Sapevo
che ieri sera a cena mi sarebbe aspettata una sfida decisamente impegnativa. Le
premesse c’erano tutte: non solo i miei ospiti provenivano da quattro regioni
dalla spiccata identità culinaria (Lombardia, Piemonte, Toscana e Calabria), ma
da giorni continuavano a provocarsi su quale fosse la miglior cucina tra quella
tradizionale e quella creativa.
L’italiano
medio è da sempre poco curioso. Non
I
classici della cucina italiana sono rassicuranti e sinceri, indiscutibilmente
buoni e non ti chiedono mai di scegliere, e quindi di esporti. Non ti
raccontano una storia, ma hanno fatto la storia. E le nostre mamme ce lo
ripetono sempre.
I
piatti della tradizione sono divenuti classici perché hanno superato gli anni e
le mode. Ci penso ogni volta che assaggio una Zuppa Inglese. Però è anche vero
che di Zuppa Inglese non ne mangio molta, perché alla fine mi piace
sperimentare, provare cose nuove.
La
cucina creativa non è da tutti. È come un viaggio in terre sconosciute.
Allontana le ricette dalle loro origini storiche e geografiche, proponendo
abbinamenti inconsueti in un inaspettato “melting pot” culinario. Spesso
riadatta e contamina ricette della tradizione, quasi a volerle mettere in
discussione. Non è facile imporre una cucina creativa in un ambiente gastronomico
ostile alle novità. Lo sanno bene pioneri come Gualtiero Marchesi o lo staff
del Ristorante Trigabolo di Argenta, passati alla storia come eroi.
Personalmente,
quando fuggo dalla mia città non ordino mai cose che mangio abitualmente a
casa, come i passatelli, le lasagne o le tagliatelle al ragù. Così come
all’estero non mangio mai italiano. Sono cresciuto con i piatti della
tradizione, e un giorno ho iniziato a rivisitarli. Perché i vestiti che indosso
non hanno lo stesso taglio di quando ero ragazzo. Perché la cucina è arte, e le
avanguardie artistiche ci hanno sempre dimostrato che l’arte si nutre
costantemente di un nuovo modo di guardare il mondo, di una nuova morale e di
nuove ideologie.
E
così ho cercato di accontentare tutti i miei ospiti, stupendo i più temerari e
rassicurando i meno curiosi. Un piatto nato dall’improvvisazione, e dalla
voglia di stare insieme. A prescindere dalle convenzioni.
SECONDI
> TERRINA DI POLLO E PRUGNE CON PANCETTA AFFUMICATA E LARDO DI COLONNATA
Petto
di pollo > 800 g
Prugne
secche > 120 g
Pancetta
affumicata > 120 g
Lardo
di Colonnata > 60 g
Limone
> 1 (non trattato)
Rosmarino
> 1 rametto
Alloro
> 3 foglie
Vino
bianco > ½ bicchiere
Olio
extravergine d’oliva > ½ bicchiere
Burro
> 1 noce
Sale
> 1 pizzico
5
spezie > 1 pizzico
Tagliate
il petto di pollo a cubetti, conditelo con il sale e il mix 5 spezie
(finocchio, anice stellato, pepe di Szechuan, cannella e chiodi di garofano), e
lasciatelo marinare per una notte in un’emulsione di olio extravergine
d’oliva e vino bianco, aggiungendo le prugne secche a pezzetti,
il rosmarino, l’alloro e la scorza grattugiata del limone.
Rivestite una pirofila con carta da forno bagnata e
strizzata.
Versate nella terrina un primo strato di pollo
marinato, dopo aver eliminato il rosmarino e le foglie di alloro. Pressatelo
bene.
Coprite con le fette di lardo di Colonnata, quindi
versate un secondo strato di pollo, pressandolo altrettanto bene.
Aggiungete una noce di burro e sigillate la terrina
con un foglio di carta di alluminio.
Cuocete a bagnomaria in forno a 180 °C per un’ora,
poi togliete l’alluminio e proseguite la cottura per altri 20 minuti.
Sfornate, sformate e lasciate raffreddare.
E ti è riuscito benissimo. Così come scrivi ti rappresenti nei piatti, con arte, stile e creatività.
RispondiEliminaBravo.
Anche io adoro assaggiare piatti nuovi e diversi e mai mi sognerei di mangiare italiano all'estero, perchè vivere un Paese è anche assaggiare quel Paese.
Buona giornata
così arrossisco... ;-)
Eliminagrazie! buona giornata a te (e buon ferragosto)!
Belle parole, la cucina creativa non è da tutti e non è facile farla apprezzare, ottima la tua idea e ottimo questo piatto.
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