«Ogni uomo per bene deve stare
sotto il tacco di una donna» ha detto a cena A., citando una frase da I
fratelli Karamazov.
Non sono intervenuto. A volte
riesco ancora a tacere, nonostante il leggero imbarazzo. Averle sentito
pronunciare quelle parole con tanta naturalezza, mentre si faceva passare dal
compagno il vassoio per un bis di arrosto, mi ha fatto riflettere su certe
dinamiche eterosessuali.
Di coppie così ne vedo tante in
giro. Troppe. Conosco molte persone, faccio un lavoro che mi porta a stare in
mezzo alla gente e sempre più spesso mi imbatto in uomini schiacciati,
calpestati, privati di ogni tipo di dignità personale.
Il rispetto reciproco sembra
un’utopia. Il tacco di una donna è altrettanto duro da tollerare che i muscoli
di un uomo. Si tratta sempre di violenza: quando non è fisica è psicologica.
Non mostra i lividi, ma agisce sull’autostima accentuando insicurezze
caratteriali e annullando ogni personalità.
Questi uomini sottomessi e sempre
disponibili ai comandi delle proprie compagne/fidanzate/mogli li chiamo
“zerbini” o anche “yes man”, perché non dicono mai di no: non contraddicono la
loro donna, vivono nel costante terrore di sbagliare, non si oppongono a
nessuna decisione, non si ribellano, non esternano le proprie emozioni, i
propri pensieri, le proprie vere opinioni. E sono prontissimi a correggersi
qualora, avventatamente, esprimessero idee diverse da quelle delle loro amate
carnefici.
Non sopporto gli uomini zerbino
come non ho mai tollerato le donne geisha. E non sono più accomodante nei loro
confronti.
Quando l’autostima di uno dei due
partner è basata sull’essere l’unico in grado di fare qualcosa, non può esserci
spazio per l’altro.
È il persistere delle asimmetrie
di genere nell’ambito della vita privata a determinare l’interazione in una
coppia: la figura dominante e prevaricante si serve di strategie differenti, in
pubblico o in privato, infierendo direttamente o indirettamente sull’altro. E
la vittima finisce sempre col giustificare l’aggressione.
Non si potrebbero eliminare semplicemente
i diktat e le regole (anche quelle scritte da Dostoewskij) rinunciando a
comandanti e sottoposti?
Forse è questo a spaventare delle
famiglie omosessuali, il fatto che non esistano ruoli prestabiliti:
responsabilità e compiti sono condivisi, e il punto di vista dell’altro è più
facile da discutere, cosa che limita i conflitti.
Perché chi ama veramente non
mette i piedi in testa, né si fa calpestare. Il resto sono solo ipocrite scuse.
SECONDI > ARROSTO DI POLLO
CON FARCIA DI LARDO D'ARNAD, PARMIGIANO REGGIANO E LIMONE SU SALSA DI SAN MARZANO,
ZENZERO E PEPERONI
Petto di pollo > 1
Lardo d'Arnad > 80 g
Parmigiano Reggiano > 40 g
Limone > 1 (non trattato)
Pomodori San Marzano > 6
Peperone rosso > 1
Zenzero fresco > 3 cm di
radice
Cipolla bianca > ½
Aglio > 2 spicchi
Olio extravergine d’oliva >
8 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico
Peperoncino > 1 pizzico
Sgrassate e disossate il petto di
pollo. Apritelo a portafoglio e battetelo delicatamente tra due fogli di carta
forno per assottigliarne leggermente lo spessore.
Conditelo con sale e pepe, e
farcitelo con le fette di lardo, le scaglie di Parmigiano Reggiano e la scorza
del limone grattugiata.
Arrotolate il petto di pollo
ripieno su se stesso, avvolgetelo con il restante lardo e legatelo stretto con
lo spago da cucina.
Rivestite una teglia con la carta
forno, ungetela con quattro cucchiai di olio extravergine d’oliva e disponetevi
la carne e un paio di spicchi d’aglio.
Sigillate la teglia con un foglio
di alluminio e cuocete per 20 minuti in forno caldo a 210°.
Togliete l’alluminio e fate
grigliare l’arrosto girandolo spesso, così da far prendere al pollo una bella
doratura uniforme.
Spellate intanto lo zenzero e
grattugiatelo.
Spellate i pomodori, eliminate i
semi e tagliate la polpa a dadini.
Tagliate il peperone a falde,
eliminando i semi e i filamenti bianchi.
Fate soffriggere la cipolla
tritata finemente in quattro cucchiai di olio extravergine d’oliva.
Unite lo zenzero grattugiato, la
dadolata di pomodori e i peperoni, aggiustate di sale e pepe, e fate cuocere per
circa 30 minuti.
Lasciate raffreddare e frullate
il tutto con un mixer a immersione fino a ottenere la giusta consistenza
(aggiungete all’occorrenza un po’ di brodo vegetale).
Sfornate l’arrosto e fatelo
intiepidire.
Eliminate lo spago, tagliate la carne
a fette alte circa un centimetro e disponetele su un vassoio di alluminio, da
passare qualche minuto in forno.
Impiattate le fettine di arrosto
sulla salsa di pomodoro, zenzero e peperoni precedentemente riscaldata a
bagnomaria.
Completate a piacere con un
pizzico di peperoncino in polvere e una grattugiata di scorza di limone.