Ieri
sera a cena si è parlato a lungo del gioco di squadra. Non in senso sportivo,
per carità, ma come metafora di vita. La necessità di fare gruppo è istintiva e
primordiale, si basa sul bisogno dell’uomo di interagire con gli altri, per
arrivare dove da solo non riuscirebbe. Eppure è difficile tenere insieme una
squadra. Più si cresce e più accresce l’individualismo e la competitività. Si
perdono di vista i valori del gruppo, si dimentica che siamo una società e che
ognuno funziona grazie all’altro. C’è chi resta unito e chi invece vuole
evadere dal branco per cercare una propria identità.
In
una società egoista e individualista come la nostra, la tendenza comune è
quella di considerare come desiderio più appagante per l’uomo la completa
realizzazione di se stessi. Il gioco di squadra, però, si costruisce attraverso
l’acquisizione di affidabilità e fiducia nei compagni. Fidarsi dell’altro è
fondamentale, perché bisogna essere certi che nel lavoro di gruppo il fine
condiviso sia il bene comune e non quello personale.
Ho
sempre praticato il gioco di squadra. È così che ho imparato a crescere insieme a persone diverse da me. Ed è grazie a
questo che ho scoperto il valore del compromesso.
Il
lavoro di squadra richiede equilibrio, ma soprattutto maturità. La sua potenza è
contagiosa, il suo ritmo è costante ma incessante. In una squadra si lavora
tutti e ci si mette in gioco imparando ogni giorno qualcosa di nuovo. Ci vuole
spirito di sacrificio. E sudore.
La
parola chiave è “condivisione”. Solo così possono coesistere idee diverse e si
possono bilanciare equilibri delicati. Il successo del singolo deriva e
incrementa il successo del gruppo e viceversa. È questo il fondamento del gioco
di squadra, sia che si parli di traguardi sportivi, sia che l’ambito sia quello
associativo, aziendale o che ci si riferisca alla democrazia in uno Stato.
Lavorare
in gruppo significa imparare a rispettare gli spazi altrui, ascoltare, valutare
tutte le possibili idee, aprirsi al confronto con le altre persone e non agire
mai di propria iniziativa.
Siamo
come una catena alimentare: se si blocca un singolo elemento si rompe il
circolo della vita. Mettiamoci quindi in gioco, e scegliamo in ogni team un
buon regista, capace di costruire un clima relazionale positivo, meritocratico
e con la giusta programmazione per raggiungere passo dopo passo i nostri
obiettivi. Qualunque essi siano.
DOLCI
> BIANCOMANGIARE CON SALSA DI MELAGRANA E SPUMA DI PINOLI
Pasta di mandorla > 250 g
Limone
> 1
Zucchero
> 300 g
Amido
per dolci > 100 g
Fave
di Tonka > 1
Melagrana
> 1
Pasta
di Pinoli di Sicilia tostati > 200 g
Panna
> 500 ml
Versate
la panna fresca in un pentolino, aggiungete la pasta di pinoli, 100 g di
zucchero e fate cuocere a fiamma dolce, mescolando delicatamente.
Una
volta che la pasta di pinoli e lo zucchero saranno perfettamente sciolti
togliete la panna dal fuoco e, una volta fredda, conservatela in frigo per una
notte.
Sciogliete
la pasta di mandorla in un litro d’acqua e filtratela con un chinois (o un colino a maglie strette). Se non avete la
pasta di mandorla, potete utilizzare dello sciroppo di mandorla, o direttamente
un litro di latte di mandorla.
Scaldate
a fiamma dolce il latte di mandorla ottenuto, unite 150 grammi di zucchero, la
scorza del limone e una fava di Tonka grattugiata.
Sciogliete
intanto l’amido in un goccio d’acqua fredda, quindi unitelo al latte
continuando la cottura.
Mescolate
fino a quando il composto non inizierà ad addensare, avendo cura di non
portarlo a ebollizione.
Togliete
la crema dal fuoco e versatela negli stampini inumiditi.
Fare
raffreddare, quindi riponetela in frigo per almeno due ore.
Spremete
i chicchi di melagrana e filtratene il succo.
In
un pentolino antiaderente, unite il succo di melagrana con quello del limone e
50 g di zucchero.
Fate
cuocere a fiamma dolce, mescolando fino a quando la salsa non avrà raggiunto la
densità di uno sciroppo.
Filtrate
la panna ai pinoli con un chinois
(o con un colino a maglie strette) e passatela nel sifone per ottenere una
spuma soffice. Se il vostro sifone è da un litro, raddoppiate le dosi della
panna ai pinoli.
Impiattate
il biancomangiare, versateci sopra due cucchiai di salsa di melagrana e
guarnite con chicchi di melagrana e spuma di pinoli.
La
pasta di pinoli è commercializzata in panetti pronti alla lavorazione, ricavati
artigianalmente esclusivamente da pinoli e zucchero. Potete acquistarla su
Internet o nei più riforniti negozi di alimentari. Nel caso non riusciate a
trovarla, potete passare 200 g di pinoli al mixer, aggiungere un cucchiaio di
panna e mescolare fino a ottenere una pasta densa. A questo punto dovrete
scioglierla a fuoco dolce nel resto della panna, farla raffreddare e
conservarla in frigo per una notte.
La premessa iniziale mi trova molto d'accordo, purtroppo poi il lavoro crea sempre qualche disagio, il compromesso è l'unico sistema per mantenere l'equilibrio in un ambiente lavorativo. Noto con molto piacere che questo equilibrio poi lo riesci a trasmettere anche in questo piatto di estrema sostanza e qualità.
RispondiEliminaGianni B.
Che delizia!!!
RispondiEliminaBuono certo, ma lo sai che son poco da dolci... ma se quando passo lo preparai, è sicuramente tra i miei preferiti... :) e per la parte introduttiva concordo più che appieno! No, non sono le difficoltà del lavoro a creare guai, se vogliamo collaborare si può! Anzi, si deve!
RispondiEliminabelle e condivisibili riflessioni sul lavoro.
RispondiEliminaricetta accattivante soprattutto per chi, come me, normalmente non è goloso di dolci! bravo