lunedì 4 luglio 2022

Canederli alla puttanesca

Mi riconosco da sempre nella scrittura militante. Io sono un autore militante, ed essere un autore militante significa porre uno scopo al proprio scrivere.
Per me la scrittura ha un compito politico: perché nasce da un’esigenza reale, una paura che è figlia di una disuguaglianza sociale, spesso violenta, che si trasforma in lotta. Così metto la parola e il disegno (perché la maggior parte dei miei romanzi sono a fumetti) al servizio di una causa. Principalmente quella dei diritti civili. Nella speranza che la parola e il disegno alimentino il cambiamento. Del resto, come diceva Tondelli, “l’omosessualità è un problema per chi se ne fa un problema”, e io non me ne sono mai preoccupato, neppure all’uscita del mio primo graphic novel a metà degli anni Novanta, che è stato anche il primo vero graphic novel italiano a tematica LGBT.
Nelle mie storie ho sempre voluto sottolineare come i rapporti si costruiscano “con” le persone e non secondo principi di appartenenza a una sfera sessuale. A nessuno piace vivere limitando la propria esistenza ed è possibile stare tutti insieme senza chiedersi il perché, basta abbattere gli steccati che dividono il mondo LGBT da quello eterosessuale. È per questo che nel mio nuovo romanzo Torneranno gli sguardi (Kappalab) presento un ampio spettro di relazioni: amorose, genitoriali, affettive, professionali; di religione e di pregiudizio; omosessuali ed eterosessuali.
Oggi il fumetto, la narrativa, il cinema e la televisione stanno affrontando a viso scoperto le tematiche LGBT in maniera nuova, aprendo la mente, superando ogni stereotipo, toccandone i molti aspetti, anche negativi, con estrema serietà. Questo genera finalmente consuetudine e ciò che è conforme a un’abitudine o a una consuetudine finisce presto o tardi con l’essere “normale”. Non per niente il termine “uguaglianza” è spesso associato a quello di “normalità”, come valore, come identità di diritti.

PRIMI > CANEDERLI ALLA PUTTANESCA


Pane raffermo 250 g
Latte > 125 ml
Uova > 2
Farina > 50 g
Acciughe > 4 filetti
Olive nere di Gaeta > 100 g
Capperi > 1 manciata
Prezzemolo > 1 mazzetto
Erba cipollina > 15 steli
Aglio > 2 spicchi
Burro salato > 50 g
Brodo vegetale > 1 l
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Eliminate la crosta dal pane raffermo e tagliatelo a dadini. Versatelo in una ciotola aggiungendo il latte per farlo ammorbidire. Unite anche le uova sbattute e un trito di prezzemolo, erba cipollina, olive, capperi e acciughe. Salate e pepate. 
Amalgamate bene il composto con le mani e lasciatelo riposare per 2 ore in frigorifero, poi, con le mani bagnate, formate delle palline di circa 6 cm di diametro, ben pressate.
Passate i canederli nella farina e fateli cuocere nel brodo vegetale bollente per circa 12 minuti.
Fate intanto soffriggere l’aglio nel burro salato.
Servite i canederli irrorandoli col burro fuso e guarnendo con olive e capperi (o con un trito di pomodori secchi).

sabato 2 luglio 2022

Risotto al miso

Ieri sera a cena ci siamo trovati a parlare di tossicità in amore.
Il primo indiscutibile segnale di una relazione tossica è la perdita d’autostima. Se una relazione è escludente e smette di portare gioia e invece fa sentire tristi, arrabbiati, ansiosi o rassegnati, potrebbe essere tossica. 
Le relazioni tossiche sono sicuramente quelle di cui è più difficile elaborarne la fine. Se l’eutanasia di un amore ci porta, quasi inevitabilmente, ad attraversare fasi d’incredulità, rabbia, disperazione e accettazione, proprio come di fronte a un lutto, quando chiudiamo una relazione tossica è come se dovessimo elaborare la fine di due relazioni, la perdita di due persone, totalmente in contrapposizione tra loro. Prevale il senso di colpa. Per uscirne serve coraggio, forza, resilienza. E spesso un nuovo amore che c’insegni a essere empatici. Che ci faccia sentire più sensibili, più attenti alle emozioni e ai sentimenti altrui, e quindi ci permetta di capire i nostri errori, come rimediare e come cambiare in meglio. Soprattutto ci renda forti, perché essere innamorati significa anche essere pronti a soffrire. 
Per la rinascita di Alex, protagonista del mio nuovo romanzo Torneranno gli sguardi (Kappalab), è determinante l’incontro con Lorenzo, uno che ha dentro di sé il sorriso. Uno a cui gli occhi s’illuminano improvvisamente e brillano. Le riconosci così le persone vere, dallo sguardo. Alex capisce che non bisogna avere paura di abbandonare le apparenze per vivere nella consapevolezza di sé stessi. E soprattutto impara a non correre, allontanandosi da quegli schemi del “mordi e fuggi” che troppe volte sono alla base delle relazioni gay.
Durante un recente reading, una persona mi ha ringraziato perché ho raccontato che essere felici è possibile, anche per le persone LGBT+. Troppo spesso siamo i primi a concentrarci sugli stereotipi, a credere nella loro ineluttabilità, a rimanerne prigionieri. 
Ho amici per esempio che sognano il grande amore, ma vivono alla mercé di App illusorie, di cui fanno un uso ormai bulimico. L’attenzione o la potenzialità del sesso distrae da emozioni dolorose, dai vuoti dell'anima che spaventano come quelli d'aria in volo, ma certi contesti possono rivelarsi tossici per chi cerca altro.

Le abitudini, si sa, sono dure a morire, insieme alle nostre insicurezze.


PRIMI > RISOTTO AL MISO


Riso Arborio > 5 pugni
Miso > 60 g
Cipolla > ½
Alga wakame > 1 foglio
Zenzero fresco > 2 cm
Salsa di soia > 4 cucchiai
Furikake > 1 cucchiaio
Olio EVO > 2 cucchiai
Burro > 2 noci

Mettete l’alga wakame in ammollo in acqua fredda.
In una padella antiaderente, soffriggete la cipolla tritata e lo zenzero grattugiato in 2 cucchiai di olio EVO.
Aggiungete 1 litro d’acqua, la salsa di soia e l’alga wakame strizzata e affettata.
Lasciate sobbollire a fuoco lento per 20 minuti circa.
Spegnete il fuoco, aggiungete il miso e mescolate con un cucchiaio di legno fino a quando non si sarà completamente sciolto.
Versate 1 noce di burro in una padella antiaderente, portatela a temperatura e tostate il riso. Quando i chicchi avranno un aspetto traslucido versate il brodo bollente di miso filtrato, facendolo assorbire pian piano, un mestolo alla volta.
A cottura ultimata, mantecate il risotto lontano dal fuoco con 1 noce di burro, lasciandolo poi riposare per un paio di minuti.
Impiattate il risotto servendovi di un coppapasta, quindi spolveratelo con 1 cucchiaio di furikake (condimento giapponese per il riso acquistabile nei migliori supermercati orientali) o con un mix di alga nori tritata, semi di sesamo tostati, gamberetti essiccati e katsuobushi (bonito).






venerdì 1 luglio 2022

Straccetti di pollo glassati su salsa di mirtilli

«È da uomo o da donna?»
Ogni giorno in Pop Design Store qualcuno mi fa questa domanda. E ogni giorno mi chiedo che senso abbia chiederselo davanti a un accessorio moda. 
Ti piace? Non ti piace? Non basta questo a determinare una scelta?
Evidentemente no: il cliente (maschio, soprattutto, ma non solo) ha bisogno di continue, patetiche rassicurazioni sulla propria virilità. 
I ruoli maschili e femminili sono il prodotto di processi interattivi di costruzione e di interpretazione. E non possono che essere mutevoli, dal momento che la società è in continua evoluzione, e quindi cambiano sia la cultura sia i comportamenti sia le conoscenze sia i valori trasmessi per apprendimento.
Eppure gli stereotipi di genere permangono e riguardano principalmente le aspettative rigide sui comportamenti maschili e femminili all’interno di un contesto socio-culturale (aspettative spesso inestricabilmente radicate nella cultura di genere). 
Sono quindi in crisi gli uomini o è in crisi un sistema di ruoli e di valori che non è più in grado di dare senso alla loro vita? 
Perché invece di guardare agli spazi che questa crisi ci apre, alcuni sembrano avere nostalgia dell’universo passato, di quando vivevamo nelle gabbie di genere (gabbie che ancora esistono, ma almeno non sono più chiuse a chiave e qualche temerario riesce a fuggire)?
Come poter dire in maniera gentile a queste persone che un occhiale da sole Ray-Ban è unisex? Come spiegare loro che uno zaino Rains è unisex? Come fare capire che i calzini si vendono in base alle taglie e non al genere? 

SECONDI > STRACCETTI DI POLLO GLASSATI SU SALSA DI MIRTILLI



Straccetti di pollo > 800 ml
Birra > 250 ml
Aglio > 1 spicchio
Rosmarino > 1 rametto
Alloro > 2 foglie
Miele > 2 cucchiai
Zenzero fresco > 2 cm
Zucchero di canna > 2 cucchiai
Salsa di soia > 5 cucchiai
Miele > 3 cucchiai
Mirtilli > 250 g
Vino rosso > 150 ml
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico


Versate la birra, lo zenzero fresco grattugiato e lo zucchero di canna in una pirofila e aggiungete gli straccetti di pollo. Lasciate marinare in frigo per almeno un’ora.

Fate soffriggere l’aglio, il rosmarino e l’alloro in una padella oliata, quindi unite gli straccetti di pollo. Salate, pepate e lasciate rosolare.

Filtrate il liquido di marinatura e versatelo sul pollo. Cuocete a fuoco dolce per circa 30 minuti, fino a quando la marinatura non sarà evaporata.

In un pentolino, fate intanto sciogliere lo zucchero in 250 ml di acqua, mescolando fino a ottenere uno sciroppo denso. Aggiungete i mirtilli e il vino rosso. Cuocete la salsa a fuoco dolce fin quando i mirtilli non si saranno completamente sfaldati. Passate la salsa al setaccio e lasciatela intiepidire.

Spennellate gli straccetti di pollo con un’emulsione di salsa di soia e miele, alzando la fiamma per glassare bene il tutto. La carne dovrà risultare croccante e dorata.

Versate in un piatto un fondo di salsa di mirtilli. Adagiate sulla salsa alcuni straccetti di pollo glassati e guarnite con alcuni mirtilli freschi.

venerdì 17 giugno 2022

Piccoli onigiri del cuore

Gli onigiri sono un vero cibo consolatorio, tanto che in Piccoli problemi di cuore (Marmalade boy) Miki li prepara per confortare Mary (in originale Meiko), che ha problemi a causa del rapporto affettivo con uno degli insegnanti.


Questa serie ha suggerito a più di una generazione di adolescenti come affrontare i rapporti con genitori, amici e potenziali partner. Il cartone animato tratto dal manga di Wataru Yoshizumi (pubblicato nel 1992 sulla rivista “Ribon” di Shueisha) sottolinea come non sempre un divorzio e nuove relazioni familiari siano un male. La storia è infatti quella di Yuri (in originale Yu) e Miki. I due liceali assistono a uno scambio di coppia tra i genitori e finiscono a convivere come fratellastri. Dopo essere stati in balia di due spasimanti che ordivano per tenerli separati, Miki capisce che Yuri non è anaffettivo, ma solo timido e introverso, mentre il ragazzo accetta di poter amare una sorellastra con cui non ha legami di sangue.
Il successo di Marmalade boy (che ha venduto quasi 10 milioni di copie) ha visto la nascita del sequel Marmalade Boy Little, incentrato su Rikka e Saku (nuovi fratellastri di Yuri e Miki), di 10 light novel scritte da Yumi Kageyama, 1 mediometraggio animato, 1 serie TV live action taiwanese, videogiochi e 1 film diretto da Ryuichi Hiroki.
In Italia, il Piccoli problemi di cuore che conosciamo è un’opera diversa dall’originale, creata dagli adattatori nostrani col benestare di Wataru Yoshizumi. Intere linee narrative eliminate, scene rimontate, dialoghi rimaneggiati: 63 episodi (contro i 76 della serie originale) trasmessi su Canale 5 e Italia 1, per un totale di 152 minuti di tagli. 
Se anche voi come me amate la cucina e i cartoni animati, vi anticipo che a settembre uscirà per le edizioni Kappalab il mio nuovo ricettario IN CUCINA CON GLI ANIME GIAPPONESI.


Vi mostrerò passo passo come realizzare il bulgogi (da Cowboy Bebop), il curry (da School Rumble), l'ebi tempura (da Demon Slayer), la misoshiru (da Nana), i nikuman (da Inuyasha), l'okonomiyaki (da Kiss me Licia / Ai shite night), i bretzel buns (da Heidi), il ramen (da Naruto), il riso bianco (da Dragon Ball), il sukiyaki (da Lamù / Uruseiyatsura), il sushi hosomaki (da Detective Conan), i takoyaki (da One Piece), gli udon (da Cara, dolce Kyoko / Maison Ikkoku) gli yakitori (da Beck: Mongolian Chop Squad), le crêpes (da Creamy Mami), i daifuku (da Sailor Moon), i dorayaki (da Doraemon), i macarons (da Pokémon), la panna cotta (da Aggretsuko), i taiyaki (da To Love-ru) e i tamagoyaki (da Pesca la tua carta Sakura / Cardcaptor Sakura).
E questi deliziosi e facili onigiri (ma nella versione Fruits Basket).


ANTIPASTI > PICCOLI ONIGIRI DEL CUORE



Riso per sushi > 300 g
Alga nori > 1 foglio
Tonno in scatola > 240 g
Maionese > 4 cucchiai
Wasabi in pasta > 1 cucchiaino
Erba cipollina > 10 steli
Sesamo nero > 1 cucchiaio
Sale > 1 pizzico


Cuocete il riso a fuoco medio, in 450 ml d’acqua. Raggiunta l’ebollizione, abbassate la fiamma e coprite con un coperchio. Proseguite la cottura per 13 minuti (senza sollevare il coperchio), poi spegnete il fuoco e lasciate riposare il riso altri 10 minuti. Trasferitelo infine in una ciotola e aggiungete a pioggia il sesamo nero tostato.

Tritate l’erba cipollina e unitela al tonno. Aggiungete la maionese e il wasabi e mescolate fino a ottenere una salsa corposa e omogenea.

Prendete un po’ di riso (circa un quarto per degli onigiri grandi), stendetelo sulla mano bagnata, versate al centro un cucchiaio di salsa al tonno e appallottolatelo facendo attenzione che il condimento rimanga all’interno.

Modellate la polpetta di riso dandogli una forma triangolare, quindi tagliate l’alga nori a strisce e avvolgete per metà ciascun onigiri.




mercoledì 22 settembre 2021

Crostata alla ricotta e frutti di bosco

Qual è il ricordo più nitido della tua infanzia?

Una semplice domanda, l’intramontabile gioco del conoscersi, e ieri sera a cena la conversazione è subito decollata con alcuni nuovi amici.

Più di ogni altra cosa, il cibo caratterizza la nostra vita, non solo nelle scelte presenti, ma anche nelle esperienze passate, perché coinvolge tutti i nostri sensi stimolando nel tempo gustosi e indelebili ricordi.

Dietro a un boccone si può nascondere una vita. Come quella petite madeleine che risveglia improvvisamente i ricordi d’infanzia di Marcel Proust, diventando il catalizzatore della recherche. Basta un morso e, con semplicità, tutto ha inizio. Il cibo diventa ricordo.

Nel mio caso è un ricordo che ha provocato la nascita di questo piatto. Quello di mia nonna che lavorava la ricotta con una forchetta, in modo da ammorbidirla, aggiungendo poi lo zucchero e un goccio di caffè. Mescolava con forza per far prendere aria alla ricotta e farla diventare più soffice, trasformandola così in una crema soffice e vellutata, che mi ha addolcito e saziato in tante merende, magari accompagnata da una fetta di ciambella.


DOLCI > CROSTATA ALLA RICOTTA E FRUTTI DI BOSCO



Farina > 300 g
Burro > 70 g
Uovo > 1
Zucchero > 120 g
Lievito per dolci > 1/2 bustina
Cognac > 1/2 bicchiere
Ricotta> 1/2 kg
Zucchero a velo > 80 g
Frutti di bosco > 300 g


Versate la farina in una ciotola capiente, unite il burro ammorbidito, l’uovo, lo zucchero semolato, il cognac e il lievito. Impastate velocemente e stendete metà del composto in una teglia imburrata, livellandolo in maniera uniforme. 

Lavorate la ricotta con lo zucchero a velo, unite i frutti di bosco e versate il tutto nella teglia. 

Adagiate il resto del composto a fiocchi sulla ricotta ai frutti di bosco. 

Fate cuocere per 40 minuti in forno a 180°. 

venerdì 10 settembre 2021

Pappa al pomodoro con capesante e mozzarella di bufala

Ieri sera a cena ci siamo divertiti a guardare le nostre vecchie foto sulla patente. E così ho scoperto che la mia era scaduta. Da due anni. 

Non guido di solito, lo faccio solo per lavoro, quando è necessario, quando sono solo. È Giorgio che guida, va dal meccanico, cambia le gomme, si occupa del motore. Io mi limito a stare nel sedile al suo fianco e qualche volta gli ricordo di frenare.

Quando le nostre nipotine erano piccole, si erano aggrappate a questo particolare per definire i ruoli nella nostra relazione. Giorgio guidava e io cucinavo. D’altra parte erano circondate da coppie eterosessuali, dove spesso i compiti sono sanciti dal sesso.

Non erano stupite dal fatto che fossimo due uomini e che ci amassimo, ma a sei anni stabilire i ruoli sembrava per loro fondamentale, anche se cercavano di non darlo a vedere. Poi un giorno mi hanno visto regalare dei fiori a Giorgio e sono andate in cortocircuito, perché di solito i fiori nella coppia li regala chi guida, non chi cucina, così ci hanno chiesto perché l’avessi fatto io. Non è stato difficile spiegare loro il perché. Da quel momento non ci sono state altre domande, mi piace pensare che abbiano capito come gli stereotipi di genere siano solo una catena che ci mantiene bloccati. Forse non se lo ricorderanno nemmeno più ora che sono due belle adolescenti.

Il concetto di genere è nato negli anni Settanta, quando le donne hanno preso coscienza del perdurare di una situazione di totale squilibrio tra i ruoli sessuali. Da questa profonda consapevolezza sono nati studi, associazioni, movimenti e politiche volte a riequilibrare l’uguaglianza tra i due sessi. Certo, uomini e donne non sono e non potranno mai essere la stessa cosa, ma devono avere gli stessi diritti. Solo così abbatteremo lo stereotipo del maschio dominante, aggressivo, competitivo, indipendente, ambizioso, sicuro di sé, avventuroso e decisionista, e anche quello femminile, affettuoso, remissivo, emotivo, empatico, loquace e gentile.

Ma rimane comunque il fatto che ho la patente scaduta, e che devo rinnovarla al più presto.


PRIMI > PAPPA AL POMODORO CON CAPESANTE E MOZZARELLA DI BUFALA


Passata di pomodori casareccia > 850 g

Pane toscano > 400 g

Capesante > 8

Mozzarella di bufala > 250 g

Aglio > 2 spicchi

Basilico > 1 mazzetto

Brodo di pesce > 1 litro

Olio extra vergine di oliva > qb

Peperoncino > 1 pizzico

Sale > 1 pizzico

Pepe > 1 pizzico 


Scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate rosolare uno spicchio d’aglio a fuoco lento, fino a quando non sarà leggermente dorato. 

Unite la passata di pomodori e il mazzetto di basilico, salate, pepate e fate cuocere il tutto per qualche minuto, coprendo con un coperchio. 

Passate intanto il pane toscano al grill, facendolo leggermente tostare. 

Appena la salsa di pomodoro è pronta, aggiungere il brodo di pesce e il pane, mescolate il tutto a fuoco lento per qualche minuto, quindi fate riposare la pappa a temperatura ambiente per un’ora.

Pulite intanto le capesante staccando il mollusco dalla conchiglia aiutandovi con un coltellino. Rimuovete il corallo e le parti scure e sciacquatele sotto l’acqua corrente.

Scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente, aggiungete uno spicchio d’aglio e cuocete le capesante per un minuto e mezzo per lato, regolando di sale, quindi sfumate col vino bianco.

Prima di servire la pappa al pomodoro, scaldatela nuovamente aggiungendo un altro goccio d’olio. Guarnite con le capesante, la mozzarella di bufala tagliata a pezzetti e alcune foglie di basilico fresco. 

lunedì 30 agosto 2021

Polpette di luganega su crema di fagioli rossi

Ieri sera a cena mi sono divertito a giocare sulle apparenze. Forma e sostanza, naturalmente, perché nei piatti l’apparenza incanta, ma il palato non s’inganna mai. Così ho rivisitato alcune ricette povere per avvicinarle ai miei gusti e alla mia cucina creativa. 

Per il piatto che vi presento oggi sono partito, come a volte succede, da un vecchio film che ho intercettato facendo zapping in TV. L’ispirazione – stento io stesso a crederci – mi è arrivata guardando Terence Hill abbuffarsi di salsiccia e fagioli nella scena iniziale di “Lo Chiamavano Trinità”. Non è il mio piatto preferito, non lo è mai stato. E neppure un genere cinematografico che mi appassiona particolarmente. Però l’idea di invitare alcuni amici a una serata western 2.0 mi intrigava. 

E così, mentre gustavamo questa rivisitazione (anche un po’ destrutturata) di un piatto da veri cowboy, ci siamo soffermati sul principio stesso dell’apparenza che spesso tende a ingannare. 

C’è chi nasconde il proprio dolore dietro a un muro di sorrisi e chi, sotto una scorza apparentemente dura, cela invece una sensibilità disarmante. La verità va cercata sempre. Succede anche con quelle alghe le cui estremità affiorano apparentemente in superficie, ma a ben guardare sono radicate nell’oscuro fondo del mare.

«Ci sono delle cose che sembrano cattive e invece sono buone» scriveva Stefano Benni. «Si può tagliare un ramo per far star meglio l'albero, oppure per rovinarlo. C'è una pioggia che fa bene e una che fa marcire». 

L’abbiamo capito in amore, nelle amicizie, sul lavoro, in cucina. Ci sono persone che appaiono dolci e invece si rivelano ciniche. Passioni che sembrano eterne e al contrario si bruciano in un attimo. Abbinamenti culinari che pensi di non sopportare, eppure…


SECONDI > POLPETTE DI LUGANEGA SU CREMA DI FAGIOLI ROSSI



Luganega > 300 g

Parmigiano Reggiano > 100 g

Prugne secche > 100 g

Pangrattato > 100 g

Ricotta vaccina > 50 g

Uovo > 1

Vino bianco > 1/2 bicchiere

Fagioli rossi secchi > 70 g (o 160 g in scatola)

Aglio > 1 spicchio

Alloro > 3 foglie

Scalogno > 1

Brodo vegetale > 1/2 litro

Olio extraverdìgine d’oliva > qb

Sale > qb

Pepe > qb

Peperoncino > qb


Mettete a bagno i fagioli rossi per circa otto ore (io ho utilizzato i fagioli rossi di Lucca, presidio slow food). Una volta ammorbiditi, risciacquateli accuratamente e teneteli da parte. 

Incidete il budello delle luganeghe ed estraetene l’impasto. Versatelo in una ciotola capiente assieme al parmigiano reggiano grattugiato, alle prugne secche tritate al coltello, alla ricotta vaccina, all’uovo e a 50 g di pangrattato.

Aggiungete il sale, il pepe e impastate a lungo con le mani, per rendere il composto tenero e amalgamare alla perfezione tutti gli ingredienti.

Ricavate delle polpette grandi come una noce e passatele nel restante pangrattato.

Scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate rosolare le polpette su tutti i lati. Bagnate col vino bianco e proseguite la cottura a fuoco medio per una decina di minuti, girandole continuamente (ma delicatamente) finché non saranno imbrunite.

In un pentolino antiaderente soffriggete intanto l’aglio e lo scalogno tritato finemente. Aggiungete i fagioli rossi, le foglie di alloro e il peperoncino, coprite a filo col brodo vegetale e fate cuocere a fuoco lento fino a quando il liquido non sarà evaporato.

Frullate i fagioli con l’aiuto di un mixer a immersione, ottenendo una crema vellutata. Nel caso il composto non sia abbastanza morbido, aggiungete un altro po’ di brodo vegetale.

Servite le polpette di luganega calde su un cucchiaio di crema di fagioli rossi.

sabato 21 agosto 2021

Hummus di avocado

Come il protagonista del mio nuovo romanzo, amo fare la spesa al supermercato, girare tra gli scaffali in cerca di cose mai provate, annusare, toccare, scegliere, guardare i prezzi e le novità gastronomiche, riempire il carrello fino all’orlo e spingerlo pesante tra le corsie. Non decido mai a priori cosa cucinare, preferisco lasciarmi trascinare dall’ispirazione del momento, guidare dai colori e dai profumi della frutta e della verdura. So che il pesce fresco deve avere l’odore tenue e salmastro della salsedine, la cornea trasparente e lucida, un colore iridescente, quasi metallico. E so che il manzo migliore ha una carne soda, elastica, di un rosso vivo e brillante.

Una volta a casa, sistemo le cose nel ripostiglio, nel frigorifero, e subito cucino e surgelo, così da avere qualcosa di buono a portata di mano per quando rientro tardi dal lavoro. E mentre aspetto mi preparo un veloce hummus aromatizzato (in questo caso all’avocado) per l’aperitivo.

Chi mi conosce sa quanto la cucina sia per me una valvola di sfogo, al pari solo della scrittura.

Non è un caso che queste due passioni convergano nel mio nuovo romanzo TORNERANNO GLI SGUARDI, in libreria dal 16 settembre per l’editrice Kappalab.



Alex è un avvocato in fuga. Ha lasciato l’auto e il telefono aziendale a Milano, ma soprattutto ha abbandonato gli amici e un amore a tempo determinato. Per nascondersi dal passato e dare un nuovo senso alla propria vita si rifugia a Ferrara, prendendo casa in un piccolo condominio nel ghetto ebraico della città. Lì conosce le studentesse d’arte Silvia e Anna, l’anziano nichilista Nicolas, la scrittrice di romanzi rosa Cassandra Morales, gli adolescenti Samuel e Luca, una distinta ficcanaso di nome Doris e l’enigmatico Lorenzo, di cui potrebbe innamorarsi per la prima volta. Così, per riuscire a legare meglio coi suoi nuovi vicini, Alex inizia a collezionare e custodire i loro segreti, in un romanzo che parla di dolori e aneliti, di emozioni e rinascita, di passioni e cucina.
Sono davvero tanti i piatti che i personaggi cucinano, mangiano o ricordano nel corso della storia. Per rendere la lettura del romanzo interattiva ho voluto così inserire in appendice un ricettario, perché tutti possiate condividere con Alex l’esperienza ai fornelli.
L’idea è piaciuta così tanto, che con Kappalab abbiamo pensato a un regalo speciale per chi preacquisterà TORNERANNO GLI SGUARDI entro il 16 settembre sul sito dell’editore: un ricettario extra davvero esclusivo, non essendo distribuito altrimenti!
RICETTE VINTAGE – LA CUCINA CREATIVA NEI PIATTI DELLA TRADIZIONE ricorda nella forma un vero e proprio menù, ma al suo interno presenta cinque ricette (aperitivo, antipasto, primo, secondo e dolce) per un pranzo completo e… creativo, naturalmente!
Per averlo, cliccate qui.



APERITIVO > HUMMUS DI AVOCADO



Avocado > 1 
Ceci secchi > 80 g (oppure 230 g di ceci cotti) 

Lime > 1

Salsa tahina >2 cucchiai 

Cumino > ½ cucchiaino 

Olio EVO > 3 cucchiai

Semi di sesamo > 2 cucchiai 

Peperoncino > 1 pizzico 

Sale > 1 pizzico


Versate i ceci secchi in un contenitore capiente e copriteli d’acqua fredda, eliminando quelli che vengono a galla. Trascorse 12 ore scolateli e sciacquateli bene. Cuoceteli in acqua fredda non salata per 30 minuti.

Tagliate intanto a metà un avocado maturo, eliminate il nocciolo, incidete la polpa e prelevatela con l’aiuto di un cucchiaio, quindi versatela nel bicchiere del mixer a immersione. Aggiungete i ceci, il succo del lime, la salsa tahina, il cumino tostato in padella, il peperoncino, il sale e l’olio extravergine d’oliva. 

Frullate fino a ottenere una crema liscia e omogenea.

Tostate i semi di sesamo in una padella antiaderente. Appena iniziano a dorare fateli raffreddare e guarnite l’hummus di avocado.

Accompagnate con verdure crude o appena sbollentate.