Incontrare L. è stata
un’esperienza toccante. Per chi ha superato la chemio, tutto
il resto dovrebbe essere una sciocchezza. Eppure non è sempre così.
L. ha una figlia
che sarebbe potuta diventare orfana: la bambina non ha infatti un papà, ma una
seconda mamma che l’ha vista nascere e crescere, una figura di riferimento per
lei imprescindibile, ma che la legge italiana non riconosce.
L. è una donna a
cui sono negati i diritti fondamentali. Perché è lesbica. E perché è nata in un
paese che non riconosce nelle diversità un valore. Ha superato la malattia, e
ora lotta per ottenere diritti e dignità umana.
Nel nostro paese,
ai pazienti omosessuali è spesso negata la possibilità di avere al fianco i
propri compagni, di essere assistiti dalla persona amata, con cui si è
trascorsa magari un’intera vita.
Gay, lesbiche e
transessuali sono lasciati soli, perché in Italia c’è chi fa del termine
“famiglia” una questione di principio.
Non si tratta di
riformulare il concetto di famiglia allargata, ma di allargare il concetto di
famiglia. Perché le nostre famiglie, così come quelle eterosessuali, nascono
dall’amore, dalla responsabilità e dal rispetto reciproco. Se le famiglie
omosessuali sono diverse dalle altre è solo perché ogni giorno leggiamo e
subiamo offese, perché siamo costretti a sposarci all’estero, a concepire figli
all’estero e forse un giorno anche a morire all’estero, se l’Italia continuerà
a essere tanto inospitale.
Magari in Francia, dove le coppie
omosessuali potranno sposarsi e adottare bambini a partire dal primo semestre
2013, come ha confermato il primo ministro Jean-Marc Ayrault nel corso di un
importante discorso programmatico in parlamento.
Qualcuno si
stupisce ancora dei tanti Pride in Italia e della forza con cui scendiamo in
piazza da ormai quarant’anni? Cos’altro fareste se foste anche voi persone
senza diritti, in un paese omofobo, dove i commenti dispregiativi e
discriminatori della classe politica alimentano e amplificano un clima di
crescente intolleranza?
PRIMI > RISO ROSSO DELLA
CAMARGUE AL LIMONE CON FORMAGGIO FETA E MENTA
Riso rosso della Camargue >
250 g
Limoni > 2 (non trattati)
Feta > 125 g
Menta > 1 mazzetto
Marmellata di limoni > 2
cucchiai
Olio extravergine d’oliva >
½ bicchiere
Pepe > 1 pizzico
Sale > 1 pizzico
Lessate il riso al dente in
abbondante acqua salata. Non abbiate fretta, il riso rosso della Camargue ha
bisogno di una cottura lunga.
Una volta pronto, scolatelo e
sgranatelo in una capiente insalatiera.
Unite al riso il formaggio feta a
cubetti, la scorza dei limoni
tagliata sottilmente a coltello e le foglie di menta
sminuzzate a mano, quindi condite il tutto con un’emulsione di olio
extravergine d’oliva, marmellata di limoni e pepe.
Fate riposare in frigo per almeno
un’ora prima di servire.
Delizioso!!!
RispondiEliminagrazie! il segreto è nella marmellata di limoni... ;-)
Eliminase poi trovi quella ai tre agrumi (limone, arancio e pompelmo rosa) questa insalata di riso diventa ancora più appetitosa...!
buon appetito!
Farei come te, scriverei con forza ciò che penso, per far sapere che anche in Italia ci sono persone che non smettono mai di combattere. Guardiamo agli altri paesi con una sorta di invidia per i loro passi avanti, mentre noi purtroppo non riusciamo a liberarci dai retaggi di una cultura ipocrita, condita da una politica catechista...Eppure non dobbiamo smettere mai di pensare che le cose possano cambiare. Un abbraccio!
RispondiEliminagrazie per le tue belle parole! ;-)
Eliminase le idee politiche e sociali sono come i modi di mangiare, in Italia si vede bene chi resta ancorato, non alla tradizione, ma alla pigrizia mentale... la testa è un tutt'uno col corpo, occorre mettere più marmellata e tè nei nostri cervelli.
RispondiEliminaadoro il riso rosso e questa ricetta è intrigante, la provo subito, grazie :)
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