venerdì 11 ottobre 2024

Beef Stew di Kiriko

Il ragazzo e l’airone, ultima fatica del premio Oscar Hayao Miyazaki, è da pochi giorni su Netflix e per celebrare l’evento voglio condividere con voi la ricetta dello stufato di Kiriko.
Nel film viene cucinata una versione alternativa del classico beef stew giapponese, preparata facendo bollire la carne di un grosso pesce che Kiriko e Masato hanno macellato insieme, mentre io vi insegnerò la versione originale del piatto, con manzo, patate e carote… quella che in Giappone pronunciano “bīfu shichū”.
Piccolo dettaglio curioso, Kiriko mangia lo stufato con un pezzo di pane e non col riso. E così faremo anche noi.
Il cibo è da sempre una delle caratteristiche più importanti del cinema di Miyazaki.  Il maestro utilizza con accortezza pietanze e bevande per radunare i personaggi, costruire i loro rapporti e aggiungere profondità alle storie.
È rarissimo vedere nei film di Miyazaki piatti ricercati con ingredienti rari e costosi: nella maggior parte dei casi troviamo infatti pietanze casalinghe, piccoli spuntini o gustosissimi bento.
Non è la prima volta che Hayao Miyazaki fa gustare lo stufato di manzo ai suoi personaggi. I fan del regista lo avevano infatti già visto cucinare da Sheeta nel film Il castello nel cielo, meglio noto con il titolo originario di Laputa (1986). È lei a prepararlo sulla nave Tiger Moth per la ciurma di pirata dell’aria capitanata da Dola. Lo cuoce a fuoco lento in una pentola molto grande e come tocco finale aggiunge una grattugiata di formaggio cheddar. Bazu e del resto della famiglia lo mangiano di gusto! Certo, nel film era Tiger Moth Stew (stufato di falena tigre), ma anche in questo caso io preferisco rimanere sul classico.

Qual è il vostro ricordo più bello legato ai film di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli?
Quale il piatto che più vi ha fatto venire l'acquolina in bocca?
Raccontami la tua esperienza nei commenti qua sotto!

Se amate gli anime e la cucina, vi ricordo che dal 18 ottobre troverete in libreria il mio nuovo ricettario, intitolato In cucina con gli anime della TV, che si affianca ai precedenti In cucina con gli anime giapponesi e In cucina con gli anime dello Studio Ghibli.
Se volete approfondire la visione del film, in libreria trovate invece il romanzo originale a cui è ispirato, intitolato E voi come vivrete?, e il saggio Studio Ghibli – La fabbrica dei sogni. Dalle origini a Il ragazzo e l'airone, che ne racconta la genesi.

SECONDI > BEEF STEW DI KIRIKO



Muscolo di manzo > 600 g
Patate dolci > 3
Carote > 3
Cipolla > 1
Brodo di manzo > 1 l
Salsa di soia > 6 cucchiai
Mirin > 3 cucchiai
Sakè > 3 cucchiai
Zucchero > 2 cucchiai
Curry > 1 cucchiaio
Triplo concentrato di pomodoro > 1 cucchiaio
Vino rosso > 1 bicchiere
Olio di sesamo > 4 cucchiai
Amido di mais > 1 cucchiaio
Sale e pepe > 1 pizzico

Sbucciate le patate dolci e tagliatele a pezzetti. Mondate e tagliate le carote a rondelle e la cipolla in quattro parti.
Rosolate la carne in una pentola bene oliata, poi sfumatela col vino rosso.
Lasciate evaporare l’alcool e aggiungete le carote e la cipolla. Fate saltare per qualche minuto.
Aggiungete il concentrato di pomodoro, la salsa di soia, il mirin, il sakè, il curry, lo zucchero e il brodo fino a coprire a filo la carne e le verdure.
Mettete il coperchio e proseguite la cottura a fuoco lento per 1 ora e ½, poi aggiungete le patate.
Cuocete altri 30 minuti, fino a quando la carne non risulterà tenera.
Togliete la carne e le verdure, e fate rapprendere il fondo di cottura aggiungendo 1 cucchiaio di amido di mais sciolto in un goccio d’acqua.
Servite la carne e le verdure su un mestolo di fondo di cottura.  

martedì 8 ottobre 2024

Sukiyaki Amamizukan

In attesa che il 18 ottobre esca in libreria il mio nuovo ricettario, intitolato In cucina con gli anime della TV, oggi vi svelo la mia ricetta del sukiyaki. Un piccolo extra per tutti gli otaku che seguono il mio blog.
In Giappone, questo piatto è da sempre un simbolo di amicizia, quindi mi fa piacere condividerlo con tutti voi.
L’abitudine di consumare il sukiyaki in famiglia nel fine settimana o nelle ricorrenze più importanti è nata a Kyoto negli anni Quaranta del Novecento. Ancora oggi la pentola che contiene il brodo caldo viene posta al centro della tavola e ognuno intinge e cuoce il suo pezzetto di cibo, chiacchierando e scherzando.
Per realizzare questo sukiyaki mi sono ispirato alla serie Kuragehime – La principessa delle meduse, una commedia romantica e surreale tratta dall’omonimo manga josei (per donne e giovani adulte) di Akiko Higashimura.
Nell’anime, a cucinarlo per le inquiline del dormitorio Amamizukan è la diciottenne Tsukimi, una otaku che si è trasferita a Tokyo per diventare un’illustratrice. Al solo vederlo mette l’acquolina in bocca!
La storia di Kuragehime inizia quando, un giorno, Tsukimi si trova a discutere col commesso di un negozio di animali per salvare una medusa, che sta morendo a causa di metodi di allevamento errati. Ad aiutarla nella difficile impresa sarà una splendida ragazza alla moda, che si rivelerà però essere Kuranosuke, secondogenito illegittimo di un politico locale.
In Giappone Kuragehime è stato trasposto anche in un film live-action nel 2014 e in una fiction televisiva nel 2018. Se vi ho incuriosito, l’anime vi aspetta su Crunchyroll.

SECONDI > SUKIYAKI



Funghi shiitake > 4
Tofu > 200 g
Cavolo di Pechino > 12 foglie
Spinaci freschi > 300 g
Cipollotti > 4
Noodles > 250 g
Carpaccio di manzo > 300 g
Brodo dashi (brodo di pesce) > 1 l
Salsa di soia > ¼ di tazza
Mirin > ¼ di tazza
Sake > 2 cucchiai
Zucchero > 1 cucchiaio
Riso bianco cotto > 400 g (facoltativo)
Uova > 4 (facoltativo)

Versate in una pentola la salsa di soia, il mirin, il sake e lo zucchero.
Lasciate sobbollire finché tutto lo zucchero non sarà sciolto, quindi trasferite la salsa sukiyaki in una ciotola.
Mettete i funghi shiitake secchi a rinvenire in 400 ml di acqua calda per 40 minuti, quindi strizzali delicatamente e incidi una croce sul cappello.
Tagliate il tofu a fette, lavate le foglie del cavolo di Pechino, quelle degli spinaci, mondate e affettate i cipollotti (separando la parte bianca da quella verde).
Lessate i noodles per 6 minuti in acqua bollente leggermente salata, quindi scolateli e metteteli da parte.
In una padella antiaderente, soffriggete la parte bianca del cipollotto, quindi aggiungete e rosolate il carpaccio di manzo.
Versate la salsa sukiyaki e il brodo dashi e lasciate cuocere a fuoco dolce.
Aggiungete il tofu, i funghi shiitake, il cavolo di Pechino e gli spinaci dividendoli in sezioni.
Versate infine i noodles, coprite la pentola e proseguite la cottura per circa 5-7 minuti.
Togliete il coperchio, aggiungete il carpaccio rosolato e la parte verde del cipollotto, e portate direttamente in tavola accompagnando il sukiyaki con riso bianco cotto e tuorlo d'uovo freschissimo (in cui immergere i vari ingredienti prima di gustarli).



mercoledì 11 settembre 2024

Pancetta croccante con chutney di mango

Stasera a cena mi sono chiesto quanto sia giusto legittimare incondizionatamente un’attrazione.
Ultimamente M. si sente come ossessionato da sé stesso, si chiede cosa fare, cosa non fare, chi è, chi non è. Gestire una relazione con un uomo sposato è molto rischioso, non importa quanto sia forte la passione.
Il suo terapeuta la paragona a un ciclo di felicità e di dolore che si reitera fino a quando uno dei due non stacca la spina. Così M. ha deciso di imporsi delle regole, perché le relazioni come la sua si basano sul piacere e sull’emozione, rimanendo confinate a un lungo e logorante innamoramento che raramente si trasforma in vero amore.
Cerca di prendere le distanze, poi, ogni volta, succede qualcosa. Riceve un suo messaggio, rivede una sua fotografia, oppure se lo trova davanti a cena, come capita a sorpresa stasera.

SECONDI > PANCETTA CROCCANTE CON CHUTNEY DI MANGO


Pancetta fresca > 1 kg
Rosmarino > 1 rametto
Salvia > 5 foglie
Aglio > 1 spicchio
Pepe in grani > qb
Sale grosso > qb
Zucchero > qb

Per la chutney di mango:
Mango > 500 g
Zucchero > 50 g
Zucchero di canna > 150 g
Radice di zenzero > 2 cm
Limone > 2 (non trattati)
Peperoncino > 1 pizzico
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico

Incidete la cotenna della pancetta con tagli trasversali incrociati.
Passate al mixer la salvia, il rosmarino, lo spicchio d’aglio, il sale grosso, il pepe e lo zucchero.
Cospargete la pancetta col mix ottenuto, massaggiando bene la carne, e lasciatela in frigorifero per almeno 12 ore.
Fate rosolare la pancetta in una padella antiaderente, con la cotenna rivolta verso il basso.
Trasferite quindi la pancetta sulla griglia del forno, avendo cura di posizionare al livello sottostante una teglia con due dita d’acqua, per creare umidità nel forno e raccogliere i succhi che fuoriescono dalla carne.
Cuocete per 15 minuti a 200°C, poi continuate la cottura per 2 ore e ½ a 170°C e infine per 10 minuti a 250°C.
Se avete un termometro, per una cottura perfetta la temperatura della carne deve raggiungere i 70°C.
Versate intanto in una padella antiaderente il mango sbucciato e tagliato a dadini, quindi aggiungete lo zucchero, il sale, lo zenzero grattugiato, il peperoncino e le zeste dei limoni.
Irrorate col succo di un limone e fate cuocere coperto a fuoco lento per un’ora, mescolando spesso per evitare che si attacchi.
Sfornate la pancetta e lasciatela riposare per 5 minuti prima di servirla, tagliandola a cubi e accompagnandola con un cucchiaio di chutney di mango a temperatura ambiente.

lunedì 29 luglio 2024

Girelle al limone

Ho ufficialmente chiuso il mio nuovo libro di cucina. Il terzo.
Manca solo la copertina, ma il bozzetto che ho visto è strepitoso.
Uscirà a novembre (lo presenterò in anteprima a Lucca Comics) e s'intitolerà IN CUCINA CON GLI ANIME DELLA TV.
Ho cucinato per voi 23 ricette dolci e salate tratte da serie come Dragon Ball SuperMy Hero AcademiaSlam DunkHaikyu!!Jujutsu KaisenDeath NoteHUNTERxHUNTERFullmetal Alchemist, Mobile Suit Gundam, Mazinga ZLulù l'angelo tra i fiori, Utena la fillette révolutionnaire e altre ancora.
Ci sarà anche la ricetta dei “princess donuts” di Star☆Twinkle Pretty Cure, sedicesima serie anime del noto franchise Pretty Cure, creato da Izumi Todo e prodotto, a partire dal 2004, da Toei Animation, ABC e ADK.
Dal momento che mi è avanzato una parte dell’impasto dei donuts, ho voluto realizzare queste deliziose girelle al forno, ispirandomi alle tagliatelle fritte, dolce carnevalesco della tradizione emiliano-romagnola che preparava la mia nonna paterna.
Ho sempre pensato che trasformare un piatto sia un po’ come ripensare la fine di un qualcosa per trasformarlo in un nuovo inizio. È una pratica positiva e propositiva. La considero una visione ottimistica del vivere la cucina… D’altra parte il termine “ottimista” deriva da “optare”, che significa “scegliere”, “preferire”, e non è un caso che, come rivela una serie di ricerche del British Journal of Occupational Therapy, stare ai fornelli incrementi la capacità di concentrazione e accresca il senso di soddisfazione.
Non trovare anche voi?

DOLCI > GIRELLE AL LIMONE


Farina 00: 200 g
Farina manitoba: 200 g
Lievito di birra secco: 1 bustina
Latte: 200 ml
Uova: 1
Zucchero bianco: 60 g
Zucchero di canna > 80 g
Burro: 80 g
Limone > 1
Sale: 1 pizzico

Versate in una ciotola capiente la farina 00, quella manitoba, il lievito di birra secco e mescolate aggiungendo il latte, le uova, lo zucchero bianco e il sale.
Aggiungete il burro ammorbidito e lavorate energicamente l’impasto fino a quando non sarà liscio.
Coprite con una pellicola e lasciate lievitare per 2 ore a temperatura ambiente. Quando sarà raddoppiato di volume, versate l’impasto sulla spianatoia infarinata e stendetelo col mattarello fino allo spessore di 1 cm.
Cospargete la sfoglia con lo zucchero di canna e la scorza grattugiata del limone e arrotolatela su sé stessa dal lato corto.
Tagliate il rotolo a fette spesse 2 cm circa, disponendo ciascuna rondella ottenuta su un vassoio infarinato, e fate riposare ancora 1 ora a temperatura ambiente.
Posizionate le girelle su una teglia rivestita di carta forno, a distanza di almeno 3 cm le une dalle altre, e cuocetele in forno caldo per 20-30 minuti a 180 °C.



venerdì 19 luglio 2024

Caponata di melanzane e peperoni con albicocche

La scrittura di pancia è la più vera, perché ha un impatto immediato, perché parla di noi: ci permette di affidarci alle nostre emozioni e di affidarle agli altri. Ma per questo è anche la più pericolosa, perché è una proiezione della percezione che abbiamo di noi stessi e per questo labile.
Quando scrivo messaggi sono un’entusiasta felice. Il segreto è non rileggere mai le vecchie conversazioni su WhatsApp. È come riascoltare la propria voce registrata, che ha sempre un timbro diverso, come se non ci appartenesse, perché non attraversa solo l’aria prima di raggiungere le nostre orecchie, ma passa anche attraverso le ossa e i tessuti, dalla laringe alla coclea.
Nello stesso modo, prima di apparire ai nostri occhi, quello che scriviamo lascia il cuore e attraversa le viscere, stomaco e intestino, organi decisamente lontani dal cervello.
E voi rileggete mai le vostre vecchie conversazioni? E le vostre ricette?

CONTORNI > CAPONATA DI MELANZANE E PEPERONI CON ALBICOCCHE


Melanzane > 2
Peperone rosso > 2
Sedano > 2 coste
Cipolla rossa > 1
Uvetta > 30 g
Albicocche secche > 10
Pinoli > 30 g
Passata di pomodoro > 200 g
Olive taggiasche denocciolate > 100 g
Capperi sotto sale > 30 g
Basilico > 10 foglie
Zucchero > 30 g
Aceto > 100 ml
Olio EVO > 4 cucchiai
Olio di semi di girasole > 1 l
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate le melanzane, sbucciatele e tagliatele a dadini. Spolveratele di sale, adagiatele su un piano e lasciatele riposare per un’ora, fino a quando non avranno perso l’acqua di vegetazione.
Sciacquatele, asciugatele e friggetele in abbondante olio di semi e poi lasciatele asciugare su carta paglia. Tenetele da parte.
Lavate i peperoni, privateli dei semi e degli eventuali filamenti, quindi tagliateli a pezzetti.
Affettate finemente la cipolla e il sedano a rondelle e fateli soffriggere in una padella antiaderente nell’olio extravergine d’oliva.
Aggiungete i peperoni e fateli rosolare, quindi unite le albicocche a pezzi, l’uvetta, i capperi, le olive taggiasche e i pinoli.
Versate l’aceto e, evaporato l’alcol, unite anche la passata di pomodoro, lo zucchero e un bicchiere d’acqua.
Quando la salsa si sarà rappresa, aggiungete le melanzane fritte e continuate la cottura per altri 10 minuti.
Servite la caponata il giorno dopo, a temperatura ambiente, guarnendola con le foglie di basilico fresco.

venerdì 24 maggio 2024

Yakibitashi di asparagi

I principi del fascismo si diffondono nell’aria, mascherati furtivamente da qualcos’altro, sfidando tutto ciò che rappresentiamo. Le persone e le nazioni non imparano nulla dalla storia, questo è ormai chiaro. Non riusciamo a imparare la lezione o traiamo conclusioni sbagliate. Ormai, l’amnesia storica è la norma.  
A questo proposito, molto interessante è l'analisi di Laurence W. Britt, uomo d'affari internazionale e autore del saggio Fascismo, chiunque? (2003). 
Questo commentatore ormai in pensione individua il minimo comune denominatore in regimi come quello dell’Italia fascista, della Germania nazista, della Spagna franchista, del Portogallo di Salazar, della Grecia di Papadopoulos, del Cile di Pinochet e dell’Indonesia di Suharto.
Quattordici punti allarmanti che il governo Meloni e le amministrazioni locali di centro destra hanno fatto propri ormai da anni.
1. Espressioni potenti e continue di nazionalismo
Slogan accattivanti, orgoglio per l’esercito e richieste di unità erano (e sono ancora oggi) temi comuni nell’esprimere questo nazionalismo.  
2. Disprezzo per l'importanza dei diritti umani
Attraverso la propaganda, la popolazione è portata ad accettare ogni violazione dei diritti umani emarginando e demonizzando coloro che sono presi di mira.
3. Individuazione dei nemici/capri espiatori come causa unificante
Il capro espiatorio (il PD, per esempio) è il mezzo per distogliere l’attenzione della gente da altri problemi, per spostare la colpa per i fallimenti e per incanalare la frustrazione in direzioni controllate.
4. La supremazia militare
Una quota sproporzionata delle risorse nazionali è destinata all’esercito, anche quando le esigenze interne sono altre (scuola, sanità…).
5. Sessismo dilagante
Misogini, contrari all’aborto e anche omofobi, sfruttano la religione per coprire i loro abusi.
6. Mass media controllati
Il diritto all'informazione è negato ai cittadini. I giornalisti scomodi, che si oppongono alla propaganda di potere, vengono epurati e screditati, tanto in Rai quanto nella stampa locale.
7. Ossessione per la sicurezza nazionale
Un mezzo per trasformare i comuni cittadini in un esercito non ufficiale di poliziotti e soldati, solidali col potere.
8. Religione ed élite dominante legate insieme
La propaganda mantiene l’illusione che le destre difendano la fede, anche se il comportamento dei suoi rappresentanti politici è spesso incompatibile con i precetti della religione.
9. Potere delle multinazionali protetto
I membri dell’élite economica sono spesso coccolati dall’élite politica per garantire una continua reciprocità di interessi.
10. Potere del lavoro soppresso o eliminato
Il lavoro organizzato è in grado di sfidare l’egemonia politica della destra al potere e dei suoi alleati aziendali, così viene inevitabilmente schiacciato o reso impotente.
11. Disprezzo e repressione degli intellettuali e delle arti
Le idee non ortodosse o le espressioni di dissenso vengono costantemente attaccate, messe a tacere o represse.
12. Ossessione per il crimine e la punizione
La polizia è spesso glorificata e ha un potere quasi incontrollato, che porta ad abusi nei confronti dei più deboli, indifesi, senza tutele, emarginati e privi di risorse, poco importa che siano studenti, senzatetto o tossicodipendenti.
13. Clientelismo e corruzione dilaganti
È spesso prassi, per chi ricopre cariche pubbliche e/o politiche rilevanti, instaurare un sistema di favoritismi e scambi utilizzando risorse della collettività.
14. Elezioni fraudolente
Fino al controllo della macchina elettorale, l’intimidazione e la privazione dei diritti civili degli elettori dell’opposizione.

Non troppo dissimile dall’analisi di Umberto Eco, sempre riassunta in quattordici punti nel saggio Il fascismo eterno (1995):
1. Culto della tradizione del passato, spesso interpretata sincreticamente.
2. Rifiuto del modernismo, anche in conseguenza al primo punto, e dello spirito illuministico.
3. Irrazionalismo e culto dell'azione fine a se stessa. Diffidenza per la cultura.
4. Rifiuto della critica e dello spirito critico.
5. Paura della diversità. Una conseguenza ne è il razzismo.
6. Frustrazione delle classi medie (piccola borghesia) a causa di crisi economiche o pressioni politiche.
7. Ossessione per i complotti, anche di tipo internazionale.
8. Percezione di una eccessiva forza di nemici esterni, che tuttavia si ritiene di potere battere. Questa contraddizione porta tipicamente a false valutazioni degli avversari e, in ultima istanza, ad essere perdenti negli scontri.
9. Idea della guerra permanente e contrasto al pacifismo. La pace definitiva avverrà solo dopo la vittoria finale.
10. Elitismo di massa e disprezzo per i deboli: pertanto, disprezzo da parte di ciascun ceto per il suo ceto subordinato.
11. Eroismo di massa e desiderio di immolare se stessi per la causa comune, ma più frequentemente di immolare altri.
12. Machismo, più semplice da gestire dell'eroismo.
13. "Populismo qualitativo". Data la negazione dei diritti individuali, il "popolo" è considerato un insieme unico la cui volontà deve essere interpretata dal leader.
14. Uso di una Neolingua, caratterizzata da una sintassi elementare e veicolante un ragionamento critico necessariamente limitato.

Riconoscete anche voi questi segnali? Le elezioni si avvicinano, pensateci prima di votare un candidato di regime.

CONTORNO > YAKIBITASHI DI ASPARAGI


Asparagi > 500 g
Mirin > 50 ml
Salsa di soia > 50 ml
Brodo dashi (o di pesce) > 250 ml
Alga konbu > 1
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico

Versate il mirin, la salsa di soia e l'alga konbu nel brodo dashi (o di pesce) e portate a bollore.
Fate bollire per 1 minuto, quindi togliete l'alga e tenete da parte il brodo.
Lavate gli asparagi con acqua corrente e asciugateli con carta da cucina.
Spezzate con le mani le parti finali, più dure e bianche, e rimuovete le parti esterne dei gambi, verdi e filamentose, aiutandovi con un pelapatate.
Tagliate gli asparagi in tre parti e cuoceteli in una padella antiaderente con 100 ml acqua.
Una volta evaporata l'acqua, versate l'olio EVO, salate e grigliate gli asparagi.
Versate gli asparagi grigliati in una ciotola e copriteli col brodo, lasciandoli marinare per 20 minuti.
Impiattate gli asparagi in una coppetta, versando un goccio di brodo caldo in ognuna.

venerdì 17 maggio 2024

Purin alla vaniglia

Nonostante i budini “rappresi” si mangiassero anche nell’antico Egitto e nella Grecia classica, un punto fermo nella storia della crème caramel si deve di certo a Marco Gavio Apicio, vissuto a cavallo fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.: nella sua opera De Re Coquinaria, il gastronomo, cuoco e scrittore romano svelò infatti la ricetta del tiropatinam (“patina alla crema di latte”), preparato con uova, latte e miele, e servito cosparso di pepe.  
Per la classica versione col caramello bisogna attendere l’XI secolo, quando la canna da zucchero fu portata in Europa dal Medio Oriente. 
Sebbene portoghesi (dulce de leche), inglesi (pudding) e spagnoli (flan) rivendichino in qualche modo la paternità di questo piatto, pur con evidenti varianti, una delle prime ricette pubblicate in Europa fu dello chef francese Jean Baptiste Reboul, nel suo La cuisinière provençale (1897). 
In Giappone la crème caramel si chiama purin e può essere cotto a vapore (mushi purin) o al forno (yaki purin). Introdotto durante il periodo Meiji (1868-1912) dopo la fine del sakoku (politica di autarchia praticata durante il periodo Edo dallo shogunato Tokugawa), era un privilegio della corte imperiale e dell’aristocrazia. Grazie a un programma promozionale governativo, alla fine della seconda guerra mondiale latte e latticini si diffusero anche tra la gente comune, così anche il purin preconfezionato divenne onnipresente in tutti i minimarket giapponesi, in versione classica o aromatizzato al matcha, alla patata dolce e alla zucca. 


Golosa di purin è la diciassettenne Makoto Konno, protagonista del cult movie La ragazza che saltava nel tempo di Mamoru Hosoda (regista che avrebbe dovuto dirigere Il castello errante di Howl), vincitore di sei premi al Tokyo International Anime Fair 2007 (miglior animazione dell'anno, miglior regia, miglior storia originale, miglior sceneggiatura, miglior direzione artistica, miglior character design).  
Come nel romanzo originale di Yasutaka Tsutsui, Makoto ottiene l'abilità di compiere piccoli balzi indietro nel tempo, ma cambiare il passato non è affatto semplice… e per ricaricare le energie non c’è nulla di meglio di un buon budino!

DOLCI > PURIN ALLA VANIGLIA


Latte intero > 1 l 
Uova > 10 
Zucchero > 250 g 
Vaniglia in polvere > 1 cucchiaino  

Per il caramello: 
Zucchero > 200 g 
Acqua > 100 ml  

Versate lo zucchero e l’acqua in un pentolino d’acciaio, mescolate e lasciate cuocere a fiamma dolce fino a che il caramello non prenderà colore.
Versate il caramello negli stampini prima che si solidifichi, avendo cura di coprire bene fondo e pareti.
Scaldate il latte in un pentolino, fino a sfiorare il bollore.
Con l’aiuto di una frusta elettrica, in una ciotola sbattete insieme 6 uova intere, 2 tuorli, lo zucchero e la vaniglia.
Versate il latte caldo nelle uova sbattute e continuate a montare.
Filtrate il composto e dividetelo negli stampini.
Cuocete in forno a bagnomaria per 30-40 minuti, finché i purin non si saranno rassodati.
Lasciate raffreddare i purin e conservateli in frigorifero almeno 6 ore prima di servirli. 



giovedì 8 febbraio 2024

Melanzane in salsa wafu con semi di sesamo e katsuobushi

Ieri sera a cena abbiamo parlato di conoscenza e consapevolezza.
Le cose che non so neppure credo di saperle. Non tutte, per lo meno.
Non so andare in bicicletta e fingere disinvoltura infilando certe strade in contromano. D’altra parte ho imparato a pedalare su una cyclette in palestra, che si è rivelata la miglior metafora della mia vita: giro a vuoto, arranco, fatico, penso, cresco, ma rimango sempre lì.
Non so dire le bugie, neppure quelle a fin di bene. Semplicemente non ho memoria, mi dimentico le cose e se dicessi una bugia finirei col farmi male da solo.
Non so mantenere i segreti, non l’ho mai imparato. Forse è per questo che non so nascondere i regali e so sempre dove cercare i miei.
Non so fischiare con le dita né arrotolare la lingua senza ritrovarmi in un lago di saliva.
Non so nuotare né andare sott’acqua senza tapparmi il naso con le mani.
Quello che non so, è soprattutto cosa aspettarmi dalla vita. È questo il manifesto dei sentimenti e delle incertezze che mi porto dietro. La paura del distacco.
Faccio gli stessi errori da moltissimi anni. Dovrei avere la sensazione di averne abbastanza, invece niente. Quello che non so e che continuo a non sapere è perché. Come mai quando si cerca di fare la cosa giusta, così spesso si sbaglia? Non un segnale d’allarme, non un presentimento, solo una recidiva, come quella di un melanoma che ti costringe a soffrire per la malattia e anche per la cura.
Ma ieri sera una cosa l’ho capita: anche le cose che non so sono parte di me, come quelle che so.

CONTORNI > MELANZANE IN SALSA WAFU CON SEMI DI SESAMO E KATSUOBUSHI


Melanzane > 2
Salsa di soia > 3 cucchiai
Aceto di riso > 3 cucchiai
Olio di semi di girasole > 3 cucchiai
Zenzero fresco > 2 cm
Peperoncino > 1 pizzico
Aglio > 1 spicchio
Miele > 1 cucchiaino
Semi di sesamo > 1 cucchiaio
Katsuobushi > 1 cucchiaio

Preparate la salsa wafu unendo in una ciotola la salsa di soia, l’aceto di riso (o il corrispettivo di aceto di vino bianco, con aggiunta di ½ cucchiaino di zucchero), l’olio di semi di girasole, l’aglio sbucciato e leggermente schiacciato, il peperoncino, lo zenzero grattugiato e il miele.
Mescolate e lasciate riposare per almeno 1 ora, quindi filtratela e tenetela da parte.
Togliete il picciolo alle melanzane, lavatele e sbucciatele.
Dividetele a metà e fatele cuocere al vapore per 15 minuti. Non sollevate il coperchio e non rimuovetelo fino a cottura ultimata.
Lasciate raffreddare le melanzane su un piano inclinato, in modo che perdano tutta l’acqua.
Una volta fredde, tagliatele a listarelle e conditele con la salsa wafu.
Impiattatele cospargendole con i semi di sesamo tostati e un pizzico di katsuobushi (fiocchi di tonnetto essiccato, fermentato e affumicato).