martedì 25 marzo 2025

Torta di ciliegie sotto spirito

Ieri sera a cena abbiamo parlato d’amore e altre catastrofi. 
Per la fretta d’intessere rapidamente una nuova relazione, M. finisce spesso in situazioni tossiche. E ci rimane, senza avere la forza di uscirne, per svariati motivi, tra cui la paura di rimanere solo o la convinzione di non potersi meritare di meglio. 
Ha iniziato ad andare in terapia quando stava ancora con S. perché provava un senso d’impotenza e tristezza, un malessere travolgente e prolungato che non migliorava nonostante i suoi sforzi.
«Se hai relazioni e ti senti solo lo stesso, allora è il caso di parlarne con qualcuno» si era detto, e a distanza di anni si chiede ancora se ha lasciato S. perché è stato influenzato dal suo psicoterapeuta o perché lo ha fatto finalmente ragionare sulla relazione.
M. ha capito che chiudere una storia d'amore è molto comune e non è sempre una brutta cosa. Nessuno dovrebbe farsene una colpa. Così, dopo anni di terapia, sente che si sta finalmente avvicinando ad affrontare in modo concreto i problemi che lo hanno spinto ad andare in analisi. È un po’ come quando inizi una dieta: devi fidarti del processo, non guardare ai risultati giornalieri. A volte ci s’illude che il tempo aggiusti tutto, ma il tempo in realtà ha solo un ruolo: scorrere. 
Ancora un anno, si è ripromesso, poi andrà a Lourdes. Questo dolce è stata la mia coccola augurale per lui.

DOLCI > TORTA DI CILIEGIE SOTTO SPIRITO


Uova > 2
Zucchero semolato > 200 g
Yogurt > 200 g
Farina > 300 g
Lievito per dolci > 1 bustina
Cioccolato fondente > 100 g
Ciliegie > 400 g
Olio di semi di mais > 50 g
Zucchero di canna > 40 g
Panna montata > 200 ml (facoltativa)

Con l’aiuto di una frusta elettrica, montate le uova con lo zucchero, fino a quando il composto non risulterà spumoso e liscio.
Incorporate lo yogurt e mescolate con una spatola fino a quando non sarà perfettamente amalgamato.
Unite la farina setacciata e il lievito, poi l’olio di semi di mais, continuando a mescolare.
Aggiungete infine il cioccolato tritato grossolanamente e le ciliegie sotto spirito denocciolate (in alternativa potete usare quelle surgelate o, se è stagione, quelle fresche).
Amalgamate il composto e versatelo in uno stampo a cerniera imburrato e infarinato.
Spolverate con lo zucchero di canna e cuocete in forno caldo a 180°C per circa 40 minuti.
Lasciate raffreddare la torta di ciliegie prima di servirla, a piacere, con un cucchiaio di panna montata.  

mercoledì 5 marzo 2025

Baccalà mantecato e composta di zucca mantovana

Ieri sera a cena, gustando questo baccalà mantecato con composta di zucca, abbiamo parlato di amori finiti. 
Perché nelle relazioni che viviamo, i segnali d’allarme spesso ci attraggono invece di farci scappare? 
M. cerca di guardare il suo ex senza pregiudizi. Vorrebbe perdonarlo, come chi perdona la propria malattia di averlo reso invalido. Ci ha provato più volte. Negli anni il senso di dipendenza nei suoi confronti è arrivato a ondate. Niente è lineare. Ora sta meglio, le crisi sono finite, il dolore si è attenuato, ma deve ancora imparare a guarire dalle relazioni tossiche. 
La fine di un amore ha il suo modo di affilare la vita. Col tempo, non hai altra scelta che andare avanti, fino a quando non capisci che il tanto tempo trascorso insieme non è sprecato. Svalutare il passato di coppia non ha senso, perché ogni rapporto prevede che ciascuno si metta in gioco e cambi, e ogni volta che si supera il dolore si diventa una persona nuova, probabilmente migliore.

ANTIPASTI > BACCALÀ MANTECATO E COMPOSTA DI ZUCCA MANTIOVANA


Stoccafisso ammollato > 600 g
Latte > 650 ml
Limone > ½
Salvia > 2 foglie
Aglio > 1 spicchio
Pepe > 1 pizzico
Olio d’oliva > 300 ml
Olio EVO > 3 cucchiai
Zucca mantovana > 500 g
Zucchero di canna > 150 g
Tartufo (facoltativo) > qb

Tagliate lo stoccafisso a pezzi, mettetelo in una ciotola e copritelo con 500 ml di latte. Lasciatelo marinare per 12 ore.
Scolate lo stoccafisso, sciacquatelo con acqua corrente, asciugatelo e fatelo rosolare in una padella antiaderente unta con olio EVO.
Aggiungete 150 ml di latte, 150 ml di acqua, l’aglio, le foglie di salvia, il pepe e ½ limone.
Fate cuocere per 30 minuti, schiumando di tanto in tanto.
Pulite intanto la zucca, eliminando i semi e la buccia, tagliatela a pezzetti e trasferitela in una pentola con lo zucchero di canna.
Aggiungete 50 ml d’acqua e fate cuocere con coperchio per 30 minuti, fino a quando la zucca non si sarà del tutto sfaldata.
Versate la marmellata di zucca ancora bollente in un vasetto sterilizzato, chiudete il coperchio e lasciatelo a testa in giù finché non si sarà raffreddato.
Scolate lo stoccafisso e montatelo con una frusta elettrica in un contenitore alto e stretto, aggiungendo a filo l’olio d’oliva, finché non otterrete una mousse soffice.
Versate un cucchiaio di composta di zucca in un tumbler basso e riempite col baccalà mantecato. 
Completate a piacere con una leggera grattugiata di tartufo. 

lunedì 10 febbraio 2025

Cookies meringati con cioccolato e pistacchi

Ieri sera a cena abbiamo parlato di fortuna, e in particolare della fortuna d'incontrare la persona giusta, al momento giusto, nel posto giusto. 
Fino a che punto possiamo dire di scegliere o di essere già scelti?
L’amore è una questione di tempismo. Per stare bene insieme è indispensabile un allineamento di obiettivi, di desideri e di tempi che non si può forzare. 
A perdere la testa ci vuole un attimo, ma spesso anche a ritrovarla. 
P. si è sentito spesso in bilico, soprattutto di fronte a scelte particolarmente importanti, ma alla fine in lui prevale il dovere. Sempre. Altrimenti non si alzerebbe da letto le mattine piovose, non sarebbe cordiale e disponibile con tutti. 
Ma perché sapere di aver fatto la scelta giusta in amore non lo preserva dal dolore? Dovrebbe semplicemente accettare che la vita è quella che è, né giusta né ingiusta. Siamo noi, con le nostre aspettative disilluse o soddisfatte, a percepirla in un modo o nell’altro. 
Gli amori che non decollano sono una cosa normale, più frequenti di quelli che funzionano bene e a lungo. Ha fatto la cosa giusta. Dovrà sopportare la tristezza della separazione, perché è normale. D’altra parte, cos’è un innamorato se non una persona che si chiede di continuo cosa stia sbagliando? 
Sono le risposte a fare la differenza, perché alla fine tutti hanno la tendenza a tornare in sé, il che è senza dubbio il più grosso vantaggio dell’umanità innamorata.

DOLCI > COOKIES MERINGATI CON CIOCCOLATO E PISTACCHIO


Uova > 3
Zucchero a velo > 150 g
Cioccolato fondente > 100 g
Biscotti Digestive > 5
Granella di pistacchio > 100 g
Sale > 1 pizzico

In una ciotola capiente montate gli albumi a neve con un pizzico di sale.
Incorporate un po’ alla volta lo zucchero a velo, continuando a montare.
Quando avrete ottenuto una meringa lucida e ben ferma, aggiungete i biscotti polverizzati al mixer, il cioccolato tritato e la granella di pistacchio.
Mescolate delicatamente, dal basso verso l’alto, per non smontare la meringa.
Foderate una leccarda con un foglio di carta forno.
Aiutandovi con due cucchiai, versate dei mucchietti d’impasto grandi come una noce, lasciando 3 centimetri tra un mucchietto e l’altro.
Cuocete i cookies meringati in forno caldo e statico a 170° per 12-13 minuti.
Una volta cotti, lasciateli raffreddare su una griglia, così che la base non assorba umidità.  

martedì 7 gennaio 2025

Torta al mango

L'altra sera a cena abbiamo parlato d’amore e di sbagli. 
Una volta che si è conosciuto l’amore vero, non ci si può far andar bene qualcuno con cui vivere, scriveva Andrew Sean Greer. È peggio che vivere da soli.
M. appartiene a quella categoria di uomini che si consacrano anima e corpo a una venerazione romantica. Uno capace di servire con fedeltà senza speranza di ricompensa, perché talvolta è necessario legare qualcosa ben stretto prima di trovare il coraggio per slegarlo, se è il caso. Anche un’illusione d’amore.
S. invece non si è mai accontentata, non ha mai avuto paura di rimanere sola: per stare bene con gli altri – si è sempre detta – bisogna prima di tutto imparare a stare bene con sé stessi. Ma dopo anni di mancate relazioni non ha ancora imparato ad amarsi: si vede come una buona amica, nulla di più. Non si è data comunque per vinta, perché un errore va commesso fino in fondo per capire che di un errore si è trattato. E ora teme che sia tardi per tornare ad amare gli altri.
In amore si sbaglia sempre. Per rabbia, per amore, per gelosia. Si sbaglia per poter chiedere scusa, per poter ammettere di aver sbagliato. Si sbaglia per crescere e per maturare, diceva Bob Marley. Si sbaglia perché non si è perfetti. O forse solo per imparare.

DOLCI > TORTA AL MANGO
Mango > 3
Miele di acacia > 1 cucchiaio
Zucchero > 210 g
Uova > 3
Farina > 300 g
Lievito per dolci > 1 bustina
Burro > 150 g
Limone > 1

Lavate e tagliate 1 mango a fettine e fatele cuocere a fuoco lento in una soluzione di acqua (1/2 litro) e 60 g di zucchero.
Quando le fettine iniziano ad ammorbidirsi (non devono sfaldarsi) aggiungete 1 cucchiaio di miele di acacia.
Lasciate che si sciolga, spegnete il fuoco e lasciate raffreddare.
In una ciotola capiente, montate con una frusta 3 uova e 150 g di zucchero.
Aggiungete 300 g di farina, 1 bustina di lievito per dolci e 150 g di burro sciolto a bagnomaria (dopo averlo fatto intiepidire).
Aggiungete il liquido di cottura del mango continuando a mescolare con le fruste, in modo che non si formino grumi.
Tagliate altri due mango a fettine sottili e aggiungetele al composto.
Imburrate e infarinate una teglia e versate il composto, quindi sistemate a raggiera le fettine di mango cotte.
Cuocete in forno caldo per 60 minuti a 180°.
Lasciate raffreddare la torta di mango prima di servirla.



martedì 26 novembre 2024

La ruota del faraone

Non esiste alcun sistema di convinzioni che sia intrinseco alla cultura ebraica. Ogni generazione è chiamata a individuare i propri specifici fattori d'integrità. Allo stesso modo, non esiste un’unica tipologia di cucina kosher. Anche se le tradizioni gastronomiche giudaiche seguono comunque le regole indicate nella Torah, gli ebrei hanno infatti adottato le usanze dei posti in cui sono vissuti. Ne è nato un melting pot gastronomico che, per quanto riguarda il nostro paese, offre una miscela unica di sapori influenzata sia dagli ingredienti locali italiani sia dalle leggi ebraiche.
Ci sono quindi molte contaminazioni anche tra la cucina ferrarese e quella degli ebrei accolti a Ferrara dal duca Ercole I d’Este, dopo che nel 1492 furono cacciati dalla Spagna cattolica.
Secondo la leggenda, le tagliatelle furono inventate nel 1487 dal Mastro Zafirano, in occasione del matrimonio di Lucrezia Borgia col duca Alfonso d'Este. Si dice che il cuoco s'ispirò ai bellissimi capelli biondi della sposa per cerare questa nuova pasta fresca.
E proprio le tagliatelle più sottili sono alla base di un piatto chiamato hamin, noto anche come la Ruota del Faraone, in ricordo degli Egiziani annegati nel Mar Rosso. Si usa prepararlo per Shabbat Beshalach (una delle connessioni di Shabbat più significative dell’interno anno) e, secondo la tradizione, si cucina in una pirofila (o una padella, se si preferisce una cottura al tegame) rotonda come le ruote dei carri dei soldati egiziani che hanno inseguito gli Ebrei in fuga nel deserto. Le tagliatelline rappresentano le onde del Mar Rosso, i pinoli raffigurano i cavalli bianchi degli egiziani, mentre l’uvetta vuole ricordare le teste degli egiziani che affogarono quando il Mar rosso si richiuse su di loro.
In questa mia rivisitazione, al posto dell’oca kasher ho utilizzato la carne di manzo e il sugo dell’arrosto (che ho servito come secondo a cena), ma potete optare anche per la carne di pollo.

PRIMI > LA RUOTA DEL FARAONE
Tagliatelline all’uovo > 350 g
Macinato di manzo > 150 g
Salsiccia di scottona > 100 g
Pinoli > 80 g
Uvetta > 80 g
Fondo di cottura dell’arrosto > qb
Rosmarino > 1 rametto
Aglio > 1 spicchio
Salvia > 6 foglie
Olio EVO > 8 cucchiai
Pepe > 1/2 cucchiaino
Sale > 1/2 cucchiaino

Versate il macinato e la salsiccia privata del budello in una ciotola capiente.
Aggiungete il sale e il pepe, la salvia tritata, quindi impastate a lungo con le mani per rendere il composto tenero.
Ricavate delle polpettine grandi come una nocciola.
Scaldate 4 cucchiai d’olio EVO in una padella antiaderente, fate soffriggere l’aglio e il rosmarino, quindi fate rosolare le polpettine su tutti i lati.
Cuocete le tagliatelle sottili al dente in abbondante acqua salata, scolatele e fatele raffreddare con un getto veloce di acqua fredda. Scolatele nuovamente e tamponatele con la carta da cucina.
Condite le tagliatelline col fondo di cottura dell’arrosto (o ancor meglio col grasso d’oca sciolto) e aggiungete le polpettine, i pinoli tostati e l’uvetta.
Mescolate e trasferite il tutto in una pirofila bene oliata.
Cuocete in forno caldo a 200°C per 5 minuti, fino a quando non si sarà formata una bella crosticina croccante sulla superficie.

venerdì 11 ottobre 2024

Beef Stew di Kiriko

Il ragazzo e l’airone, ultima fatica del premio Oscar Hayao Miyazaki, è da pochi giorni su Netflix e per celebrare l’evento voglio condividere con voi la ricetta dello stufato di Kiriko.
Nel film viene cucinata una versione alternativa del classico beef stew giapponese, preparata facendo bollire la carne di un grosso pesce che Kiriko e Masato hanno macellato insieme, mentre io vi insegnerò la versione originale del piatto, con manzo, patate e carote… quella che in Giappone pronunciano “bīfu shichū”.
Piccolo dettaglio curioso, Kiriko mangia lo stufato con un pezzo di pane e non col riso. E così faremo anche noi.
Il cibo è da sempre una delle caratteristiche più importanti del cinema di Miyazaki.  Il maestro utilizza con accortezza pietanze e bevande per radunare i personaggi, costruire i loro rapporti e aggiungere profondità alle storie.
È rarissimo vedere nei film di Miyazaki piatti ricercati con ingredienti rari e costosi: nella maggior parte dei casi troviamo infatti pietanze casalinghe, piccoli spuntini o gustosissimi bento.
Non è la prima volta che Hayao Miyazaki fa gustare lo stufato di manzo ai suoi personaggi. I fan del regista lo avevano infatti già visto cucinare da Sheeta nel film Il castello nel cielo, meglio noto con il titolo originario di Laputa (1986). È lei a prepararlo sulla nave Tiger Moth per la ciurma di pirata dell’aria capitanata da Dola. Lo cuoce a fuoco lento in una pentola molto grande e come tocco finale aggiunge una grattugiata di formaggio cheddar. Bazu e del resto della famiglia lo mangiano di gusto! Certo, nel film era Tiger Moth Stew (stufato di falena tigre), ma anche in questo caso io preferisco rimanere sul classico.

Qual è il vostro ricordo più bello legato ai film di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli?
Quale il piatto che più vi ha fatto venire l'acquolina in bocca?
Raccontami la tua esperienza nei commenti qua sotto!

Se amate gli anime e la cucina, vi ricordo che dal 18 ottobre troverete in libreria il mio nuovo ricettario, intitolato In cucina con gli anime della TV, che si affianca ai precedenti In cucina con gli anime giapponesi e In cucina con gli anime dello Studio Ghibli.
Se volete approfondire la visione del film, in libreria trovate invece il romanzo originale a cui è ispirato, intitolato E voi come vivrete?, e il saggio Studio Ghibli – La fabbrica dei sogni. Dalle origini a Il ragazzo e l'airone, che ne racconta la genesi.

SECONDI > BEEF STEW DI KIRIKO



Muscolo di manzo > 600 g
Patate dolci > 3
Carote > 3
Cipolla > 1
Brodo di manzo > 1 l
Salsa di soia > 6 cucchiai
Mirin > 3 cucchiai
Sakè > 3 cucchiai
Zucchero > 2 cucchiai
Curry > 1 cucchiaio
Triplo concentrato di pomodoro > 1 cucchiaio
Vino rosso > 1 bicchiere
Olio di sesamo > 4 cucchiai
Amido di mais > 1 cucchiaio
Sale e pepe > 1 pizzico

Sbucciate le patate dolci e tagliatele a pezzetti. Mondate e tagliate le carote a rondelle e la cipolla in quattro parti.
Rosolate la carne in una pentola bene oliata, poi sfumatela col vino rosso.
Lasciate evaporare l’alcool e aggiungete le carote e la cipolla. Fate saltare per qualche minuto.
Aggiungete il concentrato di pomodoro, la salsa di soia, il mirin, il sakè, il curry, lo zucchero e il brodo fino a coprire a filo la carne e le verdure.
Mettete il coperchio e proseguite la cottura a fuoco lento per 1 ora e ½, poi aggiungete le patate.
Cuocete altri 30 minuti, fino a quando la carne non risulterà tenera.
Togliete la carne e le verdure, e fate rapprendere il fondo di cottura aggiungendo 1 cucchiaio di amido di mais sciolto in un goccio d’acqua.
Servite la carne e le verdure su un mestolo di fondo di cottura.  

martedì 8 ottobre 2024

Sukiyaki Amamizukan

In attesa che il 18 ottobre esca in libreria il mio nuovo ricettario, intitolato In cucina con gli anime della TV, oggi vi svelo la mia ricetta del sukiyaki. Un piccolo extra per tutti gli otaku che seguono il mio blog.
In Giappone, questo piatto è da sempre un simbolo di amicizia, quindi mi fa piacere condividerlo con tutti voi.
L’abitudine di consumare il sukiyaki in famiglia nel fine settimana o nelle ricorrenze più importanti è nata a Kyoto negli anni Quaranta del Novecento. Ancora oggi la pentola che contiene il brodo caldo viene posta al centro della tavola e ognuno intinge e cuoce il suo pezzetto di cibo, chiacchierando e scherzando.
Per realizzare questo sukiyaki mi sono ispirato alla serie Kuragehime – La principessa delle meduse, una commedia romantica e surreale tratta dall’omonimo manga josei (per donne e giovani adulte) di Akiko Higashimura.
Nell’anime, a cucinarlo per le inquiline del dormitorio Amamizukan è la diciottenne Tsukimi, una otaku che si è trasferita a Tokyo per diventare un’illustratrice. Al solo vederlo mette l’acquolina in bocca!
La storia di Kuragehime inizia quando, un giorno, Tsukimi si trova a discutere col commesso di un negozio di animali per salvare una medusa, che sta morendo a causa di metodi di allevamento errati. Ad aiutarla nella difficile impresa sarà una splendida ragazza alla moda, che si rivelerà però essere Kuranosuke, secondogenito illegittimo di un politico locale.
In Giappone Kuragehime è stato trasposto anche in un film live-action nel 2014 e in una fiction televisiva nel 2018. Se vi ho incuriosito, l’anime vi aspetta su Crunchyroll.

SECONDI > SUKIYAKI



Funghi shiitake > 4
Tofu > 200 g
Cavolo di Pechino > 12 foglie
Spinaci freschi > 300 g
Cipollotti > 4
Noodles > 250 g
Carpaccio di manzo > 300 g
Brodo dashi (brodo di pesce) > 1 l
Salsa di soia > ¼ di tazza
Mirin > ¼ di tazza
Sake > 2 cucchiai
Zucchero > 1 cucchiaio
Riso bianco cotto > 400 g (facoltativo)
Uova > 4 (facoltativo)

Versate in una pentola la salsa di soia, il mirin, il sake e lo zucchero.
Lasciate sobbollire finché tutto lo zucchero non sarà sciolto, quindi trasferite la salsa sukiyaki in una ciotola.
Mettete i funghi shiitake secchi a rinvenire in 400 ml di acqua calda per 40 minuti, quindi strizzali delicatamente e incidi una croce sul cappello.
Tagliate il tofu a fette, lavate le foglie del cavolo di Pechino, quelle degli spinaci, mondate e affettate i cipollotti (separando la parte bianca da quella verde).
Lessate i noodles per 6 minuti in acqua bollente leggermente salata, quindi scolateli e metteteli da parte.
In una padella antiaderente, soffriggete la parte bianca del cipollotto, quindi aggiungete e rosolate il carpaccio di manzo.
Versate la salsa sukiyaki e il brodo dashi e lasciate cuocere a fuoco dolce.
Aggiungete il tofu, i funghi shiitake, il cavolo di Pechino e gli spinaci dividendoli in sezioni.
Versate infine i noodles, coprite la pentola e proseguite la cottura per circa 5-7 minuti.
Togliete il coperchio, aggiungete il carpaccio rosolato e la parte verde del cipollotto, e portate direttamente in tavola accompagnando il sukiyaki con riso bianco cotto e tuorlo d'uovo freschissimo (in cui immergere i vari ingredienti prima di gustarli).



mercoledì 11 settembre 2024

Pancetta croccante con chutney di mango

Stasera a cena mi sono chiesto quanto sia giusto legittimare incondizionatamente un’attrazione.
Ultimamente M. si sente come ossessionato da sé stesso, si chiede cosa fare, cosa non fare, chi è, chi non è. Gestire una relazione con un uomo sposato è molto rischioso, non importa quanto sia forte la passione.
Il suo terapeuta la paragona a un ciclo di felicità e di dolore che si reitera fino a quando uno dei due non stacca la spina. Così M. ha deciso di imporsi delle regole, perché le relazioni come la sua si basano sul piacere e sull’emozione, rimanendo confinate a un lungo e logorante innamoramento che raramente si trasforma in vero amore.
Cerca di prendere le distanze, poi, ogni volta, succede qualcosa. Riceve un suo messaggio, rivede una sua fotografia, oppure se lo trova davanti a cena, come capita a sorpresa stasera.

SECONDI > PANCETTA CROCCANTE CON CHUTNEY DI MANGO


Pancetta fresca > 1 kg
Rosmarino > 1 rametto
Salvia > 5 foglie
Aglio > 1 spicchio
Pepe in grani > qb
Sale grosso > qb
Zucchero > qb

Per la chutney di mango:
Mango > 500 g
Zucchero > 50 g
Zucchero di canna > 150 g
Radice di zenzero > 2 cm
Limone > 2 (non trattati)
Peperoncino > 1 pizzico
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico

Incidete la cotenna della pancetta con tagli trasversali incrociati.
Passate al mixer la salvia, il rosmarino, lo spicchio d’aglio, il sale grosso, il pepe e lo zucchero.
Cospargete la pancetta col mix ottenuto, massaggiando bene la carne, e lasciatela in frigorifero per almeno 12 ore.
Fate rosolare la pancetta in una padella antiaderente, con la cotenna rivolta verso il basso.
Trasferite quindi la pancetta sulla griglia del forno, avendo cura di posizionare al livello sottostante una teglia con due dita d’acqua, per creare umidità nel forno e raccogliere i succhi che fuoriescono dalla carne.
Cuocete per 15 minuti a 200°C, poi continuate la cottura per 2 ore e ½ a 170°C e infine per 10 minuti a 250°C.
Se avete un termometro, per una cottura perfetta la temperatura della carne deve raggiungere i 70°C.
Versate intanto in una padella antiaderente il mango sbucciato e tagliato a dadini, quindi aggiungete lo zucchero, il sale, lo zenzero grattugiato, il peperoncino e le zeste dei limoni.
Irrorate col succo di un limone e fate cuocere coperto a fuoco lento per un’ora, mescolando spesso per evitare che si attacchi.
Sfornate la pancetta e lasciatela riposare per 5 minuti prima di servirla, tagliandola a cubi e accompagnandola con un cucchiaio di chutney di mango a temperatura ambiente.