Golosa di purin è la diciassettenne Makoto Konno, protagonista del cult movie La ragazza che saltava nel tempo di Mamoru Hosoda (regista che avrebbe dovuto dirigere Il castello errante di Howl), vincitore di sei premi al Tokyo International Anime Fair 2007 (miglior animazione dell'anno, miglior regia, miglior storia originale, miglior sceneggiatura, miglior direzione artistica, miglior character design).
venerdì 17 maggio 2024
Purin alla vaniglia
Golosa di purin è la diciassettenne Makoto Konno, protagonista del cult movie La ragazza che saltava nel tempo di Mamoru Hosoda (regista che avrebbe dovuto dirigere Il castello errante di Howl), vincitore di sei premi al Tokyo International Anime Fair 2007 (miglior animazione dell'anno, miglior regia, miglior storia originale, miglior sceneggiatura, miglior direzione artistica, miglior character design).
giovedì 8 febbraio 2024
Melanzane in salsa wafu con semi di sesamo e katsuobushi
venerdì 12 gennaio 2024
Risotto agrodolce con peperoni e Asiago stagionato
mercoledì 10 gennaio 2024
Pane, burro e marmellata di fragole (al basilico)
lunedì 20 novembre 2023
Storia di Manuela
STORIA DI MANUELA
di Massimiliano De Giovanni
L’aveva conosciuto in un giorno di pioggia, se lo ricorda come se fosse ieri. Era arrivata a Milano da un paio d’anni e aveva pubblicato un’inserzione su “AnnunciToday” per reclamizzare la sua attività. Cristian si era presentato tre ore prima del suo appuntamento, sperando che ci fosse già posto. Era entrato togliendosi le scarpe, per non sporcare il pavimento, e se ne stava fermo in un angolo, con uno sguardo tra il curioso e l’ammirato. Avrebbe atteso, se necessario, non aveva fretta.
venerdì 10 novembre 2023
Torta rovesciata all'ananas
Pioggia di ricordi è senza dubbio il film più intimista dello Studio Ghibli. Sono proprio le memorie di Taeko a dare struttura all’opera di Isao Takahata, le sue tradizioni di famiglia.
Riguardando l’anime mi sono reso conto di quante cose abbiamo in comune io e Taeko, a cominciare dai nostri ricordi legati all’ananas.
Nel 1966 in Giappone era abbastanza inusuale consumare frutta importata, e l’ananas si trovava solamente già pronto, sciroppato e in lattina. Nessuno nella famiglia di Taeko aveva mai visto dal vero quello strano frutto esotico e ignorava persino come sbucciarlo e mangiarlo.
In quegli anni il Giappone si stava rialzando dalla sconfitta bellica e iniziava ad aprirsi ai mercati stranieri. Una vera emancipazione gastronomica. Per questo le aspettative della bambina erano alte.
Il frutto non ha però lo stesso sapore dell’ananas sciroppato, è decisamente meno dolce, ma Taeko continua a mangiarlo per orgoglio. Si prepara inconsapevolmente a gusti più adulti.
Alcuni sostengono che il termine ananas derivi dall’unione delle due parole arabe ain e anas (letteralmente “occhio umano”), per via delle scaglie esterne del frutto che ricordano appunto la forma di un occhio. L’origine del nome potrebbe però derivare anche da anana, con cui gli indios ai tempi di Cristoforo Colombo indicavano l’aroma, il profumo. Nei secoli furono associati a questo frutto nomi diversi e variegati, come pigna del re, per il costo elevato, e ancora oggi i popoli di lingua spagnola lo chiamano piña, termine ripreso anche dagli anglofoni col loro pineapple (“pigna-mela”).
Le piante appartenenti al genere ananas sono in tutto sei, ma solo una è capace di produrre frutta commestibile (un solo frutto ogni diciotto mesi circa), quella che viene comunemente consumata nelle tavole di tutto il mondo.
Come Taeko, da bambino ero abituato anch’io all’ananas in scatola, che mia madre utilizzava per una torta speciale. La sua era una variante della classica upside down americana, la cui ricetta si trova ancora oggi su alcune bustine di lievito per dolci. Più bassa e meno asciutta di una normale ciambella, resa umida da una generosa dose di caramello, più leggera e saporita grazie al succo d’ananas utilizzato al posto del latte.
Oggi ho cercato di ritrovare il gusto di un ricordo lontano, cucinandola io.
DOLCI > TORTA ROVESCIATA ALL’ANANAS
Farina > 250 g
Burro > 150 g
Zucchero > 120 g
Succo d’ananas > 150 ml
Uova > 3 uova
Vaniglia in polvere > 1/2 cucchiaino
Limone > 1
Lievito per dolci > 1 bustina
Ananas a fette al naturale > 1 scatola
Noci > 5
PER IL CARAMELLO:
Zucchero > 200 g
Acqua > 60 ml
Mettete sul fuoco la tortiera e distribuite sul fondo lo zucchero, versate l’acqua e fate cuocere lo sciroppo fino a che non raggiungerà una colorazione ambrata. Muovete la tortiera perché il caramello si sparga uniformemente anche sulle pareti.
Scolate le fette di ananas dal loro succo. Tenete da parte il succo e disponete le fette sul fondo della tortiera, inserendo al centro di ognuna mezzo gheriglio di noce (con la parte bombata rivolta verso lo stampo).
In una ciotola capiente montate il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso, aggiungendo la scorza grattugiata del limone e la vaniglia.
Unite un uovo alla volta, continuando a montare, poi incorporate la farina setacciata insieme al lievito per dolci e infine il succo d’ananas.
Versate il composto nella tortiera e cuocete in forno caldo a 180° per circa 45 minuti.
Capovolgete la torta ancora calda sul piatto da portata e lasciatela raffreddare prima di servirla.
martedì 23 maggio 2023
Parmigiana di melanzane alla pizzaiola
L’altra sera a cena abbiamo parlato di ordine e creatività. In un’epoca dominata dagli insegnamenti di Marie Kondo c’è ancora posto per il disordine?
Una stanza disordinata induce a sopravvivere, per necessità, al di fuori dei confini dell’organizzazione, così diviene più facile pensare fuori dagli schemi. S. si è sempre aggrappata a questo: è vero che l’ordine produce scelte salutari, generose e convenzionali, ma è il disordine a generare la creatività.
Come conciliare tutto questo con la filosofia giapponese che promuove la forza del rigore? Forse, semplicemente, è una questione di equilibrio.
Il disordine può essere estremamente creativo, è vero, ma solo quando lo spazio diventa un contenitore fonte d’ispirazione. Al contrario, quando il caos ci travolge può essere lo specchio di un malessere a livello interiore che si ripercuote nella nostra quotidianità. Il rischio è quello di lasciarsi prendere la mano, fino a ritrovarsi nel disordine e nella disarmonia delle proprie relazioni sociali e affettive.
Il metodo delle 5S prevede un percorso costante, una svolta alle abitudini malsane. Un po’ come la dieta mediterranea (o quella dissociata, se fate palestra).
Si inizia classificando vestiti, oggetti e ricordi vari decidendo cosa tenere e cosa dare via (fase seiri), poi si passa al riordino vero e proprio (fase seiton) scegliendo un posto (il migliore possibile) per ogni cosa. Solo a questo punto si possono fare le pulizie (fase seiso), che devono essere puntuali, costanti e periodiche, tanto da arrivare al mantenimento dell'ordine e della pulizia (fase seiketsu). L’ultimo stadio rappresenta la disciplina (fase seitsuke), vero motore di ogni filosofia giapponese.
Per le ultime tre fasi potete farvi aiutare, ma le prime devono partire da voi. E S. finalmente sembra averlo capito.
SECONDI > PARMIGIANA DI MELANZANE ALLA PIZZAIOLA
Passata di pomodoro > 700 ml
Farina > qb
Mozzarella di bufala > 300 g
Parmigiano Reggiano > 100 g
Cipolla > 1
Olive verdi > 50 g
Capperi sotto sale > 1 manciata
Basilico > 1 mazzetto
Olio EVO > 4 cucchiai
Olio di semi di arachidi > 1 l
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Lavate le melanzane, asciugatele e tagliatele a fettine sottili (2 o 3 mm).
Una volta che le avrete spolverate di sale, adagiatele su un piano e lasciatele riposare per un’ora, fino a quando non avranno perso l’acqua di vegetazione.
Scaldate intanto l’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate imbiondire a fuoco lento la cipolla affettata sottile.
Unite la passata di pomodori e il mazzetto di basilico, le olive verdi a rondelle, i capperi (dopo averli dissalati in acqua e strizzati), salate, pepate e fate cuocere coprendo con un coperchio, fino a quando il sugo non si sarà rappreso.
Sciacquate le fettine di melanzana, asciugatele bene e passatele nella farina, quindi friggetele in abbondante olio di semi e poi lasciatele asciugare su carta paglia.
Foderate una teglia con la carta forno, stendete un velo di sugo e coprite con uno strato di melanzane fritte.
Proseguite con un secondo velo di sugo e con la mozzarella tagliata a dadini, quindi spolverate di Parmigiano Reggiano grattugiato e coprite con un secondo strato di melanzane fritte.
Continuate fino a esaurimento degli ingredienti, terminando con uno strato di sugo e con una bella grattugiata di Parmigiano Reggiano.
Infornate per 40 minuti a 200 °C, lasciando gratinare bene la superficie.
Servite la parmigiana tiepida guarnendo con qualche foglia di basilico fresco.
giovedì 4 maggio 2023
Filetto di salmone alla soia con salsa di cipolle ai fichi
Ieri sera a cena abbiamo parlato di ex amici. Non è stato facile per S. tornare a fidarsi dell’amicizia. Liberarsi dei fantasmi del passato e affidarsi ancora una volta a qualcuno richiede tenacia e lei ha speso troppe energie per accettare il tradimento della persona a cui aveva dato la sua fiducia incondizionata. Non riusciva a trovare giustificazioni per quel tradimento perché l’amicizia non è di per sé accomodante, è più dogmatica dell’amore, non accetta sfumature di comodo ma solo colori primari. Se viene tradita è per sempre. Quell’abbandono era arrivato all’improvviso, in un modo del tutto inaspettato e l’aveva lasciata attonita, annichilita, incapace di reagire. Poi aveva provato odio e risentimento, sentimenti che dovevano essere elaborati e lasciati andare via. E finalmente un giorno ha capito che reprimere la rabbia, la tristezza e il dolore non era la strada giusta per andare avanti, così ha smesso di combatterli e di sopprimerli, riuscendo a sconfiggere il ricordo. Ce l’ha fatta perché ha smesso di ignorare una semplice verità: lei era innamorata di quel suo amico speciale, ma di un amore che non poteva essere ricambiato e che oggi, per sua fortuna, non esiste più.
SECONDI > FILETO DI SALMONE ALLA SOIA CON SALSA DI CIPOLLE AI FICHI
Salmone > 400 g
Cipolle > 300 g
Marmellata di fichi > 2 cucchiai
Brodo vegetale > 1 l
Olio EVO > 4 cucchiai
Aceto di vino bianco > 4 cucchiai
Zucchero > 60 g
Sale > 2 pizzichi
Pepe > 2 pizzichi
Per la marinatura:
Vino aromatico > 1/2 bicchiere
Salsa di soia > 4 cucchiai
Zucchero > 1 cucchaio
Zenzero fresco > 2 cm
Aglio > 1 spicchio
Sbucciate le cipolle, affettatele finemente, mettetele in una ciotola capiente e tenetele a bagno per 30 minuti nell’acqua fredda.
Preparate intanto la marinatura per il salmone: in una ciotola sciogliete lo zucchero nel vino bianco aromatico, aggiungete la salsa di soia, 1 spicchio d’aglio pestato e lo zenzero grattugiato.
Togliete la pelle dai filetti di salmone partendo dal lato della coda e mantenendo la lama quanto più possibile aderente alla pelle, per avere il minor scarto possibile. Eliminate con una pinzetta le eventuali spine rimaste e lavate i filetti per rimuovere le squame. Asciugateli con la carta da cucina.
Immergete i filetti di salmone nella marinatura e lasciateli riposare per 30 minuti a temperatura ambiente.
Scolate le cipolle e fatele cuocere in una padella antiaderente bagnandole col brodo vegetale, un mestolo alla volta.
Dopo 30 minuti aggiungete lo zucchero, 1 pizzico di sale, 1 di pepe e l’aceto di vino bianco, proseguite la cottura per altri 20 minuti e poi unite la marmellata di fichi. Cuocete la salsa mescolando spesso, fino a quando le cipolle non si saranno completamente disfatte.
Strofinate ora il fondo di una padella antiaderente con 1 spicchio d’aglio tagliato a metà. Aggiungete l’olio e rosolate i filetti di salmone (dopo averli asciugati bene con la carta da cucina) 2 minuti circa per lato, facendo attenzione che l’interno rimanga rosa.
Fate restringere la marinatura a fuoco lento.
Servite il salmone su un velo di salsa di marinatura e accompagnatelo con un cucchiaio di salsa di cipolle ai fichi.