiyaki (da Kiss me Licia / Ai shite night), i bretzel buns (da Heidi), il ramen (da Naruto), il riso bianco (da Dragon Ball), il sukiyaki (da Lamù / Uruseiyatsura), il sushi hosomaki (da Detective Conan), i takoyaki (da One Piece), gli udon (da Cara, dolce Kyoko / Maison Ikkoku) gli yakitori (da Beck: Mongolian Chop Squad), le crêpes (da Creamy Mami), i daifuku (da Sailor Moon), i dorayaki (da Doraemon), i macarons (da Pokémon), la panna cotta (da Aggretsuko), i taiyaki (da To Love-ru) e i tamagoyaki (da Pesca la tua carta Sakura / Cardcaptor Sakura).
E questi deliziosi e facili onigiri (ma nella versione Fruits Basket).


ANTIPASTI > PICCOLI ONIGIRI DEL CUORE



Riso per sushi > 300 g
Alga nori > 1 foglio
Tonno in scatola > 240 g
Maionese > 4 cucchiai
Wasabi in pasta > 1 cucchiaino
Erba cipollina > 10 steli
Sesamo nero > 1 cucchiaio
Sale > 1 pizzico


Cuocete il riso a fuoco medio, in 450 ml d’acqua. Raggiunta l’ebollizione, abbassate la fiamma e coprite con un coperchio. Proseguite la cottura per 13 minuti (senza sollevare il coperchio), poi spegnete il fuoco e lasciate riposare il riso altri 10 minuti. Trasferitelo infine in una ciotola e aggiungete a pioggia il sesamo nero tostato.

Tritate l’erba cipollina e unitela al tonno. Aggiungete la maionese e il wasabi e mescolate fino a ottenere una salsa corposa e omogenea.

Prendete un po’ di riso (circa un quarto per degli onigiri grandi), stendetelo sulla mano bagnata, versate al centro un cucchiaio di salsa al tonno e appallottolatelo facendo attenzione che il condimento rimanga all’interno.

Modellate la polpetta di riso dandogli una forma triangolare, quindi tagliate l’alga nori a strisce e avvolgete per metà ciascun onigiri.