lunedì 29 settembre 2025

Insalata di zucchine (per un pranzo leggero e fresco)

Ieri sera a cena osservavo P. mangiare l’insalata di zucchine che avevo preparato. Ha un modo tutto suo d'impugnare la forchetta, con precisione teatrale, e ogni boccone è un piccolo rituale: lo porta lentamente alla bocca, lo annusa, fa una smorfia di soddisfazione e infine mastica esageratamente, scuotendo la testa come se il gusto fosse quasi incredibile. Poi fa un leggero saltellino, come se il cibo lo avesse sorpreso. Non me n’ero mai accorto, ma mi ricorda Mr. Bean. Non nell’aspetto, certo. Piuttosto in quel mix di curiosità, goffaggine simpatica e capacità di sorprendere chiunque intorno a sé.
Più lo guardavo mangiare, più ripensavo all’episodio della serie animata di Mr. Bean intitolato Super zucchina. Non sono riuscito a trattenermi dal ridere e ho dovuto confessare il perché del mio improvviso buonumore.
Nell’episodio in questione, Bean e i Bruiser competono per la zucchina più grande. Grazie alle lampade di Wood, la zucchina di Bean cresce a dismisura, mentre i vicini tentano di sabotarlo mettendo dei bruchi nell’ortaggio. Il giorno della competizione, però, certi di aver fallito nel sabotaggio, i Bruiser scambiano la loro zucchina con quella del rivale e così, alla pesata, l'ortaggio si sgonfia ed escono i bruchi, regalando a Bean la vittoria.
Guardando P. e il suo modo di fare unico, mi sembrava di rivedere la stessa leggerezza che trasforma anche le situazioni più semplici in momenti memorabili. 
Ridendo insieme, P. ha aggiunto: «Se esistesse una gara d’insalata di zucchine, dovresti partecipare anche tu!». E in quel momento ho pensato che, in effetti, è spesso la scelta degli ingredienti a trasformare un piatto semplice in una piccola sfida creativa.
Al mercato, mentre selezionavo le zucchine, ho scelto quelle più piccole: più dolci, meno fibrose, più digeribili e meno amare rispetto a quelle troppo cresciute. Ho passato qualche minuto a confrontarle, girandole tra le mani, valutando la consistenza e il colore, quasi come Bean con la sua zucchina gigante. Quel gesto apparentemente banale – scegliere le verdure giusta – ha dato alla mia insalata creativa di zucchine quello sprint che serviva a renderla speciale.
Un piatto leggero e fresco, perfetto per chi si porta il pranzo al lavoro, capace di celebrare le piccole gioie: le persone che ci fanno ridere, le scelte fatte con attenzione e il piacere di trasformare un semplice ingrediente in qualcosa di unico.  

E a voi è mai capitato che un amico vi ricordasse un personaggio famoso o un cartone animato? In che modo?

CONTORNI > INSALATA DI ZUCCHINE (per un pranzo leggero e fresco)
Zucchine > 4 (piccole)
Limone > 1
Marmellata di limoni > 1 cucchiaino
Parmigiano Reggiano > 15 g
Pecorino sardo > 15 g
Aglio > 1 spicchio
Semi di sesamo > 1 cucchiaio
Basilico > qb
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Peperoncino > 1 pizzico (facoltativo)

Preparate un’emulsione combinando l’olio EVO, il succo di 1/2 limone, la marmellata di limoni, il sale e il pepe.
Aiutandovi con una mandolina, affettate le zucchine a rondelle sottili.
In una ciotola capiente, condite le zucchine con l’emulsione.
Aggiungete l'aglio schiacciato, la scorza del limone grattugiata e mescolate bene.
Conservate in frigo per almeno 6 ore. 
Prima di servire, eliminate l'aglio e unite il Parmigiano Reggiano e il Pecorino grattugiati freschi.
Guarnite con i semi di sesamo tostati, qualche foglia di basilico e un pizzico di peperoncino. 






domenica 28 settembre 2025

Melanzane al miso

Keiko Ichiguchi e Andrea Accardi sono stati ospiti a Expo 2025 a Osaka: nel Padiglione Italia si è infatti celebrato il legame creativo tra Italia e Giappone attraverso il fumetto, un linguaggio che supera confini e differenze culturali, capace di raccontare storie universali.
Non a caso Andrea e Keiko hanno firmato insieme per Kana (etichetta del gruppo Dargaud) il graphic novel La vita di Otama, tradotto in italia per Sergio Bonelli Editore, che narra la vita della pittrice O'Tama Kiyohara, trasferitasi in Sicilia dopo aver sposato lo scultore palermitano Vincenzo Ragusa, e che, con le sue opere, ha saputo unire due mondi lontani.
Keiko e Andrea sono due amici preziosi. Ho avuto la fortuna di lavorare con entrambi – soprattutto con Andrea – in progetti che mi hanno arricchito artisticamente e umanamente. Sapere che sul palco di Expo hanno mostrato anche Matteo e Enrico, personaggi che ho scritto con e per Andrea Accardi (prima per Kappa Edizioni e poi per Feltrinelli) è stato per me motivo di orgoglio e gratitudine.
Per ricambiare, ho voluto preparare un piatto che rappresentasse sia Keiko sia Andrea. La cucina, come il fumetto, è un linguaggio universale, capace di mescolare tradizioni diverse, di unire elementi lontani e di raccontare storie sempre nuove. Così ho preso alimenti mediterranei e familiari come la mozzarella e la melanzana, e li ho fatti incontrare col miso, condimento tradizionale giapponese a base di soia fermentata, sale e cereali come riso o orzo. 
Certo, potrebbero sembrare mondi distanti, ma in cucina, come nel racconto a fumetti (e nella vita), le differenze arricchiscono: la delicatezza della mozzarella, il carattere della melanzana e la profondità del miso si sono armonizzati in un equilibrio sorprendente. Ne è nato un piatto dal gusto umami, capace di evocare sapori, memorie e incontri, che dedico con affetto ad Andrea e Keiko.
Un piccolo gesto per celebrare l’amicizia, la creatività condivisa e il coraggio di contaminarsi, di attraversare culture diverse e di costruire ponti tra storie lontane. Perché, in fondo, sia la cucina sia il fumetto hanno lo stesso potere: trasformare la distanza in vicinanza, il diverso in armonia e rendere ogni incontro un’esperienza memorabile.

Fatemi sapere nei commenti…

SECONDI > MELANZANE AL MISO


Melanzane > 2
Mozzarella > 125 g
Miso scuro > 2 cucchiai
Mirin > 2 cucchiai
Acqua > 4 cucchiai
Miele > 2 cucchiaini
Olio di semi di mais > 1 bicchiere
Olio di sesamo tostato > 2 cucchiai
Sale > 1 pizzico

Lavate le melanzane e tagliatele per il lungo, senza eliminare il picciolo.
Con la punta di un coltello, incidetene la polpa con tagli paralleli incrociati, facendo attenzione a non arrivare alla buccia.
Spolveratele di sale, adagiatele su un piano e lasciatele riposare per un’ora, fino a quando non avranno perso l’acqua di vegetazione.
Nel frattempo versate in una ciotola la pasta di miso scuro, il mirin, l’acqua, l’olio di sesamo tostato e il miele.
Mescolate finché gli ingredienti non saranno bene amalgamati e il composto non sarà liscio e omogeneo. Tenetelo da parte.
Sciacquate le melanzane e asciugatele con un foglio di carta assorbente.
In un’ampia padella antiaderente portate a temperatura l’olio di semi di mais.
Adagiate le melanzane dalla parte della polpa, coprite con un coperchio, abbassate la fiamma e lasciate cuocere per 5 minuti.
Girate le melanzane dalla parte della buccia e proseguite la cottura per altri 10 minuti, mantenendo il coperchio sulla padella.
Trasferite le melanzane in una teglia foderata con carta forno, ponendole sempre dalla parte della buccia.
Aiutandovi con una spatola, stendete il composto di miso sulla polpa.
Distribuite la mozzarella grattugiata sul composto di miso.
Cuocete in forno caldo a 200°C per 10 minuti, finché la mozzarella non sarà dorata.
Lasciate intiepidire le melanzane prima di servirle.

Se ami le melanzane e i sapori orientali, prova anche le Melanzane in salsa wafu con semi di sesamo e katsuobushi...!



giovedì 18 settembre 2025

Cetrioli in salsa agrodolce all'arancia

Ieri sera a cena abbiamo parlato di viaggi e di amori immaginari che restano impressi nella memoria. 
È stato N. a rompere il ghiaccio, dopo aver assaggiato il mio contorno di cetrioli in salsa agrodolce all’arancia. È rimasto qualche secondo in silenzio, poi ha sorriso e mi ha detto: “Sai che questo sapore mi riporta a Kyoto?”. Così ha iniziato a raccontarci di come, anni fa, durante un soggiorno studio in Giappone, avesse conosciuto un ragazzo che lavorava in un piccolo ristorante a conduzione familiare dove si fermava sempre a mangiare. Un locale stretto, due piani di legno scuro, con un odore tipico di riso e agrumi. Dietro al bancone c’era sempre lui: mani sottili, gesti precisi, un sorriso timido che si accendeva solo di rado. F. e quel ragazzo non parlarono mai davvero. Qualche parola di cortesia, certo, ma niente di più. Eppure, ogni volta che gli porgeva un piatto, F. immaginava che ci fosse un messaggio nascosto: una complicità silenziosa, un’intesa che non aveva bisogno di traduzioni. Una sera gli preparò un piccolo contorno extra: cetrioli stufati in una salsa dolce e agrumata. F. non seppe mai se fosse una coincidenza o un gesto premeditato, ma gli piacque pensare che fosse un dono speciale.
Non ci fu nessuna dichiarazione, nessuna confidenza. In Giappone, non è facile oltrepassare la soglia del non detto, specialmente per un giovane turista. Però quell’immagine gli è rimasta: due uomini separati da un bancone che si scambiano silenzi carichi di possibilità. Un amore immaginato, sospeso, forse più intenso proprio perché mai accaduto. E ieri sera, davanti al mio piatto, quell’amore silenzioso è tornato per un attimo a vivere. 
“Ecco perché” – mi ha confessato – “il tuo piatto mi ha fatto tornare a sorridere, proprio come allora”.

E tu? C'è un sapore che ti ha fatto ricordare una storia d’amore? Scrivilo nei commenti qui sotto…

CONTORNI > CETRIOLI IN SALSA AGRODOLCE ALL’ARANCIA


Cetrioli > 3
Succo d’arancia > 1 bicchiere
Marmellata d’arance > 1 cucchiaio
Zenzero fresco > 2 cm
Salsa di soia > 4 cucchiai
Pepe di Sichuan > 1 cucchiaino
Peperoncino > 1 pizzico
Zucchero > 1 cucchiaino
Semi di sesamo > 1 cucchiaio
Olio EVO > 3 cucchiai

Lavate i cetrioli, pelateli e tagliateli a metà per il lungo.
Usate un cucchiaio per raschiare via i semi dalla cavità centrale, quindi tagliateli a cubetti.
In una padella antiaderente bene oliata, versate il pepe di Sichuan macinato fresco, il peperoncino, lo zenzero grattugiato, la marmellata d’arance e il cetriolo.
Saltate per 2 minuti, quindi aggiungete il succo d’arancia, la salsa di soia e lo zucchero.
Fate cuocere i cetrioli finché il liquido non si sarà ristretto.
Lasciate raffreddare e serviteli con una spolverata di semi di sesamo tostati.

Se ti piacciono i cetrioli e i sapori giapponesi, prova anche i Gamberi teriyaki con insalata sunomono di cetriolo e alghe wakame...!

domenica 24 agosto 2025

Bulgogi “Seoul Cooking Club”

La cucina coreana è un mosaico di sapori che propone piatti fermentati, grigliati e al vapore, sempre e comunque condivisi: non è mai solo nutrimento, ma un linguaggio culturale fatto di equilibrio e convivialità. Accanto all’onnipresente kimchi e al colorato bibimbap, c’è però un piatto che negli anni è diventato ambasciatore della tavola coreana nel mondo: il bulgogi (
lett. “carne al fuoco”).
Le sue origini risalgono al Goguryeo (uno dei Tre regni di Corea, insieme a Baekje e Silla, fondato nel 37 a.C.), quando se ne cucinava una forma arcaica chiamata maekjeok (“carne alla brace”), che nei secoli si è trasformata in neobiani (“[carne] sottilmente disposta”) piatto dei banchetti reali della dinastia Joseon (1392-1897), fino ad arrivare all’attuale bulgogi, codificato nel Novecento e reso popolare anche grazie alla diffusione delle affettatrici durante la Guerra di Corea. Oggi è una delle ricette coreane più conosciute al mondo, presente nei ristoranti tradizionali come nei fast food di Seoul, servito perfino durante la cena ufficiale con Barack Obama in visita in Corea, a dimostrazione di quanto sia versatile e simbolico.
La forza del bulgogi è quella di essere insieme quotidiano e speciale: un piatto che si prepara in famiglia per le feste, ma che allo stesso tempo compare con naturalezza nella cultura pop. Avvolgere la carne nella lattuga, aggiungendo magari un po' di riso e kimchi, è un modo delizioso per gustarlo.
Nei K-drama lo s'incontra di continuo, da Princess Hours (la cui protagonista, andata in sposa a un principe, vorrebbe mangiarli, ma le viene proibito perché non sono considerati un cibo raffinato adatto alla famiglia reale) ad Arang and the Magistrate (dove diventa strumento di seduzione culinaria tra una sciamana e il servitore di un magistrato, che ne assaggia un boccone e s’innamora), fino a Weightlifting Fairy Kim Bok Joo (rituale gastronomico di gruppo tra Bok Joo e le sue amiche). In The Business Proposal il bulgogi è parte di cene sontuose, mentre in Itaewon Class è un piatto che il protagonista Park Sae-ro-yi prepara con le proprie mani per dimostrare la sua abilità culinaria quando apre il ristorante DanBam a Itaewon, e non mancano cameo del bulgogi in altri drama di culto come Crash Landing on You o Reply 1988. In fondo, anche questo spiega la sua fortuna: il bulgogi non è semplicemente carne marinata, ma un modo di stare insieme che ha saputo attraversare i secoli, adattarsi e diventare icona.
La ricetta che vi propongo oggi l’ho imparata qualche settimana fa a Seoul durante una masterclass di cucina coreana con la chef Grace, titolare della scuola di cucina Seoul Cooking Club.

SECONDI > BULGOGI COREANO

Filetto di manzo a fette sottili > 500 g
Cipolla > 1/2
Funghi champignon > 100 g
Spaghetti di soia > 250 g
Aglio > 1 spicchio
Cipollotti > 2
Zucchero > 4 cucchiaini
Salsa di soia > 1/2 tazza
Olio di sesamo tostato > 2 cucchiai
Olio di semi > 2 cucchiai
Semi si sesamo > 4 cucchiai
Pepe > 1 pizzico

Preparate la marinata mescolando in una ciotola la salsa di soia, lo zucchero, l’aglio grattugiato, il pepe e l’olio di sesamo tostato. 
Versate le fettine manzo e lasciatele marinare in frigorifero per tutta la notte. La marinata non infonde semplicemente alla carne un sapore delizioso, ma la rende anche più tenera.
Mettete gli spaghetti di soia in ammollo in acqua tiepida per 30 minuti.
Nel frattempo, affettate i funghi, i cipollotti e la cipolla.
Scaldate l’olio di semi in una grande padella a fuoco medio-alto.
Quando la padella è calda, aggiungete le fettine di manzo marinate.
Una volta rosolate, toglietele dal fuoco e tenetele da parte.
Nella stessa padella versate le verdure e lasciatele cuocere, unendo a poco a poco la marinata e mescolando finché non saranno cotte.
Scolate gli spaghetti di soia (tagliateli con un paio di forbici se dovessero essere troppo lunghi) e versateli nella padella con le verdure.
Unite quindi le fettine di manzo rosolate e saltate per qualche secondo.
Trasferite il bulgogi in un piatto da portata, guarnitelo con una spolverata di semi di sesamo tostati e servitelo caldo con riso al vapore e i tuoi contorni preferiti, come il kimchi o le verdure sottaceto.












 

mercoledì 30 aprile 2025

Sushi (Cafè Kappa)

Andy Warhol una volta disse: «Credo che un artista sappia fare bene qualunque cosa; cucinare, per esempio». E io ho preso alla lettera le sue parole.
Con gli altri Kappa boys, nel novembre del 2000 ho aperto e gestito per alcuni anni il Sushi Café Kappa, primo ristorante giapponese a Bologna nonché una delle esperienze più elettrizzanti della mia vita, che mi ha insegnato più di un segreto sulla cucina giapponese e sull’arte dei cocktail.
Ricordo bene come tutto è iniziato. Amavamo la cucina giapponese ed eravamo stanchi di andare a Milano (o a Roma) per mangiare sushi. Può sembrare un po’ snob, ma volevamo mettere nella ristorazione la stessa passione e lo stesso rispetto per il Giappone che dimostravamo nella cura dei manga, da quando avevamo portato il fumetto giapponese in Italia.
All’inizio immaginavamo di aprire un piccolo take away, poi ci siamo detti che un paio di mensole e qualche sgabello sarebbero stati utili, per chi avesse voluto consumare direttamente sul posto. Poi un giorno suona alla porta della redazione un ragazzo che non conoscevamo, ci spiega al citofono che aveva saputo della nostra idea di aprire un locale in centro, che lui avrebbe voluto fare lo stesso in periferia, che avremmo potuto allearci per fare insieme gli acquisti e risparmiare. La famiglia di Patrizio aveva una discoteca, ma nemmeno lui aveva esperienze di ristorazione.
Lo abbiamo fatto salire e abbiamo iniziato a sognare insieme, e in quei nuovi sogni le mensole hanno lasciato il posto ad alcuni tavolini, poi a un’intera sala ristorante, affiancata da un’altra sala in cui poter bere un cocktail in attesa del tavolo, cullati dalle note lounge di un dj.
Non so come, ma un giorno tutto è diventato realtà. Il locale ha preso vita per mano dello studio di architetti che aveva firmato le più belle discoteche della riviera romagnola, tutto specchi e cascate d’acqua. In cucina sono arrivati due cuochi direttamente dal Giappone (Mata e Toru) e poi abbiamo ingaggiato camerieri, barman, performer.
Per due anni abbiamo fatto scoprire i veri sapori del Sol Levante, prima dei tanti ristoranti cino-giapponesi, prima del turismo di massa in Giappone, prima delle mode. Ne vado molto fiero.
In quegli anni ho osservato, imitato, imparato molte delle tecniche che svelo nei miei libri di cucina. Come in questa ricetta del sushi, che nel ricettario IN CUCINA CON GLI ANIME GIAPPONESI (pubblicato da Kappalab e giunto ormai alla terza ristampa) è abbinata a Detective Conan.
Itadakimasu!

SECONDI > SUSHI (CAFÈ KAPPA)

Riso per sushi > 300 g
Aceto di riso > 70 ml
Zucchero > 1 cucchiaio
Sale > 1 cucchiaino
Alga konbu > 3x3 cm
Alga nori > 4 fogli
Salmone > 1 trancio (200 g)
Avocado > 1/2

Scaldate a fiamma bassa l’aceto di riso, lo zucchero e il sale, spegnendo il fuoco non appena lo zucchero si sarà sciolto, prima che il composto raggiunga l’ebollizione.
Aggiungete l’alga kombu e lasciate riposare la vinaigrette in frigo per 1 ora.
Sciacquate il riso in una bacinella di acqua fredda. Cambiate l’acqua e ripetete l’operazione fino a che non sarà limpida e trasparente.
Scolate il riso e fatelo riposare per 30 minuti.
Cuocetelo in una casseruola coperta, a fuoco medio, in 400 ml d’acqua.
Raggiunta l’ebollizione, abbassate la fiamma e coprite il tegame con un coperchio.
Cuocete per 13 minuti (senza sollevare il coperchio), poi spegnete il fuoco e lasciate riposare altri 10 minuti.
Trasferite il riso in un contenitore (meglio se di legno) largo e basso.
Versate la vinaigrette sul riso ancora caldo. Mescolate con una spatola bagnata facendo attenzione a non schiacciare il riso e avendo cura di sventolarlo con un giornale (l’aria favorirà il rapido assorbimento della vinaigrette).
Coprite con uno strofinaccio e tenete da parte (mai in frigo).
Tagliate a metà un avocado (non troppo maturo), eliminate il nocciolo, incidete la polpa e prelevatela con l’aiuto di un cucchiaio, quindi tagliatela a fettine.
Mettete un foglio di alga nori sul tappetino per sushi.
Stendete un pugno di riso con le mani bagnate, lasciando 1 cm vuoto lungo il bordo inferiore.
Disponete al centro le fettine di salmone e di avocado.
Partendo dal basso, arrotolate l’alga nori utilizzando il tappetino finché i bordi non si congiungono, praticando una leggera pressione in modo da sigillarli per bene.
Tagliate l’hosomaki a metà e poi ciascuna parte in 4 pezzi.
Se preferite un uramaki (come quello nella foto), capovolgete l’alga in modo che il riso sia a contatto con la stuoia e procedete dal punto 8.




lunedì 28 aprile 2025

Torta di fragole e ricotta

Le fragole non sono solo uno dei frutti più amati della primavera: dietro la loro dolcezza si nasconde una leggenda antichissima. Si racconta che nacquero dal pianto della dea Venere, disperata per la morte del suo amato Adone. Le sue lacrime, cadendo sulla terra, si trasformarono in piccoli e saporiti cuori rossi, dal sapore dolce e fresco, simboli eterni di amore e di bellezza. 
È difficile non pensare a questa storia quando si ha davanti una ciotola colma di fragole.
Ispirato da questa romantica storia e dalla malinconia di un amico tornato single, ho deciso di rendere le fragole protagoniste di una torta speciale, pensata per accompagnare ogni momento della giornata. Morbido e umido al punto giusto, questo dessert è infatti ideale sia per una colazione energetica sia come coccola a fine cena, servito con una nuvola di panna montata o una pallina di gelato alla vaniglia.
Umida al punto giusto, con una crosta croccante, ogni fetta è un piccolo gesto d’amore capace di sanare le ferite del cuore. E non dimentichiamoci che gli antichi romani attribuivano alle fragole incredibili poteri medicinali, provvidenziali non solo per curare la febbre, ma anche il mal di gola, i cali di pressione, le infiammazioni e persino i calcoli renali.

DOLCI > TORTA DI FRAGOLE E RICOTTA


Ricotta > 200 g
Zucchero > 150 g
Uova > 2
Farina > 300 g + 1 pugno
Olio di semi di girasole > 100 ml
Succo di fragole > 100 ml
Lievito per dolci > 1 bustina
Fragole > 400 g
Limone > 1
Zucchero di canna > qb
Burro > 1 noce

Con l’aiuto di una frusta, montate la ricotta con lo zucchero, fino a quando il composto non risulterà spumoso e liscio.
Unite le uova, continuando a montare per ottenere una crema liscia e omogenea.
Versate nell’ordine l’olio di semi, il succo di fragole, la farina setacciata e il lievito, continuando sempre a montare.
Mondate le fragole, tagliatele a pezzetti e versatele nel composto assieme alla scorza del limone grattugiata.
Mescolate delicatamente.
Imburrate e infarinate uno stampo per dolci a cerniera da 28 cm.
Versate il composto e battete lo stampo sul tavolo per eliminare eventuali vuoti.
Spolverate la superficie con lo zucchero di canna, facendo attenzione a coprire tutti gli spazi.
Cuocete in forno caldo a 180°C per 45 minuti. 



domenica 13 aprile 2025

Mini cake con Nutella e pinoli

Ieri sera a cena ho fatto ridere M.
Quando gli ho servito le mie mini cake con Nutella e pinoli mi ha detto con finto sarcasmo: “Ah, mini! Così posso mangiarne cinque senza sensi di colpa?”.
“Esatto” gli ho risposto, “è la dieta della percezione. Sono talmente piccole che le calorie si disperdono nell’aria”.
Mi ha guardato, poi ha riso. Quella risata vera, che arriva solo quando ti concedi il lusso di non prendere tutto troppo sul serio.
Ridere ridimensiona, alleggerisce, sdrammatizza, aiuta a scaricare lo stress.
Quando era bambino, M. rideva davvero, fino a rotolarsi a terra. Era una cosa che capitava spesso. Crescendo ha smesso di farlo, come se non ne fosse più capace. Da sobrio non ride praticamente più, non davvero, anche quando pensa che qualcosa o qualcuno sia divertente. Così finge, s’impone di ridere fino a quando non gli verrà di nuovo naturale. Niente di esagerato, una semplice risata quando pensa di dover ridere, così alla fine la cosa diventerà naturale, una risata vera.
“Porta il tuo corpo a ridere, la tua mente lo seguirà” gli suggerito un giorno. Ridere delle cose, di tutto, di nulla. Perché piangere è facile, riderci su è la vera sfida. Una risata che affranca può essere l’inizio di qualcosa, l’occasione per ricominciare. T’insegna che è possibile andare avanti.
Certo, a volte una (due, tre, dieci…) mini cake con Nutella e pinoli può aiutare.

P.S. Se ti piacciono cioccolato e frutta secca prova anche i Cookies meringati con cioccolato e pistacchi…!


DOLCI > MINI CAKE CON NUTELLA E PINOLI


Nutella > 240 g
Farina > 200 g
Uova > 2
Zucchero > 100 g
Pinoli > 20 g
Peperoncino > 1 pizzico
Sale > 1 pizzico

In una ciotola capiente montate le uova con lo zucchero.
Incorporate a poco a poco la Nutella e la farina, continuando a montare.
Aggiungete il sale, il peperoncino e metà dei pinoli.
Distribuite il composto nei pirottini per mini cake (un cucchiaio per ogni pirottino) e guarnite con i pinoli rimasti.
Cuocete in forno caldo a 170°C per 10 minuti.
Sfornate e fate raffreddare le mini cake prima di servirle.   

martedì 25 marzo 2025

Torta di ciliegie sotto spirito

Ieri sera a cena abbiamo parlato d’amore e altre catastrofi. 
Per la fretta d’intessere rapidamente una nuova relazione, M. finisce spesso in situazioni tossiche. E ci rimane, senza avere la forza di uscirne, per svariati motivi, tra cui la paura di rimanere solo o la convinzione di non potersi meritare di meglio. 
Ha iniziato ad andare in terapia quando stava ancora con S. perché provava un senso d’impotenza e tristezza, un malessere travolgente e prolungato che non migliorava nonostante i suoi sforzi.
«Se hai relazioni e ti senti solo lo stesso, allora è il caso di parlarne con qualcuno» si era detto, e a distanza di anni si chiede ancora se ha lasciato S. perché è stato influenzato dal suo psicoterapeuta o perché lo ha fatto finalmente ragionare sulla relazione.
M. ha capito che chiudere una storia d'amore è molto comune e non è sempre una brutta cosa. Nessuno dovrebbe farsene una colpa. Così, dopo anni di terapia, sente che si sta finalmente avvicinando ad affrontare in modo concreto i problemi che lo hanno spinto ad andare in analisi. È un po’ come quando inizi una dieta: devi fidarti del processo, non guardare ai risultati giornalieri. A volte ci s’illude che il tempo aggiusti tutto, ma il tempo in realtà ha solo un ruolo: scorrere. 
Ancora un anno, si è ripromesso, poi andrà a Lourdes. Questo dolce è stata la mia coccola augurale per lui.

DOLCI > TORTA DI CILIEGIE SOTTO SPIRITO


Uova > 2
Zucchero semolato > 200 g
Yogurt > 200 g
Farina > 300 g
Lievito per dolci > 1 bustina
Cioccolato fondente > 100 g
Ciliegie > 400 g
Olio di semi di mais > 50 g
Zucchero di canna > 40 g
Panna montata > 200 ml (facoltativa)

Con l’aiuto di una frusta elettrica, montate le uova con lo zucchero, fino a quando il composto non risulterà spumoso e liscio.
Incorporate lo yogurt e mescolate con una spatola fino a quando non sarà perfettamente amalgamato.
Unite la farina setacciata e il lievito, poi l’olio di semi di mais, continuando a mescolare.
Aggiungete infine il cioccolato tritato grossolanamente e le ciliegie sotto spirito denocciolate (in alternativa potete usare quelle surgelate o, se è stagione, quelle fresche).
Amalgamate il composto e versatelo in uno stampo a cerniera imburrato e infarinato.
Spolverate con lo zucchero di canna e cuocete in forno caldo a 180°C per circa 40 minuti.
Lasciate raffreddare la torta di ciliegie prima di servirla, a piacere, con un cucchiaio di panna montata.