domenica 26 marzo 2023

Spiedini di maiale al Lapsang Souchong

L’altra sera a cena abbiamo parlato di yoga e di rinascita. T. ha curve dolci, nessuna tensione muscolare. In America, quei corpi che a un certo punto si lasciano andare, in un mix di lassismo ed età che avanza, li chiamano dad body. Ma lui è sempre stato così, anche quando aveva vent’anni e cercava di contenere quel fisico morbido per non essere rifiutato o deriso. 
Nella speranza che il sovrappeso fosse dovuto a un’intolleranza alimentare aveva nel tempo eliminato latte, pane bianco, salumi, surgelati, frutta e verdura in scatola, cereali, dadi da cucina, piatti pronti e gelati. Aveva provato a depurarsi con le tisane di tarassaco. Era andato in terapia temendo che il grasso nascondesse una forma d’insicurezza sessuale. Ed era stato da un’estetista per combattere con rituali distensivi e impacchi tonificanti una possibile ritenzione idrica dovuta a un’alimentazione ricca di sodio. Ma tutto questo aveva solo contribuito a renderlo più schivo e introverso.
Da ragazzo era convinto che i bisogni fossero tanto importanti quanto i desideri futili. È come se i primi nascessero da un’esigenza precisa, un disequilibrio che andava soddisfatto, mentre i secondi, più astratti, rappresentassero un’esigenza del superfluo. Per lui il bisogno era l’acqua, mentre l’orzata rappresentava il desiderio. Poi ha capito che il bisogno parte dal corpo, nasce da una spinta interna, ma finisce col trasformarsi in una dipendenza e si esaurisce nel soddisfacimento di un’esigenza, più o meno importante, in attesa di altri bisogni e nuove soddisfazioni. Il desiderio è al contrario una mappa: non porta a una soddisfazione immediata, ma ci indica verso quale direzione andare. Nella vita, come in una relazione. E il suo desiderio è sempre stato l’amore. Qualcuno che s’innamori di lui, delle sue stranezze e delle sue manie, del suo corpo non perfetto e non bello, del suo sorriso e della sua tristezza. Quel qualcuno, però, non è mai arrivato e, in cerca di una relazione, ha provato ad accontentarsi di amori liquidi, quelli che temono il cambiamento e si aggrappano a un immutabile presente. Una bolla perfetta quanto fragile, in cui è sopravvissuto senza azzardarsi, ma che un giorno è esplosa lasciandolo solo e guardingo, stanco di amare tanto, troppo, spesso a senso unico.
In quel momento, T. ha trovato un nuovo equilibrio grazie allo yoga. In questa filosofia di vita, il perno per gestire l’ansia e lo stress è basato sull’essenza stessa della disciplina, ovvero sulla parola “accettazione” che, una volta interiorizzata e fatta propria, si è rivelata per lui uno strumento terapeutico. Finalmente il suo corpo non era più fatto solo di carne, ma anche di un’energia vitale chiamata prana, in perfetta relazione con la mente e il pensiero. E così, a poco a poco, T. si è sentito pronto a ricominciare.
 
SECONDI > SPIEDINI DI MAIALE AL LAPSANG SOUCHONG
 

Pancetta di maiale> 400 g
Coppa di maiale fresca> 400 g
Vino rosso> 1 bicchiere
Zucchero> 2 cucchiai
Salsa di soia> ½ bicchiere
Limone> ½
Tè Lapsang Souchong> 1 cucchiaino
Peperone giallo> 1
Zenzero fresco> 2 cm
Alloro> 4 foglie
 
Preparate la marinatura mescolando lo zucchero col vino rosso, la salsa di soia, lo zenzero grattugiato, il succo di limone e il Lapsang Souchong (tè nero affumicato) polverizzato.
Tagliate la pancetta e la coppa di maiale in bocconcini uniformi.
Lasciate la carne nella marinatura per 30 minuti a temperatura ambiente.
Lavate il peperone e tagliatelo a falde, eliminando i semi e i filamenti bianchi. Tagliatelo quindi a pezzetti della stessa dimensione della carne.
Componete gli spiedini alternando un bocconcino di pancetta, un pezzo di peperone, uno di coppa, una foglia di alloro e così via. Se gli spiedini sono di legno, prima di usarli lasciateli per 30 minuti in ammollo nell’acqua.
Cuocete gli spiedini in forno caldo a 180° per 40 minuti, bagnandoli di tanto in tanto con la marinatura rimasta e rigirandoli a metà cottura.
Filtrate il liquido di marinatura rimasto e fatelo restringere a fuoco dolce in un pentolino antiaderente, finché il vino non sarà caramellato.
Servite gli spiedini su un velo di salsa al vino rosso.

martedì 31 gennaio 2023

Gamberi teriyaki con insalata sunomono di cetriolo e alghe wakame

Ho scritto alcune pagine del mio nuovo romanzo, una commedia sulla differenza di età in amore che avevo immaginato inizialmente per un graphic novel. A volte succede. Certe storie necessitano di più spazio, più parole.

Comunque sia, mi sono trovato a riflettere sulla scrittura. Questo romanzo, così come il primo, Torneranno gli sguardi, è pensato al presente.

Ci sono pochi romanzi scritti al presente, probabilmente lo avrete notato. È che di norma le opere di narrativa si scrivono al passato remoto e non tutti i lettori ammettono concessioni verbali. Per molto critici, poi, l'uso del presente è una moda, un danno collaterale provocato dalle scuole di scrittura. Una nota agente letteraria londinese addirittura non accetta romanzi scritti al presente.

Insomma, per i più le storie che si raccontano devono essere già accadute e quindi considerarsi concluse. Ma i miei personaggi sono vivi e nel vivo della loro vita. Non si nutrono di ricordi, le loro storie sono in divenire. E il verbo al presente trasmette un senso di immediatezza, trascina subito i lettori nel vivo della storia.

Probabilmente la mia è una deformazione professionale: nascendo come sceneggiatore di fumetti, per me il presente è il tempo del “qui e ora”, dell’azione, della crescita (anche interiore). Per questo lo scelgo. E sono in buona compagnia, oserei dire. Henri Charrière, Tom McCarty, Damon Galgut, Emma Donoghue, giusto per citare qualche autore a me affine.

Perché dovrei adeguarmi allo standard? Il tempo verbale in un romanzo può essere una discriminante sul giudizio finale? 

 

SECONDI > GAMBERI TERIYAKI CON INSALATA SUNOMONO DI CETRIOLO E ALGHE WAKAME

 


Gamberi: 400 g

Salsa di soia: 100 ml

Mirin: 100 ml

Sake: 100 ml

Zucchero: 20 g

Cetriolo: 1

Alga wakame: 10 g

Sale: 1 cucchiaino

Sesamo: qb

 

Per la salsa sunomono:

Aceto di riso: 4 cucchiai

Salsa di soia: 2 cucchiai

Zucchero: 1 cucchiaio

 

Fate rinvenire in acqua le alghe wakame. Lavate i cetrioli e tagliateli a fettine molto sottili. 

Immergete le fettine di cetriolo in una ciotola d’acqua con un cucchiaino di sale e lasciateli riposare per circa 5 minuti, poi scolateli.

Preparate la salsa sunomono mescolando l’aceto di riso, la soia e lo zucchero. 

In una ciotola capiente unite le alghe wakame, i cetrioli e irrorate il tutto con la salsa sunomono. 

In un pentolino fate cuocere a fuoco lento la salsa di soia, il mirin, il sake e lo zucchero finché il tutto non si sarà ristretto di circa un terzo del suo volume.

Cospargete i gamberi con la salsa ottenuta e cuoceteli in pentola o su una griglia, girandoli spesso e spennellandoli ogni volta con la salsa.

Servite i gamberi teriyaki con l’insalata di alghe e cetrioli e una spolverata di semi di sesamo. 

lunedì 19 dicembre 2022

Budino al miele e peperoncino

Cos’hanno in comune Le avventure di Huckleberry Finn, Alice nel paese delle meraviglie, Il mago di Oz, Il giovane Holden e Harry Potter? Oltre a essere parte del patrimonio letterario di tutti i tempi, queste opere hanno tutte subito (in tempi e modi diversi) l’ostinazione della censura.
Non so voi, ma ho sempre odiato la censura, come autore e come lettore.
Applicare la censura significa esercitare un controllo autoritario sulla creazione e sulla diffusione di idee e opinioni. Un controllo basato sul principio secondo cui determinate informazioni (e le idee e le opinioni da esse generate) possano minare la stabilità dell’ordine sociale, politico e morale vigente.
Nel Medioevo, la massima autorità censoria era la Chiesa, che decideva quali idee e opinioni fossero contrarie alla dottrina, dannose per la fede o per la morale, o pericolose per l’unità del mondo cristiano (non per niente nel 1231-35 Gregorio IX fondò l’Inquisizione, destinata a individuare gli eretici e distruggere ogni loro testo).
Il XX secolo ha dimostrato come l’instaurazione di un regime monopartitico efficiente (di tipo nazifascista o sovietico) richieda il controllo sistematico dei mass media, delle arti e di tutte le forme di espressione pubblica (controllo che diventa lo strumento per mantenere la stabilità interna del regime).
Vi sembrerà assurdo, ma Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain fu messo al bando subito dopo la sua pubblicazione nel 1884 (a Concord, Massachusets, perché considerato una “porcheria”) e rimane ancora oggi uno dei romanzi più censurati in assoluto. In origine era considerato volgare per il suo linguaggio grammaticalmente scorretto e per la sua progressiva posizione "antirazzista". A partire dagli anni Cinquanta è stato invece censurato perché considerato "razzista". Alcuni editori hanno addirittura sostituito, nelle circa 200 occasioni in cui compare, la parola “nigger” con la parola “schiavo”. E la prestigiosa scuola quacchera Friends’ Central School di Filadelfia ha eliminato il romanzo dai programmi di studio. 
E che dire di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, censurato in Cina nel 1931 in quanto “pericolosamente sovversivo”? Il governatore Ho Chien, della provincia di Hunan, ritenne che gli animali presenti nella storia avessero troppe caratteristiche simili all’essere umano, soprattutto per quanto riguardava la proprietà di linguaggio. A suo avviso, mettere sullo stesso piano animali e uomini avrebbe condotto i bambini a pensieri pericolosi e fuorvianti.
Il mago di Oz di Frank Baum fu censurato e proibito in molte biblioteche e scuole degli Stati Uniti agli inizi degli anni Trenta e di nuovo negli anni Cinquanta perché accusato di promuovere valori malsani e nichilisti. Le polemiche hanno riguardato soprattutto Dorothy, giudicata troppo indipendente ed emancipata.
Le giovani generazioni degli anni Cinquanta e Sessanta fecero de Il giovane Holden di J.D. Salinger una sorta di manifesto delle inquietudini che allora animavano la società. Il libro è diventato un classico delle letture scolastiche, consigliato dagli stessi professori ai loro allievi. Uno dei bestseller più celebri di tutti i tempi, con un totale di 65 milioni di copie vendute. Nel 2001 (dopo 50 anni dalla prima pubblicazione) è avvenuto però il contrappasso: il National Council of Teachers of English ha deciso di togliere il romanzo dai programmi scolastici per i troppi riferimenti al sesso prematrimoniale e all’alcolismo giovanile. 
Persino Harry Potter di J. K. Rowling ha subito il veto della censura, criticato dalle Chiese di diversi paesi (dall’Australia al Messico) e accusato di “promuovere la stregoneria e l’occultismo”. La pubblicazione della saga è stata bloccata anche negli Emirati Arabi per incitazione alla stregoneria. 
In tempi recenti la censura ha trovato nella fantomatica “teoria gender” il miglior espediente retorico per prendere posizione contro i diritti LGBT e il femminismo. Ne ho fatto le spese persino io col mio graphic novel Le semplici cose, disegnato da Andrea Accardi, pubblicato da Feltrinelli e incentrato sul tema della gestazione per altri.
Ma sono in buona compagnia. Ha subito ostracismo e censura Piccolo uovo di Francesca Pardi e Altan, che esplora le diverse tipologie di famiglie prima di nascere fino a scoprire come tutte le famiglie (compresa quella di due pinguini omosessuali) siano ugualmente felici. 
L’intransigenza della destra politica italiana ha colpito anche a E con Tango siamo in tre di Peter Parnell e Justin Richardson, tratto dalla storia vera di Roy e Silo, due pinguini antartici dello zoo del Central Park di New York che hanno adottato Tango, nato da un uovo deposto da un’altra coppia di pinguini. 
Tra i libri oggi “proibiti” figura poi un capolavoro della letteratura per l’infanzia del 1959 come Piccolo blu e Piccolo giallo di Leo Lionni, realizzato con la tecnica del collage. Quanto può far paura un’amicizia che supera le differenze e abbatte i pregiudizi adulti?
Gli stessi pregiudizi riguardano anche il cibo. In passato le uova sono state sotto accusa per il loro alto contenuto di colesterolo, ma anche perché farebbero male al fegato o sarebbero semplicemente indigeste. In realtà le uova sono un alimento ricco di ferro, fosforo e calcio in buone quantità, oltre alla vitamina K2 (che rafforza le ossa) e a quelle del gruppo B (fondamentali nel metabolismo di carboidrati, grassi e proteine).
E così ho deciso di proporvi questo budino al miele e peperoncino, un vero toccasana in queste feste natalizie.
 
DOLCI > BUDINO AL MIELE E PEPERONCINO
 

Latte intero > 1 l
Uova > 8
Miele > 100 g
Zucchero > 4 cucchiai
Peperoncino > 1 pizzico
 
Fate sobbollire il latte in un pentolino a fuoco dolce, fino a quando son si sarà ristretto di circa la metà. Spegnete il fuoco, aggiungete il peperoncino frantumato e lasciate raffreddare il latte a temperatura ambiente.
In una ciotola, montate intanto 2 uova intere e 6 tuorli col miele, poi aggiungete a poco a poco il latte intiepidito e filtrato.
Mettete sul fuoco lo stampo per il budino e distribuite sul fondo lo zucchero, versate qualche goccia d’acqua e fate cuocere lo sciroppo fino a che non raggiungerà una colorazione ambrata. Muovete lo stampo perché il caramello si sparga uniformemente anche sulle pareti, quindi versate il composto di latte e uova e cuocete a bagnomaria, in forno, per 50 minuti a 180°.
Lasciate raffreddare il budino a forno spento, poi trasferitelo in frigorifero per almeno dodici ore (il giorno dopo è ancora più buono).
Al momento di servire, sformate il budino e decoratelo con un cucchiaino di miele extra e un ulteriore pizzico di peperoncino frantumato (per una piccantezza estrema).




domenica 13 novembre 2022

Okonomiyaki

Una delle ricette più semplici ma appetitose del mio libro In cucina con gli anime giapponesi (pubblicato da Kappalab) è quella degli okonomiyaki.

Il nome di questo piatto non vi sarà forse familiare, ma se avete qualche anno sulle spalle potreste averlo visto preparare dal cuoco Marrabbio (in realtà Shigemaro) in un vecchio anime intitolato Kiss me Licia, che in Italia ebbe un successo inimmaginabile, toccando i quattro milioni di telespettatori a puntata. Certo, i traduttori italiani ne avevano di fantasia: una volta doppiata la serie, gli okonomiyaki sono diventati… polpette!

Semplici da preparare (proprio come una frittata o ancor più una “tortilla di verza”), nella regione del Kansai, in Giappone, sono noti anche come “pizza di Osaka”, perché si possono condire con tutto ciò che si vuole.

Ieri ho tenuto uno show cooking alla Biblioteca Crocetta di Modena, per 40 ragazzi dagli 8 ai 14 anni. Ho deciso di proporre anche la mia versione dell’okonomiyaki (nati in Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il riso scarseggiava e la popolazione era costretta a inventarsi nuove pietanze a base di farina e verdure di facile reperibilità) perché sono un ottimo piatto completo: le uova hanno un alto potere saziante, sono una riserva bilanciata di aminoacidi essenziali e una fonte di proteine completa ed economica, inoltre contengono ferro, fosforo e calcio, la vitamina K2 (utile per rafforzare le ossa) e la vitamina B12 (importante nel metabolismo di carboidrati, grassi e proteine).

Naturalmente il mio giovane pubblico non conosceva Kiss me Licia e non avrebbe mai pensato di amare tanto il cavolo cappuccio, l’alga nori o il katsuobushi (il cui nome è bastato a farli ridere), ma tutti i partecipanti erano preparatissimi, sempre pronti con le mani alzate a rispondere alle mie domande.

Sono ragazzi fortunati. Dovete sapere che chi è coinvolto sin da giovane nella preparazione dei pasti ha maggiori probabilità di mangiare in maniera equilibrata e consumerà tendenzialmente più verdure. La cucina è un luogo in cui coltivare l'autostima, la fiducia e la sicurezza dei propri figli, ma soprattutto trascorrere con loro del tempo ai fornelli può essere l’occasione per parlare di tradizioni familiari o mettersi al passo con la vita quotidiana, costruendo relazioni più forti.

Sono felice che il mio libro di cucina stia già creando un ponte tra genitori e figli, e le email che sto ricevendo mi stanno riempiendo il cuore.

Non vedo l’ora di vedere i primi selfie “con gli anime giapponesi” dalle vostre cucine casalinghe di tutta Italia.


SECONDI > OKONOMIYAKI

 


Farina: 300 g

Acqua: 200 ml

Dado granulare di pesce: 1 cucchiaino

Zucchero: 1 cucchiaio

Lievito istantaneo per preparazioni salate: ½ cucchiaino

Uova: 4

Verza (o cavolo cappuccio): 600 g

Cipollotti: 2

Zenzero fresco: 2 cm

Maionese: qb

Salsa per okonomiyaki: qb

Katsuobushi: qb 

Alga nori: qb

Olio EVO: 4 cucchiai

Sale: 1 pizzico

Pepe: 1 pizzico


Lavate e tagliate a listarelle la verza (o il cavolo cappuccio), eliminando le parti più coriacee, e i cipollotti, quindi lasciateli riposare in frigorifero.

Sciogliete il brodo granulare di pesce nell’acqua bollente. Mescolate la farina col brodo fino a ottenere un composto soffice e vellutato, aggiungendo il lievito e lo zucchero.

Sbattete le uova con una frusta e unitele al composto di farina (perché sia ancora più soffice, potete montare a neve gli albumi e unirli poi ai tuorli precedentemente sbattuti col composto di farina).

Amalgamate la verza e i cipollotti tagliati, lo zenzero grattugiato e la pastella d’uovo e farina, salando e pepando a vostro piacimento.

Su una piastra antiaderente da crêpe ben calda, unta con un filo d’olio, versate un po’ del composto formando un cerchio del diametro di circa 18 cm e alto 2 cm. Lasciate cuocere a fuoco medio per circa 3 minuti, quindi giratelo aiutandovi con una spatola. Trascorsi altri 3 minuti rigiratelo ancora e continuate un altro paio di volte, fino a che entrambe le superfici non saranno dorate.

Disponete gli okonomiyaki sui piatti da portata e guarniteli a piacere con maionese e salsa per okonomiyaki, quindi spolverateli con katsuobushi e alghe nori.

Per un okonomiyaki ancora più ricco potete guarnirlo con alcune fettine di pancetta dolce croccante alla griglia o con un uovo fritto (col tuorlo ancora morbido). 




venerdì 22 luglio 2022

Polpette di manzo e cous cous al pomodoro

La differenza di età tra due persone è determinante nella riuscita di un rapporto oppure no?
Ieri sera a cena ci siamo trovati a consolare un amico tornato single. Per qualche mese ha trovato l’amore in un ragazzo più giovane, poi non ha retto alla paura e adesso ha nostalgia dell’ex, della sua vitalità, della sua felicità, del suo spirito di scoperta, del suo entusiasmo per qualunque cosa. Lui che ha sempre avuto compagni coetanei, ora si pente di non aver superato le barriere del moralismo imperante. Di non aver dato fiducia al suo speciale “may-december”, come qualcuno chiama le relazioni con una forte differenza di età.
Dopo averlo ascoltato, ho cercato di mettermi nei suoi panni. Se tra loro c’era attrazione fisica, intesa intellettuale, comprensione emotiva, intimità, supporto reciproco, esclusività, ha avuto davvero senso fuggire? Probabilmente no. 
Uno studio inglese sul tema sostiene che lo scarto tra uomo e donna dovrebbe essere di quattro anni per una garanzia di felicità. Ma cosa succede quando gli anni sono dieci o quindici? E se la coppia è omosessuale?
Due persone provenienti da vissuti diversi, data la differenza anagrafica, sanno sicuramente arricchirsi a vicenda. Nell’incontro tra due generazioni, infatti, le caratteristiche individuali possono armonizzarsi in un tutt’uno completo e ben bilanciato: da una parte l’esperienza e la maggiore saggezza di chi ha qualche anno in più, dall’altra la passionalità e la carica vitale tipiche di un’età più giovane.
Ciò che non va dimenticato, qualsiasi sia la data di nascita dei partner, è che per far durare un amore è necessario tenerlo vivo. E sentirsi vivi, nonostante gli anni che passano (per tutti). 
«L’età non ti protegge dall’amore. Ma l’amore, fino a un certo punto, ti protegge dall’età» sosteneva Jeanne Moreau.
Le relazioni nascono certamente perché ci si vuole bene, ma durano solo perché si decide di farsene carico. A volte, purtroppo, a mancare è il coraggio.
 
SECONDI > POLPETTE DI MANZO E COUS COUS AL POMODORO
 

Macinato di manzo > 400 g
Cous Cous > 80 g
Parmigiano Reggiano > 60 g
Uovo > 1
Passata di pomodoro > 700 ml
Pangrattato > qb
Basilico > 1 mazzetto
Zucchero > 1 pizzico
Vino bianco > ½ bicchiere
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
 
Versate il cous cous in una ciotola, condite con olio e aggiungete una pari quantità di acqua bollente. Coprite e lasciate riposare per 5 minuti.
Sgranate il cous cous con una forchetta e tenetelo da parte.
Versate il macinato in una ciotola capiente assieme al parmigiano reggiano grattugiato, al cous cous sgranato e all’uovo.
Aggiungete il sale, il pepe, il basilico lavato e sminuzzato, quindi impastate a lungo con le mani, per rendere il composto tenero e amalgamare alla perfezione tutti gli ingredienti.
Ricavate delle polpette grandi come una noce, passatele nel pangrattato e lasciatele in frigo per un’ora.
Scaldate un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate rosolare le polpette su tutti i lati. Bagnate col vino bianco e proseguite la cottura a fuoco medio per una decina di minuti, girandole continuamente (ma delicatamente) finché non saranno imbrunite.
Aggiungete la passata di pomodoro e un pizzico di zucchero, coprite con un coperchio e proseguite la cottura a fuoco lento per 1 ora.
Impiattate le polpette su una base di salsa di pomodoro.
 
 

lunedì 18 luglio 2022

Risotto allo sgombro con fagioli corona

Ieri sera a cena ci siamo confrontati sulla definizione vera di tradimento. L’adulterio esprime le debolezze, il voler essere liberi e l’incapacità di esserlo, le gelosie. Ma quando possiamo parlare di vero e proprio tradimento in un matrimonio? C’è chi pensa che s’insinui nel momento in cui si mente all’altro, mentre per alcuni presuppone un rapporto fisico con una terza persona. Come definire allora un bacio o una relazione non consumata che però lusinga e si trasforma in un pensiero fisso? Se il piacere non obbliga ad assumersi responsabilità, può considerarsi comunque un tradimento?
Tra lacrime, confusione, rabbia e un senso di umiliazione, P. teme di non essere in grado di voltare pagina e cancellare il dolore e la sofferenza. Come accettare che l’infedeltà abbia la meglio e che il tradimento sia ormai una costante evasione da quello che dovrebbe essere il matrimonio? Viveva nell’accettazione incondizionata dell’altro, del vivere con l’altro, ma a ben pensarci oggi non è l’amore, ma l’adulterio a essere esaltato, celebrato, inscenato, enfatizzato in infinite varianti, in televisione e nella narrativa. È diventato normalità.
Ci aveva messo in guardia Denis De Rougemont, scrittore e pensatore francofono, analizzando il mito di Tristano e Isotta, che per primo diede autorevolezza all’adulterio entrando potentemente nell’immaginario collettivo. Tanto è più patologico il tradimento e tanto più attrae, perché oggi è la trasgressione a fornire i contorni dell’ethos amoroso, del tutto privo di regole o galateo. È il tradimento a monopolizzare il pensiero e il desiderio.
Forse basterebbe capire che il matrimonio è il viaggio di scoperta più importante che l'uomo possa compiere, ma è anche un passaggio ufficiale a una vita nuova e ignota. Il matrimonio non è, insomma, un punto di arrivo, la fine di un percorso iniziato con l’incontro e l’innamoramento, ma l’inizio di un processo di crescita da portare avanti con la persona che si ama giorno dopo giorno, difficoltà dopo difficoltà, gradino dopo gradino, senza lasciarsi consumare dal rancore e dall’apatia, nascondendo l’incapacità di parlarsi e di ascoltarsi dietro l’alibi del tradimento.
 
PRIMI > RISOTTO ALLO SGOMBRO CON FAGIOLI CORONA
 

Riso Arborio > 5 pugni
Filetti di sgombro > 300 g
Fagioli bianchi corona > 100 g
Katsuobushi (bonito) > 40 g + 1 manciata
Alga kombu > 15 g
Aglio > 1 spicchio
Vino bianco > ½ bicchiere
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
 
Mettete i fagioli bianchi corona in ammollo in acqua fredda per 12 ore. Sciacquateli e versateli in una pentola, coprendoli a filo con acqua fredda. Cuoceteli per 1 ora e 45 minuti scuotendo ogni tanto la pentola senza mai mescolare e salando solo a cottura ultimata. Scolateli e teneteli da parte.
Preparate il brodo dashi portando a bollore 1 litro d’acqua con l’alga kombu. Spegnete la fiamma e aggiungete il katsuobushi. Lasciate riposare per 1 minuto, finché le scaglie non si depositano sul fondo, e poi filtrate il brodo ottenuto (in alternativa potete utilizzare del dashi istantaneo granulare da sciogliere nell’acqua calda oppure 2 comuni dadi per brodo di pesce). Tenetelo da parte.
Scaldate l’olio extravergine d’oliva in una padella antiaderente e fate dorare lo spicchio d’aglio sbucciato e schiacciato.
Togliete l’aglio e unite il riso. Quando i chicchi avranno un aspetto traslucido versate il vino e lasciatelo evaporare, quindi aggiungete il brodo dashi, facendolo assorbire pian piano, un mestolo alla volta.
Trascorsi 10 minuti unite lo sgombro e proseguite la cottura finché il riso non sarà pronto.
Impiattate il risotto guarnendolo con alcuni fagioli corona e (facoltativo) una spolverata di katsuobushi.

sabato 16 luglio 2022

Hamburger di salmone e gamberi con patate novelle e composta di mele e susine

Ieri sera a cena abbiamo parlato di schemi e di come tendiamo a riproporli nelle relazioni. Questi schemi riguardano aspettative, comportamenti e convinzioni su di sé che applichiamo a tutte le relazioni emotivamente importanti, ed emergono nella loro pienezza soprattutto nelle relazioni sentimentali.
Per alcune persone, trovarsi a rivivere situazioni relazionali fotocopia di quelle passate, soprattutto se accomunate da vissuti emotivi spiacevoli, è la norma. E questo può succedere nelle amicizie, sul lavoro o in amore. 
C. cerca di non ripetere più gli errori fatti, ma è davvero in grado di cambiare? Lo siamo tutti? Per un po’ funziona, certo. Nel corso del tempo, tornano però a prendere il sopravvento i nostri pattern relazionali originari, perché – per quanto non vorremmo – fanno parte di noi e del nostro modo di entrare in relazione con gli altri. Perché nelle relazioni sentimentali della nostra vita la costante siamo noi e il nostro ripeterci è dovuto al nostro bagaglio, al nostro vissuto, alle abitudini più o meno sane che abbiamo ereditato. 
La nostra mente trova sempre buoni motivi per rimanere avvinghiata a ciò che conosce, ma rompere gli schemi è possibile e può significare imparare a rispettare l’altro diverso da sé, evitando inutili accomodamenti. Reinventare l’amore imparando a innamorarsi dell’altro, non dell’amore in sé né del fatto stesso di amare. E C. ci sta finalmente riuscendo.
 
SECONDI > HAMBURGER DI SALMONE E GAMBERI CON PATATE NOVELLE E COMPOSTA DI MELE E SUSINE
 

Filetto di salmone > 300 g
Gamberi > 300 g
Aglio > 1 spicchio
Prezzemolo > 2 rametti
Erba cipollina > 15 steli
Lime > 1
Pepe rosa > 1 cucchiaino
Pangrattato > 
Patate novelle > 12
Mela > 1
Susine Shiro (Goccia d’Oro) > 4
Marsala > 1 bicchiere
Miele di acacia > 1 cucchiaio
Zucchero > 2 cucchiai
Olio EVO > 8 cucchiai
Peperoncino > 1 pizzico
Rosmarino > 2 rametti
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
 
Eliminate la pelle dal filetto di salmone e tritatene grossolanamente 250 g al coltello. 
Fate lo stesso con 200 g di gamberi, già sgusciati, privati delle teste e del filetto nero dell’intestino.
Frullate il resto del salmone e dei gamberi con aglio e prezzemolo, poi versate il tutto in una ciotola assieme al salmone e ai gamberi tritati. 
Regolate di sale e aggiungete un trito di erba cipollina, scorza di lime e pepe rosa, il sale, il pepe e il pangrattato. 
Amalgamate bene e dividete il composto in quattro parti uguali.
Aiutandovi con un coppapasta formate degli hamburger di circa 1 cm di spessore e fateli riposare in frigorifero per circa 1 ora. 
Nel frattempo preparate la salsa di accompagnamento. 
Sbucciate la mela e tagliatela a pezzetti. Lavate le susine Shiro (Goccia d’Oro) e tagliatele a pezzetti, mantenendo la buccia. 
Lasciate marinare la frutta in una ciotola per 1 ora con 1 bicchiere di Marsala e il succo di 1/2 lime. 
Cuocete la frutta in un pentolino col suo liquido di marinatura, aggiungendo 2 cucchiai di zucchero, 1 di miele e 1 pizzico di peperoncino.
Dopo circa 10 minuti, quando la frutta sarà morbida, spegnete il fuoco e riducetela in purea servendovi di un mixer a immersione.
Rivestite una teglia con la carta da forno, oliatela col restante olio EVO e cuocete le patate novelle al forno per 30 minuti a 220° C, profumandole col rosmarino.
Cuocete gli hamburger in padella con 2 cucchiai olio, circa 3 minuti per lato, quindi impiattateli accompagnandoli con un cucchiaio di composta di mele e susine e con le patate novelle al forno.

giovedì 14 luglio 2022

Yaki udon con asparagi

Ieri sera a cena abbiamo parlato di rinascite. Ritagliarsi una pausa dagli obblighi quotidiani può rivelarsi un’idea estremamente rigenerante, sotto tutti i punti di vista. Aiuta a vedersi in prospettiva. A volte esaminare la propria situazione con un piccolo distacco, senza farsi prendere dall’impeto, è utile a chiarire tutte quelle incomprensioni e quelle parole non dette, che spesso fanno breccia nelle relazioni affettive e amorose.
Così abbiamo visto un’amica finalmente raggiante, rapita dall’irresistibile e sensuale gioco della seduzione. 
Tra la fine di una relazione e un nuovo innamoramento ci sono le vulnerabilità a cui tutti siamo esposti mentre siamo innamorati: l’ansia di una chiamata al telefono, l’euforia e la disperazione che lottano per il comando delle emozioni, le fantasie ottimistiche o catastrofiche. Poi, dopo un percorso di espiazione, si reimpara ad amare, si torna felici e finalmente sereni. 
Un nuovo lavoro, una nuova casa, una relazione appena iniziata. Possiamo ricominciare innumerevoli volte nella nostra vita. Ed è bello farlo con la consapevolezza che rinasciamo in ciò che già esiste. Perché, in parte, siamo il prodotto del nostro passato, delle nostre esperienze e di come abbiamo reagito agli avvenimenti. I sentimenti negativi crescono fino a raggiungere il punto di rottura e poi svaniscono, lasciando spazio alla reazione positiva. E, a volte, può accadere di trovare il proprio posto nel mondo lì dove non lo avremmo mai immaginato.
 
PRIMI > YAKI UDON CON ASPARAGI


Udon precotti > 400 g

Asparagi verdi > 400 ml
Uova > 2
Pancetta dolce > 100 g
Scalogno > 2
Zenzero fresco > 2 cm
Alga nori > 1/2 foglio
Olio EVO > 4 cucchiai
Salsa di soia > 4 cucchiai
Semi di sesamo tostati > 1 cucchiaio
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate bene gli asparagi ed eliminate la parte più dura del gambo. Cuoceteli al vapore (oppure in poca acqua) per circa 10 minuti, lasciandoli croccanti. Scolateli, poi tagliateli a rondelle, tenendo da parte le punte.

Affettate lo scalogno e rosolatelo in una padella antiaderente bene oliata.
Tagliate la pancetta a dadini e fatela rosolare assieme allo scalogno.
In una scodella sbattete nel frattempo le uova con un pizzico di sale e pepe, poi versatele nella padella e strapazzatele.
Aggiungete gli asparagi a rondelle e lo zenzero fresco grattugiato.
Saltate tutto a fiamma vivace per qualche minuto, quindi aggiungete gli udon e la salsa di soia.
Lasciate insaporire e impiattate guarnendo con le punte d’asparago, l’alga nori sbriciolata e i semi di sesamo tostati.