giovedì 10 aprile 2014

Millefoglie di verdure al salmone selvaggio

Parlano e parlano e parlano. Uno dopo l’altro, tutti a bassa voce, come in una terapia di gruppo. Di fatto lo è, perché in ogni cena la vita scorre parallela alla quotidianità e i problemi si srotolano boccone dopo boccone.
È un meccanismo perfetto. Funziona grazie ai ricordi che ogni gusto scatena suo malgrado e ai colori dei piatti, sempre diversi a seconda della stagione che si attraversa.
Mentre guardo i miei ospiti, la mia mente è lontana. È fuggita inseguendo il ricordo di alcune cene passate. Mi trovo a pensare a un’amica che non vedo più da alcuni anni e che continua a mancarmi. È il sogno di questa notte ad averla evocata. Quasi un incubo, pervaso da disillusioni e risentimenti.
Di solito la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli. È l’istinto di sopravvivenza che ci spinge a proteggerci, o forse è il solo mezzo che abbiamo per riuscire a tollerare il passato.
Lentamente si dimentica. Mi hanno sempre detto che anche le persone, quelle che sembravano indelebili sbiadiscono a poco a poco. Perché allora il ricordo di V. permane?
Gli affetti più cari sono gli ultimi a scomparire. D’altronde è giusto così, tutti abbiamo bisogno di ricordi che ci rammentino chi siamo. La vera croce è che il ricordo di un dolore rimarrà sempre doloroso, mentre quello di una gioia non sarà mai più una vera gioia.
La mente torna ai miei ospiti. Mi dico che l’amicizia è come l’amore: incontrerò qualcun altro, solo una volta che avrò scordato abbastanza.

ANTIPASTI > MILLEFOGLIE DI VERDURE AL SALMONE SELVAGGIO

Peperoni rossi > 3
Melanzana > 1 tonda
Zucchine > 6
Salmone affumicato > 100 g
Menta > 10 foglie
Aglio > 1 spicchio
Olio Extravergine d’oliva > 5 cucchiai
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate e asciugate i peperoni, punzecchiateli con i rebbi di una forchetta e cuoceteli in forno a 200° per circa un’ora, rigirandoli di tanto in tanto per farli abbrustolire bene su ogni lato.
Dopo averli spellati, apriteli a metà ed eliminate i semi e i filamenti bianchi.
Conditeli con l’olio extravergine d’oliva, il sale, il pepe, lo spicchio d’aglio leggermente schiacciato e lasciateli marinare per un paio d’ore al fresco.
Lavate e asciugate intanto la melanzana e le zucchine.
Eliminate le estremità delle verdure e tagliatele a fettine sottili (la melanzana per il largo e le zucchine per il lungo), aiutandovi nel caso con una mandolina.
Scaldate una piastra antiaderente sul fornello e grigliate le fettine su entrambi i lati a fuoco medio, facendo attenzione a non bruciarle troppo.
Lasciatele raffreddare.
Togliete infine il salmone affumicato dalla sua confezione e fatelo respirare una decina di minuti a temperatura ambiente.
Prendete uno stampo per plumcake e rivestitelo di pellicola trasparente.
Stendete un primo strato di peperoni grigliati, asciugandoli leggermente dalla loro marinatura e tenendo l’esterno (più rosso e lucido) a contatto con la pellicola.
Proseguite con uno strato di melanzane grigliate, con uno strato di zucchine grigliate, con qualche foglia di menta spezzata a mano e con uno strato di salmone affumicato, facendo una leggera pressione con le mani per non lasciare aria tra i vari ingredienti.
Stendete un secondo strato di peperoni grigliati e continuate con le melanzane grigliate, le zucchine grigliate, le ultime foglie di menta spezzate a mano e il salmone affumicato.
Terminate con un terzo strato di peperoni grigliati, con le melanzane grigliate e con le zucchine grigliate, premendo ancora con le mani per non lasciare aria tra i vari ingredienti
Coprite con la pellicola trasparente e lasciate riposare una notte in frigorifero sotto un peso (un secondo stampo per plumcake andrà benissimo).
Togliete la millefoglie di verdure al salmone selvaggio dal frigorifero almeno un’ora prima di servirla in tavola.
Rimuovete il peso e la pellicola di superficie, stampate su un piano, eliminate la restante pellicola trasparente e tagliate la millefoglie a fette di circa 3 cm.
Completate con un filo di olio extravergine d’oliva.

mercoledì 2 aprile 2014

Millefoglie di platessa e patate con salmone affumicato e pesto di agrumi

L’ignoranza pettegola asseconda la maldicenza, l’ipocrisia, il pregiudizio. «Chissà cosa penserà la gente?» è un mantra ricorrente che le generazioni si tramandano ancora oggi con rinnovato vigore.
Troppe volte D. è entrata in contatto con questo monito. Per lei è sempre stato facile soddisfare le aspettative crudeli di genitori, amici, conoscenti. E anche quelle implicite degli sconosciuti.
Non ho mai capito davvero cosa le piaccia. La guardo cenare e mi chiedo cosa pensi sinceramente dei miei piatti. Sorride e chiude gli occhi ogni tanto, come per assaporare meglio ogni boccone. Ma i suoi complimenti sono sempre prevedibili.
I giudizi positivi allontanano dolore e frustrazione, per questo ha sempre aderito, senza esitazione, a tutte le condizioni imposte della pressione sociale. Per rincorrere l’applauso ha recitato parti, si è mascherata, ha utilizzato comportamenti lontani dalla sua vera essenza. Il timore dello scandalo è diventato il credo su cui impostare la propria vita e le proprie relazioni. Fino al punto da diventare ipocrita non solo con gli altri ma anche con se stessa.
Ha chiuso parzialmente il cuore per non sentire il costo che è costretta a pagare per il suo comportamento. La pena, la peggiore immaginabile, è stata quella di doversi uniformare ai modelli di una società condizionata, a costo di essere totalmente non spontanea.
La gente non si dà il tempo di pensare, ma segue la massa senza domandarsi il perché. Si veste da sentinella con la benedizione della diocesi, si prodiga per assecondare il pregiudizio, fa del conformismo di facciata un ideale di vita.
Pensare significa avere delle idee. Ma le idee non sono tutte uguali. Ho chiesto a D. se non fosse stanca e lei, sospirando, mi ha detto di sì.

ANTIPASTI > MILLEFOGLIE DI PLATESSA E PATATE CON SALMONE AFFUMICATO E PESTO DI AGRUMI

Platessa > 800 g
Salmone affumicato > 150 g
Patate > 6
Nocciole > 50 g
Pistacchi > 50 g
Mandarini > 3
Arance > 2
Pompelmo rosa > 1
Olio extravergine d’oliva > 1/2 bicchiere
Finocchietto selvatico > 1 mazzetto

Lasciate marinare il filetto di platessa in una vinaigrette di olio e succo di mandarino.
Pelate e tagliate le patate a fettine sottilissime, aiutandovi con una mandolina.
Versatele nell’acqua bollente lasciatele cuocere per cinque minuti.
Scolatele e fatele asciugare bene su carta assorbente.
Ungete i coppapasta e appoggiateli su una teglia rivestita di carta forno.
Formate in ogni coppapasta un primo strato di patate, proseguite con uno strato di platessa, e via così per quattro strati, finendo con le patate che andranno spennellate con burro fuso.
Infornate trenta minuti in forno caldo a 200°.
Servendovi di un coppapasta di uguali dimensioni, ritagliate due dischi di salmone affumicato per ogni millefoglie e lasciateli respirare 10 minuti a temperatura ambiente.
Preparate intanto il pesto di agrumi.
Fate tostare le nocciole e i pistacchi in una pentola antiaderente.
Una volta raffreddati, passateli al mixer insieme agli agrumi pelati a vivo, al finocchietto e all’olio extravergine di oliva. Aggiustate di sale e di pepe.
Sfornate i millefoglie di platessa e patate e fateli intiepidire.
Impiattate adagiando i millefoglie su un disco di salmone affumicato, quindi coprite con un secondo disco.
Completate con un cucchiaio di pesto agli agrumi e con una spolverata di pistacchi tritati.

venerdì 21 marzo 2014

Girella di pasta sfoglia con guanciale, mela verde, taleggio e olive taggiasche su carpaccio di finocchio al basilico

La semplicità è armonia, anche in cucina. Ma è anche la più sospetta delle qualità. Spesso non ci rendiamo conto di quanto sia eccezionale. Ce ne vergogniamo, perché ci sentiamo in dovere di complicare tutto, trasferendo i nostri bisogni sulla capacità altrui di nutrire i nostri propositi.
I piaceri semplici sono l’ultimo rifugio della gente complicata, scriveva Oscar Wilde. Perché la semplicità è un lavoro lungo, paziente, assiduo di semplificazione. Una complessità risolta. È la più lieve delle virtù, la più trasparente e la più rara. Un’ancora a cui legarci nei momenti più turbolenti e fragili.
La semplicità è una materia relativa, dipende dal clima, dalle abitudini, dalla cultura, dal carattere dell’individuo. Tutti noi cuciniamo dei piatti che, consciamente o inconsciamente, ci raccontano agli altri. E ogni giorno descriviamo noi stessi e il nostro stato d’animo scegliendo quali alimenti acquistare.
La sfida, di questi tempi, è proprio questa: ritrovare la semplicità. Nei gesti, nelle parole, nell’esserci. Perché la semplicità è un meraviglioso obiettivo.
Questo piatto nasce per caso, di fretta, per riparare a una cena improvvisata. Ne ho citato gli ingredienti su Facebook, senza neppure postarne la fotografia, e il post ha ricevuto decine di commenti curiosi ed entusiasti. Credo che niente crei più stupore della semplicità, perché forse non esiste niente di più difficile che essere semplici. Così mi sono deciso a svelarne la ricetta.
Semplice, naturalmente. Cioè non complessa, personale, soggettiva e libera, ma animata dallo stesso entusiasmo di sempre per la cucina creativa.
Un piatto che potrete trasformare a piacere senza paura di sbagliare il risultato. Finalmente.

ANTIPASTI > GIRELLA DI PASTA SFOGLIA CON GUANCIALE, MELA VERDE, TALEGGIO E OLIVE TAGGIASCHE SU CARPACCIO DI FINOCCHIO AL BASILICO

Pasta sfoglia > 1 rotolo (rettangolare)
Guanciale > 100 g
Mela Granny Smith > 1
Taleggio > 60 g
Olive taggiasche > 40 g
Finocchi > 2
Uovo > 1
Basilico > 1 mazzetto
Olio extravergine d’oliva al basilico > 4 cucchiai

Lasciate il rotolo di pasta sfoglia per qualche minuto a temperatura ambiente, quindi stendetelo su un piano.
Adagiate sul rotolo il guanciale affettato finemente lasciando scoperto solo un paio di centimetri lungo un lato corto.
Lavate la mela, eliminate il torsolo, quindi tagliatela a fette sottili con una mandolina.
Adagiate le fettine di mela sul guanciale, quindi grattugiate sugli altri ingredienti il taleggio e distribuite le olive taggiasche denocciolate.
Arrotolate il rotolo di pasta sfoglia delicatamente, dal lato corto, facendo attenzione che non rimanga aria all’interno e che il ripieno non fuoriesca.
Chiudete il rotolo con il lembo di sfoglia lasciato scoperto, facendo una lieve pressione perché la pasta non si separi in cottura.
Con un coltello affilato, tagliate il rotolo in fette spesse circa quattro centimetri.
Spennellatele le girelle di pasta sfoglia con il tuorlo d’uovo sbattuto e disponetele (non troppo vicine le une alle altre) su una teglia rivestita di carta forno.
Fatele cuocere in forno caldo a 200° per circa 15 minuti, o comunque fino a quando la pasta sfoglia non sarà gonfia e dorata.
Mondate intanto i finocchi, eliminando la parte del gambo e la prima foglia più legnosa.
Tagliateli a fette sottilissime con una mandolina.
Insaporiteli con l’olio extravergine d’oliva al basilico, conditeli con sale e pepe e lasciateli riposare per 10 minuti.
Appena prima di servire, sistemate il carpaccio di finocchio sui piatti, adagiatevi sopra le girelle di pasta sfoglia appena tiepide, quindi spolverate il tutto con qualche foglia di basilico fresco tritato al momento.

Se non lo trovate in commercio, sappiate che preparare l’olio extravergine d’oliva al basilico è semplicissimo.
Lavate e asciugate con cura 40 foglie di basilico fresche e 5 infiorescenze fresche di basilico (le infiorescenze sono profumatissime, se non ne avete aggiungete 20 foglie alla dose suggerita).
Lasciate il tutto in infusione in un vaso di vetro per 15 giorni in 1 litro di olio extravergine d’oliva, al buio, quindi filtrate e imbottigliate.

martedì 11 marzo 2014

Tagliatelle nere alle trombette dei morti con burro salato e noci

Nei Corsi di Cucina che tengo a Ferrara mi confronto spesso con cuoche appassionate, che lamentano però una scarsa fantasia e una pigrizia ormai patologica.
La pigrizia in cucina è una forte ammaliatrice e sa propagandare alla perfezione l’arte della rinuncia preventiva.
Per vincerla è importante procedere a piccoli passi. Come spesso ripeto in questo blog, rielaborare i piatti della tradizione può essere un buon inizio per ritrovare la passione ai fornelli. A seconda delle materie prime disponibili nelle diverse stagioni, possiamo divertirci a reinterpretare con creatività le ricette a cui siamo più legati.
Per il mio primo Design Menù mi sono ispirato proprio ai piatti delle zone in cui ho vissuto, e soprattutto a quelli che cucinava mia madre quando ero bambino.
Molte tradizioni culinarie si stanno perdendo, così ho deciso di riproporle attraverso accostamenti inediti.
RicetteVintage – La cucina creativa nei piatti della tradizione contiene 5 ricette rivisitate ad hoc (l’insalata di pollo, gli gnocchi fatti in casa, il salmone in crosta, la mousse di cioccolato e il leggendario cocktail Manhattan) ed è disponibile online per il brand PopDesign al prezzo di 5,00 Euro. 
Per saperne di più clicca qui.

Dopo i miei recenti show cooking “vintage”, in molti mi hanno chiesto di rielaborare altri classici della cucina italiana, così ho deciso di proporvi oggi una versione creative delle tagliatelle, piatto tipico emiliano.
Lo scorso autunno una passeggiata nei boschi dell’Appennino Bolognese mi ha fatto riscoprire le trombette dei morti. Questi funghi crescono principalmente sotto i faggi o i castagni e hanno l’aspetto di bassi cespi di insalata dal colore funereo. La loro carne presenta un odore particolarmente intenso, sia prima sia dopo la cottura, e un sapore aromatico molto caratteristico. Non è un caso che siano stati ribattezzati il “tartufo dei poveri”: una volta essiccati e ridotti in polvere costituiscono un eccellente condimento per primi piatti e risotti.
Queste tagliatelle nere nascono nella cucina di mia madre e, una volta congelate, possono essere consumate durante tutto l’anno.
Il loro sapore vale certamente un paio d’ore in cucina. E i vostri ospiti potranno gustarsi un piatto mai provato prima.

PRIMI > TAGLIATELLE NERE ALLE TROMBETTE DEI MORTI CON BURRO SALATO E NOCI

Farina > 300 g
Uova > 2
Trombette dei morti > 100 g
Parmigiano Reggiano > 40 g
Noci > 12
Burro salato > 80 g
Olio extravergine d’oliva > 1 cucchiaino
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Pulite e lavate i funghi in acqua corrente e abbondante.
Fateli sgocciolare bene e cuoceteli in una pentola bassa e scoperta.
Tenete la fiamma alta fino a quando non avranno rilasciato tutta l'acqua di vegetazione, quindi abbassatela leggermente.
Una volta evaporata tutta la loro acqua spegnete e fateli raffreddare.
Passate i funghi al mixer.
Setacciate la farina sulla spianatoia, disponetela a fontana e fate al centro un incavo col pugno.
Rompete le uova e versarle nell'incavo della farina.
Unite i funghi passati al mixer, un pizzico di sale e iniziate a impastare con un movimento rotatorio.
Una volta che l’impasto sarà amalgamato bene, cominciate a lavorarlo energicamente per almeno 10 minuti, fino a quando non sarà liscio e sodo.
Per rendere la pasta più elastica, sbattetela ogni tanto sulla spianatoia.
Fate riposare il panetto per 60 minuti in un luogo fresco e asciutto, avendo cura di avvolgerlo nella pellicola trasparente o in un panno umido.
Stendete poco impasto per volta col matterello, infarinando la spianatoia perché la pasta non si attacchi.
Arrotolate ogni sfoglia su se stessa (una alla volta) e tagliala con un coltello affilato in strisce larghe ½ centimetro.
Allargate le tagliatelle su un piano asciutto e fatele asciugare per qualche ora.
Cuocete le tagliatelle in abbondante acqua salata, scolatele al dente e fatele saltare nel burro salato.
Prima di servire cospargete con un pizzico di pepe macinato fresco, una grattugiata di Parmigiano Reggiano grattugiato e una generosa manciata di noci tritate al coltello, leggermente tostate in padella.

sabato 22 febbraio 2014

Insalata di pollo in chutney di melanzane

In molti mi conoscono come chef a domicilio, ma il mio principale impegno professionale è legato all’editoria e al fumetto. Tra i miei meriti (o demeriti), anche l’aver aperto le porte del nostro paese ai manga, gli ormai popolarissimi fumetti giapponesi.
Di recente ho avuto la fortuna di coniugare la mia passione per la cucina a quella per il fumetto grazie a un originalissimo ricettario giapponese pubblicato da Kappalab, di cui ho curato l’edizione italiana.
L’ho sempre pensato, leggere manga stuzzica l’appetito. I fumetti giapponesi sono infatti ricchi di riferimenti al cibo… Serviva solamente un libro che ci insegnasse come preparare i manicaretti che i nostri eroi si gustano in tante serie di successo!

Lacucina giapponese coi manga (ISBN 978-88-98002-46-7) è un libro di cucina che usa i fumetti per insegnare a realizzare le pietanze del Sol Levante in modo pratico e divertente. Una guida illustrata al mondo del sushi e del sashimi, ma anche di molti altri piatti meno noti (ma non meno buoni), che arriva direttamente dal Giappone e unisce le ricette di Yoko Ishihara ai disegni di Chihiro Hattori.
L'originalità di questo volume sta nel coniugare la precisione tecnica di un libro di cucina con il gusto e il divertimento dei manga, rivolgendosi sia agli appassionati di fumetti sia agli amanti di cucina orientale.
Imparerete a riconoscere e a preparare le stesse pietanze che vedete nei vostri manga preferiti: onigiri (polpette di riso), yakitori (spiedini di pollo), oshinko (verdure in salamoia), udon (spaghetti giapponesi) e tante altre ancora…
Tutte le ricette sono inoltre accompagnate da preziose informazioni e curiosità sul mondo culinario giapponese.
Fate un salto in libreria, così potrete stupire i vostri ospiti con un vero e proprio pranzo manga!
Per la prossima ricetta, invece, preparatevi a un viaggio verso l’India, per un nuovo e inaspettato melting pot culinario…

ANTIPASTI > INSALATA DI POLLO IN CHUTNEY DI MELANZANE

Petto di pollo > 500 g
Melanzane > 500 g
Zucchero > 100 g
Zucchero di canna > 200 g
Radice di zenzero > 2 cm
Limone > 2 (non trattati)
Arancio > 1 (non trattato)
Peperoncino > 1 pizzico
Semi di sesamo > 4 cucchiaini rasi
Olio extravergine d’oliva > 4 cucchiai
Pepe > 1 pizzico
Sale > 1 pizzico

Lavate le melanzane, sbucciatele e tagliatele a dadini piccoli.
Versatele in una padella antiaderente, aggiungete lo zucchero, il sale, lo zenzero grattugiato, il peperoncino e le zeste dei limoni e dell’arancio.
Irrorate con il succo di un limone e fate cuocere coperto a fuoco lento per un’ora e mezza, mescolando di tanto in tanto.
Quando il liquido di cottura sarà completamente assorbito e le melanzane saranno tenere e traslucide, spegnete il fuoco e fate intiepidire.
Tagliate intanto il petto di pollo a bocconcini di 2 cm circa, eliminando ossicini e cartilagini.
Aggiustate di sale e di pepe nero macinato fresco, e fatelo rosolare nell’olio extravergine d’oliva.
Unire il pollo alla chutney di melanzane.
Servite tiepido, guarnendo a piacere con i sesi di sesamo (meglio se al wasabi).

mercoledì 29 gennaio 2014

Spezzatino di maiale in crema di latte alle castagne

Un abbraccio è in grado di collegarti al resto del mondo in un attimo. È il luogo dove scoprirsi senza timore, il vuoto che si riempie del tutto, la terapia contro lo spleen generazionale.
Può durare qualche secondo oppure fermare il tempo, se nasce da un bisogno di conforto.
L’abbraccio, molto più di un bacio, ci consente di liberare ed esprimere emozioni nascoste. Comunica il desiderio di lasciar cadere ogni barriera. Così mi lascio andare in un abbraccio tenero, come quello dipinto da Klimt per L’albero della vita, che racchiude l’impronta essenziale della riconciliazione. Una stretta complice e consolatoria, quasi sussurrata, che allontana lo stress e tranquillizza.
Le cose importanti non hanno bisogno di tante parole per essere dette. Più parole usi e più ti allontani dalla verità.
E se la comunicazione nasce attraverso l’abbraccio, anche i baci saranno migliori.

SECONDI > SPEZZATINO DI MAIALE IN CREMA DI LATTE ALLE CASTAGNE

Spezzatino di maiale > 700 g
Latte intero > 1 l
Marmellata di castagne > 3 cucchiai
Pancetta affumicata > 100 g
Salvia > 3 foglie
Vino bianco > 1/2 bicchiere
Cipolla > ½
Farina > 1 tazza
Burro > 60 g
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Affettate una cipolla e fatela soffriggere nel burro, unendo poi la salvia e la pancetta affumicata a cubetti.
Salate e pepate lo spezzatino, passatelo nella farina e fatelo rosolare nel soffritto.
Sfumate col vino bianco.
Sciogliete la crema di castagne nel latte e versatelo tiepido sulla carne.
Cuocete a fuoco lento per circa 80 minuti (il tempo varia a seconda della dimensione dei pezzi di carne), aggiungendo altro latte tiepido (o brodo vegetale) se dovesse asciugarsi troppo in fretta.
Quando la salsa si sarà rappresa lo spezzatino sarà pronto per essere impattato.
Guarnire a piacere con un trito di pistacchio.

martedì 14 gennaio 2014

Bocconcini di pollo allo zafferano con ceci e albicocche secche

«Cucinare è come amare» scriveva la giornalista americana Harriet Van Horne. «O ci si abbandona completamente o si rinuncia». E amare, in cucina, significa anche dedicarsi una cena domestica, coccolati come se si fosse al ristorante.
In molti mi hanno chiesto una ricetta per un romantico San Valentino. D’altronde, si sa, l’appetito sessuale nasce a tavola… E non sono solo ostriche & champagne a risvegliare i sensi. Molti dei prodotti che troviamo nei nostri mercati possono infatti aiutarci a conquistare e sedurre l’oggetto dei nostri desideri.
L’amore richiede quel pizzico di follia che non si nutre di domande, ma solo di emozioni (e di sensazioni organolettiche, aggiungo io). Quelli che comunemente definiamo “cibi afrodisiaci” sono in realtà alimenti che fanno bene al cuore e dintorni. Le spezie, per esempio, amplificano il desiderio in modo naturale aumentando il battito cardiaco e favorendo una maggiore e più rapida distribuzione di sangue tutto il corpo. Lo zafferano risveglia i sensi (Zeus lo assumeva per aumentare la potenza sessuale e la libido); il peperoncino agisce come vasodilatatore, innalza la temperatura corporea e tonifica le pareti delle arterie; lo zenzero stimola la circolazione.
Anche gli alimenti ricchi di beta carotene, come le albicocche e tutti i frutti di colore scuro, aumentano il tono dei capillari venosi… Non per niente, in Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, la regina delle fate Titania ordinava ai suoi elfi «Siate gentili e cortesi con questo cavaliere... D’albicocche nutritelo», dopo che un dispettoso sortilegio l’aveva fatta invaghire del recalcitrante tessitore Nick Bottom.
Senza tralasciare il petto di pollo, ricco di vitamina B3 e quindi importante non solo per incrementare i livelli energetici, ma anche per favorire l’elasticità dei vasi sanguigni.
E persino i ceci, ai quali si attribuivano anticamente virtù afrodisiache: il termine “cicer” deriva dal greco “kikus”, che significa proprio “forza”, “potenza”.
Il piatto che vi propongo segna l’incontro di gusto di tutti questi alimenti. Una scelta forse non convenzionale per “il giorno degli innamorati”, ma che saprà deliziarvi il palato.
A voi non resta che buttarvi il passato alle spalle: l’amore può ferire e farci ammalare, ma allo stesso modo è capace di rimarginare le ferite e farci guarire. Basta lasciarsi andare.

SECONDI > BOCCONCINI DI POLLO ALLO ZAFFERANO CON CECI E ALBICOCCHE SECCHE

Pollo > 600 g
Ceci > 200 g
Cipolla bianca > 1
Albicocche secche > 120 g
Alloro > 2 foglie
Timo > 1 rametto
Menta > 1 mazzetto
Peperoncino > 1 pizzico
Zafferano > 1 bustina
Zenzero > 1 cm
Sale > 1 pizzico
Pepe > 1 pizzico

Lavate e lasciate i ceci in ammollo in acqua per una notte.
Scolateli, metteteli in una pentola e ricopriteli d’acqua.
Unite le foglie di alloro e portate a ebollizione, continuando la cottura fino a quando i ceci non saranno teneri.
Scolateli tenendo da parte due bicchieri circa di acqua di cottura ed eliminate l’alloro.
Scaldate quattro cucchiai d’olio in una padella antiaderente e fate soffriggere una cipolla affettata finemente per qualche minuto, insaporendo con un pizzico di peperoncino, una grattugiata di zenzero e un trito di menta e timo.
Tagliate il petto di pollo a bocconcini di 2 cm circa, eliminando ossicini e cartilagini.
Aggiustate di sale e di pepe nero macinato fresco, e passate i bocconcini nella farina.
Versate il pollo nel soffritto e fatelo rosolare.
Aggiungete le albicocche secche tagliate in quattro.
Unite i ceci, un bicchiere d’acqua di cottura dei ceci, e continuate la cottura per 30 minuti.
Versate quindi lo zafferano sciolto in un mestolo d’acqua di cottura dei ceci e proseguite a fiamma alta per qualche minuto ancora, fino a quando il liquido non sarà ristretto al punto giusto.