sabato 2 luglio 2022

Risotto al miso

Ieri sera a cena ci siamo trovati a parlare di tossicità in amore.
Il primo indiscutibile segnale di una relazione tossica è la perdita d’autostima. Se una relazione è escludente e smette di portare gioia e invece fa sentire tristi, arrabbiati, ansiosi o rassegnati, potrebbe essere tossica. 
Le relazioni tossiche sono sicuramente quelle di cui è più difficile elaborarne la fine. Se l’eutanasia di un amore ci porta, quasi inevitabilmente, ad attraversare fasi d’incredulità, rabbia, disperazione e accettazione, proprio come di fronte a un lutto, quando chiudiamo una relazione tossica è come se dovessimo elaborare la fine di due relazioni, la perdita di due persone, totalmente in contrapposizione tra loro. Prevale il senso di colpa. Per uscirne serve coraggio, forza, resilienza. E spesso un nuovo amore che c’insegni a essere empatici. Che ci faccia sentire più sensibili, più attenti alle emozioni e ai sentimenti altrui, e quindi ci permetta di capire i nostri errori, come rimediare e come cambiare in meglio. Soprattutto ci renda forti, perché essere innamorati significa anche essere pronti a soffrire. 
Per la rinascita di Alex, protagonista del mio nuovo romanzo Torneranno gli sguardi (Kappalab), è determinante l’incontro con Lorenzo, uno che ha dentro di sé il sorriso. Uno a cui gli occhi s’illuminano improvvisamente e brillano. Le riconosci così le persone vere, dallo sguardo. Alex capisce che non bisogna avere paura di abbandonare le apparenze per vivere nella consapevolezza di sé stessi. E soprattutto impara a non correre, allontanandosi da quegli schemi del “mordi e fuggi” che troppe volte sono alla base delle relazioni gay.
Durante un recente reading, una persona mi ha ringraziato perché ho raccontato che essere felici è possibile, anche per le persone LGBT+. Troppo spesso siamo i primi a concentrarci sugli stereotipi, a credere nella loro ineluttabilità, a rimanerne prigionieri. 
Ho amici per esempio che sognano il grande amore, ma vivono alla mercé di App illusorie, di cui fanno un uso ormai bulimico. L’attenzione o la potenzialità del sesso distrae da emozioni dolorose, dai vuoti dell'anima che spaventano come quelli d'aria in volo, ma certi contesti possono rivelarsi tossici per chi cerca altro.

Le abitudini, si sa, sono dure a morire, insieme alle nostre insicurezze.


PRIMI > RISOTTO AL MISO


Riso Arborio > 5 pugni
Miso > 60 g
Cipolla > ½
Alga wakame > 1 foglio
Zenzero fresco > 2 cm
Salsa di soia > 4 cucchiai
Furikake > 1 cucchiaio
Olio EVO > 2 cucchiai
Burro > 2 noci

Mettete l’alga wakame in ammollo in acqua fredda.
In una padella antiaderente, soffriggete la cipolla tritata e lo zenzero grattugiato in 2 cucchiai di olio EVO.
Aggiungete 1 litro d’acqua, la salsa di soia e l’alga wakame strizzata e affettata.
Lasciate sobbollire a fuoco lento per 20 minuti circa.
Spegnete il fuoco, aggiungete il miso e mescolate con un cucchiaio di legno fino a quando non si sarà completamente sciolto.
Versate 1 noce di burro in una padella antiaderente, portatela a temperatura e tostate il riso. Quando i chicchi avranno un aspetto traslucido versate il brodo bollente di miso filtrato, facendolo assorbire pian piano, un mestolo alla volta.
A cottura ultimata, mantecate il risotto lontano dal fuoco con 1 noce di burro, lasciandolo poi riposare per un paio di minuti.
Impiattate il risotto servendovi di un coppapasta, quindi spolveratelo con 1 cucchiaio di furikake (condimento giapponese per il riso acquistabile nei migliori supermercati orientali) o con un mix di alga nori tritata, semi di sesamo tostati, gamberetti essiccati e katsuobushi (bonito).






2 commenti:

  1. Grazie della tua gradita visita, è un piacere conoscerti con il tuo interessante blog... E poi vedo che sei un Maestro, complimenti Chef!!!!

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    1. Grazie a te. Più che un "maestro" direi un autore. E a settembre uscirà il mio primo libro di cucina… anche se qualche ricetta l'ho messa anche in appendice al mio ultimo romanzo TORNERANNO GLI SGUARDI (Kappalab). ;-)

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