venerdì 11 gennaio 2013

Food is the New Fashion

Nonostante io abbia gestito per alcuni anni un ristorante fusion a Bologna, la mia attività principale è sempre stata quella di sceneggiatore. Pensavo che la cucina fosse un fatto privato e non avesse quindi bisogno di pubblicità. Poi mi sono reso conto che i miei ricordi avevano in gran parte come sfondo una tavola apparecchiata, e ho capito che la cucina non è solo un fatto privato, ma un momento fondamentale di condivisione, un mezzo per mostrare la mia personalità e la mia creatività, al pari della scrittura. E così ho iniziato a progettare il mio primo libro di cucina.
Questa settimana a svelarlo è il quotidiano "La nuova Ferrara"…

 

domenica 6 gennaio 2013

Biancomangiare con salsa di melagrana e spuma di pinoli

Ieri sera a cena si è parlato a lungo del gioco di squadra. Non in senso sportivo, per carità, ma come metafora di vita. La necessità di fare gruppo è istintiva e primordiale, si basa sul bisogno dell’uomo di interagire con gli altri, per arrivare dove da solo non riuscirebbe. Eppure è difficile tenere insieme una squadra. Più si cresce e più accresce l’individualismo e la competitività. Si perdono di vista i valori del gruppo, si dimentica che siamo una società e che ognuno funziona grazie all’altro. C’è chi resta unito e chi invece vuole evadere dal branco per cercare una propria identità.
In una società egoista e individualista come la nostra, la tendenza comune è quella di considerare come desiderio più appagante per l’uomo la completa realizzazione di se stessi. Il gioco di squadra, però, si costruisce attraverso l’acquisizione di affidabilità e fiducia nei compagni. Fidarsi dell’altro è fondamentale, perché bisogna essere certi che nel lavoro di gruppo il fine condiviso sia il bene comune e non quello personale.
Ho sempre praticato il gioco di squadra. È così che ho imparato a crescere insieme a persone diverse da me. Ed è grazie a questo che ho scoperto il valore del compromesso.
Il lavoro di squadra richiede equilibrio, ma soprattutto maturità. La sua potenza è contagiosa, il suo ritmo è costante ma incessante. In una squadra si lavora tutti e ci si mette in gioco imparando ogni giorno qualcosa di nuovo. Ci vuole spirito di sacrificio. E sudore.
La parola chiave è “condivisione”. Solo così possono coesistere idee diverse e si possono bilanciare equilibri delicati. Il successo del singolo deriva e incrementa il successo del gruppo e viceversa. È questo il fondamento del gioco di squadra, sia che si parli di traguardi sportivi, sia che l’ambito sia quello associativo, aziendale o che ci si riferisca alla democrazia in uno Stato.
Lavorare in gruppo significa imparare a rispettare gli spazi altrui, ascoltare, valutare tutte le possibili idee, aprirsi al confronto con le altre persone e non agire mai di propria iniziativa.
Siamo come una catena alimentare: se si blocca un singolo elemento si rompe il circolo della vita. Mettiamoci quindi in gioco, e scegliamo in ogni team un buon regista, capace di costruire un clima relazionale positivo, meritocratico e con la giusta programmazione per raggiungere passo dopo passo i nostri obiettivi. Qualunque essi siano.

DOLCI > BIANCOMANGIARE CON SALSA DI MELAGRANA E SPUMA DI PINOLI

Pasta di mandorla > 250 g
Limone > 1
Zucchero > 300 g
Amido per dolci > 100 g
Fave di Tonka > 1
Melagrana > 1
Pasta di Pinoli di Sicilia tostati > 200 g
Panna > 500 ml

Versate la panna fresca in un pentolino, aggiungete la pasta di pinoli, 100 g di zucchero e fate cuocere a fiamma dolce, mescolando delicatamente.
Una volta che la pasta di pinoli e lo zucchero saranno perfettamente sciolti togliete la panna dal fuoco e, una volta fredda, conservatela in frigo per una notte.
Sciogliete la pasta di mandorla in un litro d’acqua e filtratela con un chinois (o un colino a maglie strette). Se non avete la pasta di mandorla, potete utilizzare dello sciroppo di mandorla, o direttamente un litro di latte di mandorla.
Scaldate a fiamma dolce il latte di mandorla ottenuto, unite 150 grammi di zucchero, la scorza del limone e una fava di Tonka grattugiata.
Sciogliete intanto l’amido in un goccio d’acqua fredda, quindi unitelo al latte continuando la cottura.
Mescolate fino a quando il composto non inizierà ad addensare, avendo cura di non portarlo a ebollizione.
Togliete la crema dal fuoco e versatela negli stampini inumiditi.
Fare raffreddare, quindi riponetela in frigo per almeno due ore.
Spremete i chicchi di melagrana e filtratene il succo.
In un pentolino antiaderente, unite il succo di melagrana con quello del limone e 50 g di zucchero.
Fate cuocere a fiamma dolce, mescolando fino a quando la salsa non avrà raggiunto la densità di uno sciroppo.
Filtrate la panna ai pinoli con un chinois (o con un colino a maglie strette) e passatela nel sifone per ottenere una spuma soffice. Se il vostro sifone è da un litro, raddoppiate le dosi della panna ai pinoli.
Impiattate il biancomangiare, versateci sopra due cucchiai di salsa di melagrana e guarnite con chicchi di melagrana e spuma di pinoli.

La pasta di pinoli è commercializzata in panetti pronti alla lavorazione, ricavati artigianalmente esclusivamente da pinoli e zucchero. Potete acquistarla su Internet o nei più riforniti negozi di alimentari. Nel caso non riusciate a trovarla, potete passare 200 g di pinoli al mixer, aggiungere un cucchiaio di panna e mescolare fino a ottenere una pasta densa. A questo punto dovrete scioglierla a fuoco dolce nel resto della panna, farla raffreddare e conservarla in frigo per una notte.

sabato 29 dicembre 2012

Filetto di salmone in crosta di sesamo nero con salsa di peperoni arrosto e fragole

L’altra sera, a cena tra amici, qualcuno ha proposto di condividere una lista di buoni propositi. So bene che certi obiettivi non sono altro che un’invenzione mediatica, ma il senso laico delle feste non è forse quello di scandire il tempo, costringendoci a un bilancio provvisorio della nostra vita?
Stiamo per entrare in un nuovo anno, e per una volta la cosa non mi fa paura. I ricordi migliori continuano a vivere dentro di me. Pulsano dolorosamente insieme al tempo che passa, imprevedibile come lo sono le onde e la felicità. Ma in questa fine d’anno non voglio pensare a ciò che ero, alle canzoni di quando avevo vent’anni, ai compagni di viaggio che non ci sono più. Non voglio neppure pensare alle persone con cui avrei potuto avere un rapporto diverso, e con le quali, invece, per qualche ragione non è andata bene. Voglio concentrarmi solo su quello che ho, facendo attenzione a quanto dovrei invece lasciarmi alle spalle. I ricordi sono pericolosi, appartengono al passato, e il passato, si sa, rende ogni cosa più dolce. Più ancora delle bugie.
Il migliore proposito per il 2013? Tenere strette le emozioni del presente e investire le proprie energie per il futuro. In momenti difficili come questi, non basta sperare in eventi positivi, ma dobbiamo agire perché questi diventino realtà concrete. In fondo, la storia insegna che i predoni non durano mai a lungo e i depredati prima o poi risorgono più forti di prima.

SECONDI > FILETTO DI SALMONE IN CROSTA DI SESAMO NERO CON SALSA DI PEPERONI ARROSTO E FRAGOLE

Salmone > 4 filetti
Sesamo nero > 10 g
Peperoni rossi > 2
Fragole > 5
Radice di zenzero > 2 cm
Olio extravergine d’oliva > 5 cucchiai
Aceto balsamico > qualche goccia
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate e asciugate i peperoni, punzecchiateli con i rebbi di una forchetta e cuoceteli in forno a 200° per circa un’ora, rigirandoli di tanto in tanto per farli abbrustolire bene su ogni lato.
Dopo averli spellati, apriteli a metà ed eliminate i semi e i filamenti bianchi.
Passate velocemente i peperoni arrostiti al mixer a immersione assieme alle fragole, allo zenzero grattugiato, a tre cucchiai di olio extravergine d’oliva e a un pizzico di sale e di pepe.
Versate il composto in una salsiera e conservatelo a temperatura ambiente.
Togliete la pelle dai filetti di salmone. Ricordate di partire sempre dal lato della coda, mantenendo la lama quanto più possibile aderente alla pelle per avere il minor scarto possibile.
Eliminate con una pinzetta le eventuali spine rimaste, quindi lavate i filetti per rimuovere eventuali squame e asciugateli con carta da cucina.
Salateli leggermente e poi passateli nei semi di sesamo nero, facendo una lieve pressione con le mani perché aderiscano bene.
In una padella antiaderente scaldate due cucchiai di olio extravergine di oliva.
Scottate i filetti di salmone due minuti per lato, facendo attenzione che l’interno rimanga rosa.
Servite i filetti accompagnandoli con la salsa di peperoni e fragole, guarnendo con fragole fresche e qualche goccia di aceto balsamico.

domenica 23 dicembre 2012

Insalata di polpo e topinambur con scorza di lime e pepe rosa

Fino a qualche anno fa aspettavo la cena della vigilia per gustare i piatti della mia tradizione, quelli con cui sono cresciuto e che appartengono strettamente alla mia famiglia. Pur cucinando spesso pesce, mia madre riserva infatti alcune ricette alle feste, forse perché certi piatti richiedono più tempo in cucina, forse semplicemente perché l’attesa li rende speciali: rimandare il piacere è un modo di pregustarlo, e i piatti della tradizione sono sempre quelli che portano con loro i ricordi del passato.
Da quando ho una mia cucina mi diverto a orchestrare su quei piatti piccole o grandi variazioni sul tema. Amo le variazioni quanto detesto le imitazioni. L’imitazione è sterile, volgare, riproduce senza creatività. La variazione, al contrario, è nobile e fertile, si serve della citazione e omaggia l’originale nel suo processo di trasformazione, che parte sempre dalla conoscenza di ciò che vuol variare. Le modifiche possono riguardare qualsiasi aspetto dell’idea di partenza, il segreto sta nell’ironia.
Per reinterpretare la classica insalata di polpo, ho voluto darle un tocco esotico e caraibico, con un abbinamento a me congeniale di frutta e spezie. La stessa piccantezza acidula che ho da poco scoperto nelle nuove patatine San Carlo.

ANTIPASTI > INSALATA DI POLPO E TOPINAMBUR CON SCORZA DI LIME E PEPE ROSA

Polpo > 1 (da circa 1 kg)
Aglio > 1 spicchio
Alloro > 3 foglie
Topinambur > 700 g
Lime > 2
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe nero > 10 grani
Pepe rosa > 1 manciata
Peperoncino > 1 pizzico

Riempite d’acqua una pentola capiente, aggiungete il sale, l’aglio, l’alloro e il pepe in grani.
Portate a ebollizione, quindi immergete il polpo nell’acqua per tre volte tenendolo dalla testa, finché i suoi tentacoli non si saranno arricciati e ammorbiditi.
Lasciate il polpo nell’acqua bollente, abbassate la fiamma, e fatelo cuocere coperto per un’ora e mezza (se volete una carne tenerissima). Spegnete quindi il fuoco, e fatelo raffreddare nell’acqua di cottura.
Una volta freddo, scolate il polpo e passatelo sotto l’acqua corrente, strofinando delicatamente i tentacoli per eliminare la pelle e le ventose, e poi tagliatelo a pezzetti.
Lavate bene i topinambur, spazzolandoli per eliminare i residui di terra. La buccia è molto sottile e digeribile, quindi non va tolta. Se proprio preferite eliminarla, pelate i tuberi dopo averli leggermente lessati.
Bolliteli dolcemente e brevemente (max 20 minuti) in abbondante acqua acidula, quindi tagliateli a pezzetti.
Unite il polpo ai topinambur, aggiungete la scorza grattugiata dei lime, una manciata di pepe rosa pestato, un pizzico di sale e di peperoncino piccante (in polvere o, se è la stagione giusta, fresco sminuzzato), e condite con una vinaigrette di olio extravergine d’oliva e succo di lime.
Servite a temperatura ambiente guarnendo con qualche fettina di lime.

Salmone confit in composta di arance e cipolle rosse di Tropea

Una volta andare al mercato a fare la spesa, a incontrare gli amici o a prendere il caffè era come andare in piazza. Assieme ad altri punti di aggregazione sociale, il mercato era uno dei luoghi d’incontro d’eccellenza della gente del quartiere. Lì si parlava della quotidianità, si discuteva di politica, ci si scambiava ricette. Rapporti diretti, franchi, senza giri di parole. Chi non aveva i soldi per pagare poteva segnare, ovvero riportare il dovuto in un conto aperto, in attesa di passare a fine mese a saldare il debito. Ci rivolgevamo alle bancarelle di fiducia per essere sicuri di trovare la qualità a prezzi convenienti, ma anche per quel confronto sincero e umano con quei venditori veraci, generosi, che attiravano i clienti con le loro battute.
Il mercato era un mondo fuori dagli schemi. Arrivavamo al mattino presto per essere tra i primi a scegliere, oppure all’ora di chiusura, quando i banchi abbassano il prezzo della merce invenduta. Non arrivavamo con la lista della spesa, perché preferivamo lasciarci suggestionare dai frutti della terra. E rispettavamo le stagioni, perché ognuna aveva il suo risparmio, e perché frutta e verdura coltivate in serra non sapevano di niente.
Questa mattina ho trovato quello stesso spirito al Mercato Coperto di Ferrara, un microcosmo nel cuore della città ricco di storielle e aneddoti, dove ancora tutti si conoscono. Peccato che sia ormai completamente spoglio. Meriterebbe una seconda possibilità.

ANTIPASTI > SALMONE CONFIT IN COMPOSTA DI ARANCE E CIPOLLE ROSSE DI TROPEA

Salmone > 4 filetti
Arance > 4
Cipolle rosse di Tropea > 2
Succo ACE > 2 bicchieri
Alloro > 4 foglie
Cannella > 2 cucchiaini
Zucchero > 5 cucchiai
Olio extravergine d’oliva > 5 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Affettate finemente le cipolle rosse di Tropea e fatele soffriggere per qualche minuto in una padella antiaderente in quattro cucchiai di olio extravergine d’oliva.
Pelate al vivo le arance, tagliatele a pezzi e unitele alle cipolle. Aggiungete le foglie di alloro, la cannella in polvere, il succo ACE, lo zucchero, il sale, il pepe e cuocete coperto a fuoco lentissimo fino a quando la composta non si sarà rappresa.
Togliete nel frattempo la pelle dai filetti di salmone. Ricordate di partire sempre dal lato della coda, mantenendo la lama quanto più possibile aderente alla pelle per avere il minor scarto possibile.
Eliminate con una pinzetta le eventuali spine rimaste, quindi lavate i filetti per rimuovere le squame e asciugateli con della carta da cucina.
Tagliate il salmone a cubetti e conditelo con un cucchiaio di olio extravergine d’oliva, un pizzico di sale e uno di pepe.
Versate la composta ancora bollente sui cubetti di salmone, avendo cura di eliminare le foglie di alloro.
Mescolate delicatamente e lasciate riposare per 30 minuti.
Servite tiepido con pane tostato.

giovedì 13 dicembre 2012

Straccetti di pollo con tapenade di olive nere, pomodori, prugne e fichi secchi

Quando ero bambino il Natale aveva qualcosa di magico. Non era semplicemente il giorno in cui si potevano realizzare i miei desideri, ma era anche l’occasione per respirare un clima di serenità e di amore. C’era una grande tavola imbandita a cui sedevano nonni, zii, amici, cugini. Tutte le generazioni riunite. Si festeggiava giocando e mangiando. Ci accontentavamo dell’atmosfera natalizia e riscoprivamo insieme il piacere delle piccole cose.
Ogni tanto mi distraevo a fissare l’albero di Natale. L’albero era un vero albero e le palle erano di vetro e si maneggiavano con cura, avevano un gancino delicatissimo per appenderle e non erano prodotte in Cina. Rimanevo ipnotizzato dalle luci intermittenti, dal profumo della resina di abete, ma soprattutto da un bizzarro cicalio di cui ignoravo la provenienza. Mio padre mi diceva che era il verso del grillo parlante, che mi osservava nascosto tra i rami. E io ci credevo.
Quando ero bambino il Natale era il tempo dell’attesa, ed era palpabile. Si sentiva lo scorrere del tempo, la curiosità febbrile, il divertimento, la gioia. A rendere unici quei momenti era la mia famiglia, capace di trasformare la noia in distrazione.
Tra i tanti regali di bambino conservo solo i ricordi, vividi e indelebili. La casa di famiglia si riempiva di stelle di Natale, agrifoglio e pungitopo. Un universo di colori tanto suggestivo quanto effimero: dopo appena un mese il verde degli aghi sbiadiva, le foglie rosse cadevano e le bacche scarlatte, grosse come ciliegie, finivano con lo scurirsi.
Quando ero bambino, pensavo che una volta cresciuto non sarei più stato vulnerabile. Ora sono felice di esserlo ancora. Altrimenti non mi emozionerei più nel sentire il verso del grillo parlante.

ANTIPASTI > STRACCETTI DI POLLO CON TAPENADE DI OLIVE NERE, POMODORI, PRUGNE E FICHI SECCHI

Petto di pollo > 500 g
Olive nere > 250 g
Pomodori secchi > 10
Fichi secchi > 10
Prugne secche > 8
Aglio > 1 spicchio
Farina > 3 cucchiai
Latte > 200 ml
Limone > 1
Vino bianco > ½ bicchiere
Brodo vegetale > 1 bicchiere
Olio extra vergine di oliva: 8 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Tagliate il petto di pollo in cubetti di circa 2 cm e lasciatelo marinare nel latte per un’ora.
Versate 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate dorare uno spicchio d’aglio sbucciato. Aggiungete quindi i cubetti di pollo sgocciolati e passati nella farina.
Fate rosolare il pollo per qualche minuto aggiungendo un pizzico di sale e di pepe, quindi sfumate col vino bianco.
Eliminate lo spicchio d’aglio, aggiungete un bicchiere di brodo vegetale, coprite e proseguite la cottura a fuoco dolce per 10 minuti.
Togliete infine il coperchio e fate asciugare a fuoco vivo finché i cubetti di pollo non saranno perfettamente dorati e croccanti.
Passate intanto al mixer le olive nere, i pomodori secchi, i fichi secchi e le prugne secche.
Unite la tapenade al pollo e condite il tutto con il restante olio extravergine d’oliva emulsionato al succo di mezzo limone, sale e pepe.
Servite tiepido su una foglia di radicchio rosso di Treviso precoce.

Questa è la mia rivisitazione della Tapenade, piatto provenzale composto da purea di olive finemente tritate, capperi, acciughe sotto sale e olio d’oliva.
Ottimo anche senza l’aggiunta del pollo come condimento per il cuscus, per il lesso o spalmato semplicemente su crostini di pane caldi.

mercoledì 5 dicembre 2012

Crema di castagne in crosta di lardo su vellutata di patate e rosmarino

Tenere a battesimo con i miei piatti una nuova linea di accessori moda è sempre un privilegio. Per PopDesignChristmas Event ho voluto lasciarmi ispirare dai bottoni più antichi della collezione, dai loro colori e dai loro riflessi. Ho immaginato quali sapori potessero evocare, quali abbinamenti ricordare, perché spesso anche il gusto viene a patti con la nostalgia.
Centocinquanta nuovi anelli in edizione limitata per distinguersi da chi segue la moda, ma anche spille e gemelli da uomo, in vendita anche a Roma (Country Club, via Domenico Chelini 31), a Ferrara (Nikel, via Carlo Mayr 29) e prestissimo a Padova (Margi boutique, via San Pietro 101).
Per deliziare non solo la vista, ma anche il palato alle oltre sessanta ospiti intervenute ho servito Salmone confit in salsa agrodolce di arancia e cipolle di Tropea, Straccetti di pollo con tapenade di olive nere, pomodori, prugne e fichi secchi, Cuscus allo zafferano con zucchine e melagrana, Riso rosso della Camargue al limone con formaggio feta e menta, Delizia di ricotta e fondente nero all’arancia, Polenta croccante con miele e pecorino, e questa deliziosa vellutata, di cui vi svelo subito la ricetta (non prima di aver ringraziato Mary, Manuel e Baldo per il loro prezioso aiuto in cucina e in sala)

ANTIPASTI > CREMA DI CASTAGNE IN CROSTA DI LARDO SU VELLUTATA DI PATATE E ROSMARINO

Marmellata di castagne > 100 g
Lardo > 100 g
Patate > 6 patate medie
Cipolla > ½
Farina bianca > 1 cucchiaio
Brodo vegetale > ½ litro
Olio extravergine d’oliva > ½ bicchiere
Rosmarino > 2 rametti
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Sbucciate le patate e tagliatele a pezzetti.
Tritate la cipolla e fatela soffriggere in una pentola con 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva. Aggiungete le patate e rosolatele per qualche minuto a fuoco vivace.
Versate il brodo caldo fino a coprire completamente le patate e proseguite la cottura per 30 minuti.
Terminata la cottura, unite la farina, il sale e il pepe, e frullate le patate con l’aiuto di un mixer a immersione, fino a ottenere una crema vellutata. Nel caso il composto non sia abbastanza morbido, aggiungete un altro po’ di brodo vegetale.
Tritate il rosmarino al mixer e versatelo in una ciotolina con il restante olio extravergine d’oliva.
Adagiate un cucchiaino di marmellata di castagne su ogni fettina di lardo.
Arrotolate le fettine fino a formare dei fagottini compatti, facendo attenzione che non fuoriesca la marmellata.
Fate saltare per un minuto i fagottini di lardo in una padella antiaderente, togliendoli dal fuoco non appena il lardo inizierà a sciogliersi.
Servite la vellutata di patate nei bicchierini da finger food, adagiate su ogni porzione la crema di castagne in crosta di lardo, e guarnite con un giro d’olio al rosmarino. 

martedì 27 novembre 2012

Mascarpone variegato al cioccolato con fiocchi integrali e pinoli

Li sento ancora ogni tanto nell’aria. Profumi passati, come quelli che indossavo da ragazzo, illudendomi che fossero una seconda pelle solo mia. Il primo che ricordo è il dopobarba Azzaro. Fa parte della mia infanzia, e lo ritrovo ogni volta che abbraccio mio padre. Lo rubavo dalla mensola dello specchio del bagno, prima ancora di iniziare a radermi. Ha note di testa intrise di cumino,
iris, lavanda, salvia sclarea, basilico, anice, bergamotto e limone, in mezzo ha note di sandalo, bacche di ginepro, patchouli, vetiver, cedro e cardamone, e solo più tardi entrano in scena pelle, fave di tonka, ambra, muschio e Evernia prunastri. In quegli anni gli uomini si dividevano in due categorie: chi indossava Azzaro e chi preferiva invece Drakkar Noir di Guy Laroche. Un po’ come succedeva tra chi ascoltava i Duran Duran e gli Spandau Ballet. O prima ancora i Beatles e i Rolling Stones.
Appena ho capito la mia urgenza di uscire dal coro, ho cambiato pelle. Le nuove fragranze finiscono spesso per cancellare il ricordo dei profumi passati. 
Come per l’abbigliamento, il profumo mi ha aiutato a distinguermi. Ho indossato Kenzo pour Homme, precursore nelle note marine, con quell’aroma di muschio verde e pepe bianco. Poi ha iniziato a usarlo la ragazza del mio migliore amico dell’epoca, così mi sono riscoperto nelle note di Dolce & Gabbana, arricchite dalla sensualità del tabacco. Erano gli anni delle prime scoperte, della mia consapevolezza e poi della mia emancipazione, quando a ventitré anni sono andato a vivere per conto mio.
La mia pelle ha poi odorato per anni di Allure Homme di Chanel, una fragranza che raccontava la storia di un uomo coraggioso, generoso, ma anche spirito libero. Era l’odore di un amante, e non poteva rimanere attaccato per sempre alla mia pelle. Ero alla ricerca di un amore a tempo indeterminato, e nel cercarlo ho iniziato a scegliere i profumi come i vestiti, in base al tempo e all’umore. E così ho imparato a scegliere quelli dei maestri profumieri.
Philosykos di Dyptique, una delle migliori fragranze di fico mai create e uno dei profumi preferiti di tutti i tempi. Bois Farine di Artisan Parfumeur, ricco e fresco come una pioggia di farina. E ancora Safrant Troublant, in cui zafferano e vaniglia si accordano amalgamandosi, o Poivre Piquant, che unisce aggressività di pepe bianco e liquirizia leggermente amara alla tenerezza vellutata data da latte e miele. E infine il mio preferito, Blue Amber di Montale, che mi ha fatto conoscere Giorgio.
Quante spezie ed erbe aromatiche ci sono nei miei profumi... Le stesse che caratterizzano la mia cucina speziata e aromatica.

DOLCI > MASCARPONE VARIEGATO AL CIOCCOLATO CON FIOCCHI INTEGRALI E PINOLI

Mascarpone > 250 g
Uova > 3
Panna fresca > 250 g
Zucchero > 100 g
Pinoli > 30 g
Fiocchi integrali > 20 g
Amaretto di Saronno > 4 cucchiai

Montate i tuorli con 50 g di zucchero fino a renderli soffici e spumosi.
Lavorate il mascarpone con una spatola, poi aggiungete il composto di uova e continuate a montare fino a quando non otterrete una crema liscia.
Montate la panna con lo zucchero rimasto e incorporatela al mascarpone, mescolando dolcemente con un cucchiaio, sempre dal basso verso l’alto.
Aggiungete quindi i pinoli tostati.
Riducete il cioccolato a pezzetti, mettetelo in un pentolino e fatelo sciogliere a bagnomaria. Quando inizia a fondere togliete la pentola dal fuoco, aggiungete l’Amaretto di Saronno e mescolate con una spatola di legno finché il cioccolato non sarà completamente liquido.
Versate il cioccolato sulla crema di mascarpone (va sempre versato il cioccolato sugli altri ingredienti di pasticceria e non il contrario) e mescolate appena, giusto per dare all’insieme un aspetto variegato.
Versate il mascarpone in quattro coppette monoporzione e fate raffreddare in frigo per un paio di ore.
Per una nota croccante, prima di servire il dessert aggiungete qualche fiocco integrale.

Per la cottura a bagnomaria, il pentolino che contiene il cioccolato va posato nel tegame con l’acqua facendo attenzione che le pareti dei due recipienti non aderiscano. Attenzione inoltre a non coprire con un coperchio il pentolino, dal momento che le gocce di condensa cadrebbero nel cioccolato.