L’altra sera a cena con una famiglia di amici abbiamo parlato di curiosità sessuale. Il mondo corre vorticosamente. Quando ero adolescente lottavamo per uscire allo scoperto, definendoci in maniera unica e totalitaria. Eravamo gay (o lesbiche) senza sfumature. Oggi sembra che non esistano abbastanza parole per descrivere tutte le variabili inerenti l’orientamento sessuale, caratteristica permeata da una serie di stereotipi approssimativi e false credenze
S. è giovane, si sente bloccata dalle definizioni. Non vuole etichette, perché non sa ancora chi la attrarrà. Si sente potenzialmente pansessuale, perché il suo desiderio parrebbe stimolato soltanto dalla personalità, quindi svincolato sia dal genere che dall’orientamento sessuale del partner.
La sessualità umana è un campo vasto e ha molteplici variabili. Genere e orientamento sessuale possono dare vita a infinite combinazioni, anche molto fluide e non etichettabili.
Tredici anni fa la psicologa e docente Lisa Diamond aveva già coniato il termine “sexual fluidity” per indicare quella fluidità sessuale che non prevede una rigidità nelle scelte e nei desideri di un individuo nel corso della propria vita. E questo non implica che chiunque sia bisessuale o che l’orientamento sessuale non esista.
Sono lontani i tempi dei rapporti di Alfred Kinsey. Nella scala che porta il suo nome, il sessuologo statunitense si limitava a sette livelli di valutazione – da una tendenza esclusivamente eterosessuale a una propensione esclusivamente omosessuale, passando per diverse sfumature di bisessualità – senza però coprire tutte le possibili identità sessuali e senza soddisfare chi s’identifica come non-binario.
Quando pensavamo di aver elencato tutti gli orientamenti possibili, compresa l’asessualità e la polisessualità, S. ci ha preso in contropiede. Un ragazzo della sua scuola ha fatto coming out dichiarandosi “oggettofilo”. Ama gli oggetti, uno in particolare. La sua attrazione non è puramente sessuale, ma si concentra anche sull’oggetto stesso e sulle sue qualità.
Mi sono documentato. Se si tratta di un meccanismo di difesa di tipo compensativo (gli oggetti inanimati non lo deluderanno né tradiranno mai), di un effetto secondario della sindrome di Asperger o di un reale orientamento, come sostiene la sessuologa Amy Masch, forse solo il tempo ce lo dirà. Ma l’idea che una persona possa amare (e volersi sposare) con la Torre Eiffel, con un’automobile o con una cabina telefonica, mi lascia un senso di scoramento. Un mio limite? Forse, ma l’amore – se vero amore – dev’essere ricambiato. Sempre.
SECONDI > SALMONE TATAKI CON RIDUZIONE AL VINO PASSITO DI PANTELLERIA E ALBICOCCHE
Salmone > 4 filetti
Sake > 1 bicchiere
Salsa di soia > 300 ml
Zucchero > 3 cucchiai
Aglio > 1 spicchio
Zenzero fresco > 2 cm
Sciogliete lo zucchero in un’emulsione di salsa di soia e sake (in alternativa potete usare del vino bianco aromatico), aggiungendo l’aglio pestato e lo zenzero grattugiato.
Dopo esservi assicurati di eliminare eventuali spine, immergete i filetti di salmone nella marinatura e lasciateli riposare per 30 minuti a temperatura ambiente.
Asciugate i filetti e passateli nei semi di sesamo, avendo cura di ricoprirli uniformemente.
Filtrate intanto la marinatura, trasferitela in un pentolino e fatela cuocere a fuoco lento finché non si sarà ristretta di circa un terzo del suo volume. Vi servirà per la salsa.
Scaldate la piastra per grigliare i filetti di salmone (deve essere molto calda) e scottateli 1 minuto per lato (regolatevi in base alla dimensione del filetto: l’importante è non esagerare nella cottura per far sì che l’interno rimanga rosa).
Una volta pronti, tagliate i filetti di salmone a fettine di medio spessore.
Per la salsa di accompagnamento:
Vino passito > 1 bicchiere
Albicocche secche > 10
Scalogno > 1
Zucchero di canna > 2 cucchiai
Olio extravergine di oliva > 2 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Ammollate le albicocche in acqua tiepida.
Affettate intanto lo scalogno e fatelo appassire in un pentolino antiaderente con l’olio EVO.
Unite lo zucchero, il vino passito e le albicocche tagliate a pezzetti.
Regolate di sale e di pepe e cuocete a fuoco lento fino a quando le albicocche non saranno completamente sfaldate.
Frullate il tutto con un mixer a immersione aggiungendo la marinatura precedentemente ristretta, ottenendo una salsa densa e profumata.
mamma mia che ricettona... non ti leggevo in questa veste da anni. Felice di averti ritrovato.
RispondiEliminaStavo pensando a quanto scritto prima e come sono cambiati i punti di vista sessuali anche in psicologia: quel definirsi oggettofilo un tempo sarebbe stato bollato semplicemente con una delle tante ossessioni o perversioni o "disturbi delle preferenze" (questa in verità mi mancava).
Il dubbio che permane è il seguente: come si esagerava in modo plateale prima bollando tutto come ossessione o perversione (chiaro sintomo di paura e rigetto del diverso) non si sta ora esagerando con l'eccesso di definizioni di orientamenti sessuali? e quanti di questi orientamenti rientrano nella sfera della "normalità" (capendo poi cosa si intenda per normalità) e quanti nelle perversioni o disturbi delle preferenze?
Il mondo sicuramente non è bianco o nero. Non lo è mai stato e mai lo sarà. Come neanche più ci bastano le 256 sfumature di grigio ma credo che ora si stia esagerando davvero con questo eccesso di puntini sulle i. Si arriverà ad un equilibrio smettendola di alimentare la necessità di bollare le persone, di calarsi in distingui che sanno di eccesso e considerare la persona in quanto tale, avendo anche il coraggio di indicare che certe situazioni non sono orientamenti ma disturbi? Perché poi alla fine, in questa forma ossessiva-compulsiva del politically correct, finiremo con l'emarginare ancor di più di quanto si stia facendo
(non so perché è come se stessimo ricreando tante gang in campo sessuale, ognuna con la necessità di autodeterminarsi. Forse il mio è un paragone eccessivo ma la sensazione è questa)
È un po' quello che anch'io mi sono chiesto. È un argomento complesso ed è bene essere prudenti nei giudizi, visto che un tempo la stessa omosessualità era vista come una malattia o una devianza, ma non posso esimermi da un po' di sana obiettività. Penso che ognuno debba essere libero di essere ciò che è e di amare secondo la propria natura, ovviamente nel rispetto del prossimo, ma le cose devono anche essere chiamate col loro nome. E non tutto può finire sotto il grande ombrello dell'orientamento sessuale e del "politicamente corretto". In più, molto spesso le differenze sono un pretesto di divisione, scatenano egoismi e personalismi, divisioni in minoranze ancora più deboli e poco rappresentate (un po' come la sinistra in Italia) e dovremmo invece rimanere uniti, soprattutto in questo periodo. Grazie di essere passato a trovarmi. Sono tornato.
RispondiEliminaTi rubo la ricetta, mi piace
RispondiEliminaRuba, trasforma, reinventa… e buon appetito!
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