Fino
a qualche anno fa dichiararsi vegetariano provocava stupore e curiosità, poi le
varie tendenze new age hanno
facilitato l’acquisizione di nuove consapevolezze.
L’altra
sera avevo a cena un amico latto-ovo vegetariano, a cui avrei potuto servire
latticini e uova, ma non carne, pesce o pollame. Ogni cultura ha le sue
sotto-culture. Come i lacto-vegetariani (che mangiano i latticini, ma non le
uova), oppure gli ovo-vegetariani (che mangiano le uova, ma non i prodotti
latteo-caseari), o ancora i vegani (o vegetaliani, che non mangiano la carne,
il pesce, le uova, il latte e i suoi derivati), i crudisti (che mangiano come i
vegani, salvo fatto che non cuociono i cibi), i fruttariani (che
si nutrono di soli frutti, ovvero di ciò che è frutto in senso biologico) o i fruttariani simbiotici (che
mangiano solo frutti crudi colti e mangiati dagli alberi che incontrano o che loro
stessi curano).
Il
vegetarismo non basta più? Negli ultimi anni stiamo scoprendo posizioni sempre
più fondamentaliste. Le ragioni di queste scelte alimentari sono molteplici.
Salutistiche, esistenziali, religiose o semplicemente etiche. Di questi tempi,
possono dipendere persino da questioni economiche, se pensiamo al costo della
carne rispetto a quello di riso o fagioli.
Un
tempo ritenevo che le frange estreme rappresentassero inutili radicalismi.
Oggi, invece, trovo affascinanti anche le scelte alimentari meno convenzionali. Mi interessano dal punto di vista nutrizionale, mi stimolano a
confrontarmi con ricette e accostamenti nuovi, anche se la mia alimentazione rimane
decisamente più variegata. E comunque non potrei rinunciare al miele in cucina,
che in linea di massima i vegetariani apprezzano, ma i vegani rifiutano
(poiché la sua produzione comporta lo sfruttamento delle api).
In
ogni caso è possibile avere un’alimentazione complessivamente bilanciata. Basta
sapere quali combinazioni attuare per compensare l’uno o più aminoacidi di cui
il nostro organismo necessita. Non dimentichiamoci che una dieta
prevalentemente vegetariana controlla colesterolo e trigliceridi, e fornisce
grandi quantitativi di fibre e di sostanze antiossidanti.
Per
la ricetta che vi suggerisco oggi, rinunciare alla carne può essere persino una
scelta di gusto…
PRIMI
> RISOTTO ALLE CAROTE VIOLA CON PUNTE DI ASPARAGI
SELVATICI E GAMBI DI CARCIOFO
Carote
viola > 300 g
Brodo
vegetale > ½ l
Zucchero
> 1 cucchiaino
Riso
Arborio > 5 pugni
Gambi
di carciofo > 4
Punte
di asparagi selvatici > 150 g
Cipolla
> ½
Vino
bianco > ½ bicchiere
Olio
extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Burro
> 1 noce
Sale
> 1 pizzico
Pepe
> 1 pizzico
Mondate
le carote viola, tagliatele a rondelle e fatele cuocere nel brodo caldo,
aggiungendo un cucchiaino di zucchero e un pizzico di sale.
Una
volta tenere, togliete la pentola dal fuoco e frullate le carote nel brodo
rimasto con l’aiuto di un mixer a immersione. Il composto deve risultare molto
liquido.
Fate
sciogliere il burro in una padella antiaderente, tritate finemente la cipolla e
fatela soffriggere finché non sarà appassita.
Unite
il riso e alzate leggermente la fiamma. Quando i chicchi avranno un aspetto
traslucido versate il vino e lasciatelo evaporare, quindi aggiungete la salsa
di carote viola, facendola assorbire pian piano, un mestolo alla volta.
A
cottura ultimata, spegnete il fuoco e mantecate il riso con una noce di burro,
lasciandolo riposare per un paio di minuti.
Nel
frattempo lavate le punte degli asparagi selvatici (o quelle di normali
asparagi, se preferite) e mondate il gambo dei carciofi, tagliandone via la
parte esterna fibrosa.
Cuocete
le verdure al vapore, lasciandole leggermente croccanti.
Tagliate
gli asparagi e i gambi dei carciofi a rondelle, quindi fateli saltare nell’olio
extravergine d’oliva, unendo un pizzico di sale e uno di pepe macinato al
momento.
Impiattate
il risotto alle carote viola e su ogni porzione fate cadere le verdure saltate,
completando con qualche goccia di olio di cottura.