venerdì 24 maggio 2024

Yakibitashi di asparagi

I principi del fascismo si diffondono nell’aria, mascherati furtivamente da qualcos’altro, sfidando tutto ciò che rappresentiamo. Le persone e le nazioni non imparano nulla dalla storia, questo è ormai chiaro. Non riusciamo a imparare la lezione o traiamo conclusioni sbagliate. Ormai, l’amnesia storica è la norma.  
A questo proposito, molto interessante è l'analisi di Laurence W. Britt, uomo d'affari internazionale e autore del saggio Fascismo, chiunque? (2003). 
Questo commentatore ormai in pensione individua il minimo comune denominatore in regimi come quello dell’Italia fascista, della Germania nazista, della Spagna franchista, del Portogallo di Salazar, della Grecia di Papadopoulos, del Cile di Pinochet e dell’Indonesia di Suharto.
Quattordici punti allarmanti che il governo Meloni e le amministrazioni locali di centro destra hanno fatto propri ormai da anni.
1. Espressioni potenti e continue di nazionalismo
Slogan accattivanti, orgoglio per l’esercito e richieste di unità erano (e sono ancora oggi) temi comuni nell’esprimere questo nazionalismo.  
2. Disprezzo per l'importanza dei diritti umani
Attraverso la propaganda, la popolazione è portata ad accettare ogni violazione dei diritti umani emarginando e demonizzando coloro che sono presi di mira.
3. Individuazione dei nemici/capri espiatori come causa unificante
Il capro espiatorio (il PD, per esempio) è il mezzo per distogliere l’attenzione della gente da altri problemi, per spostare la colpa per i fallimenti e per incanalare la frustrazione in direzioni controllate.
4. La supremazia militare
Una quota sproporzionata delle risorse nazionali è destinata all’esercito, anche quando le esigenze interne sono altre (scuola, sanità…).
5. Sessismo dilagante
Misogini, contrari all’aborto e anche omofobi, sfruttano la religione per coprire i loro abusi.
6. Mass media controllati
Il diritto all'informazione è negato ai cittadini. I giornalisti scomodi, che si oppongono alla propaganda di potere, vengono epurati e screditati, tanto in Rai quanto nella stampa locale.
7. Ossessione per la sicurezza nazionale
Un mezzo per trasformare i comuni cittadini in un esercito non ufficiale di poliziotti e soldati, solidali col potere.
8. Religione ed élite dominante legate insieme
La propaganda mantiene l’illusione che le destre difendano la fede, anche se il comportamento dei suoi rappresentanti politici è spesso incompatibile con i precetti della religione.
9. Potere delle multinazionali protetto
I membri dell’élite economica sono spesso coccolati dall’élite politica per garantire una continua reciprocità di interessi.
10. Potere del lavoro soppresso o eliminato
Il lavoro organizzato è in grado di sfidare l’egemonia politica della destra al potere e dei suoi alleati aziendali, così viene inevitabilmente schiacciato o reso impotente.
11. Disprezzo e repressione degli intellettuali e delle arti
Le idee non ortodosse o le espressioni di dissenso vengono costantemente attaccate, messe a tacere o represse.
12. Ossessione per il crimine e la punizione
La polizia è spesso glorificata e ha un potere quasi incontrollato, che porta ad abusi nei confronti dei più deboli, indifesi, senza tutele, emarginati e privi di risorse, poco importa che siano studenti, senzatetto o tossicodipendenti.
13. Clientelismo e corruzione dilaganti
È spesso prassi, per chi ricopre cariche pubbliche e/o politiche rilevanti, instaurare un sistema di favoritismi e scambi utilizzando risorse della collettività.
14. Elezioni fraudolente
Fino al controllo della macchina elettorale, l’intimidazione e la privazione dei diritti civili degli elettori dell’opposizione.

Non troppo dissimile dall’analisi di Umberto Eco, sempre riassunta in quattordici punti nel saggio Il fascismo eterno (1995):
1. Culto della tradizione del passato, spesso interpretata sincreticamente.
2. Rifiuto del modernismo, anche in conseguenza al primo punto, e dello spirito illuministico.
3. Irrazionalismo e culto dell'azione fine a se stessa. Diffidenza per la cultura.
4. Rifiuto della critica e dello spirito critico.
5. Paura della diversità. Una conseguenza ne è il razzismo.
6. Frustrazione delle classi medie (piccola borghesia) a causa di crisi economiche o pressioni politiche.
7. Ossessione per i complotti, anche di tipo internazionale.
8. Percezione di una eccessiva forza di nemici esterni, che tuttavia si ritiene di potere battere. Questa contraddizione porta tipicamente a false valutazioni degli avversari e, in ultima istanza, ad essere perdenti negli scontri.
9. Idea della guerra permanente e contrasto al pacifismo. La pace definitiva avverrà solo dopo la vittoria finale.
10. Elitismo di massa e disprezzo per i deboli: pertanto, disprezzo da parte di ciascun ceto per il suo ceto subordinato.
11. Eroismo di massa e desiderio di immolare se stessi per la causa comune, ma più frequentemente di immolare altri.
12. Machismo, più semplice da gestire dell'eroismo.
13. "Populismo qualitativo". Data la negazione dei diritti individuali, il "popolo" è considerato un insieme unico la cui volontà deve essere interpretata dal leader.
14. Uso di una Neolingua, caratterizzata da una sintassi elementare e veicolante un ragionamento critico necessariamente limitato.

Riconoscete anche voi questi segnali? Le elezioni si avvicinano, pensateci prima di votare un candidato di regime.

CONTORNO > YAKIBITASHI DI ASPARAGI


Asparagi > 500 g
Mirin > 50 ml
Salsa di soia > 50 ml
Brodo dashi (o di pesce) > 250 ml
Alga konbu > 1
Olio EVO > 4 cucchiai
Sale > 1 pizzico

Versate il mirin, la salsa di soia e l'alga konbu nel brodo dashi (o di pesce) e portate a bollore.
Fate bollire per 1 minuto, quindi togliete l'alga e tenete da parte il brodo.
Lavate gli asparagi con acqua corrente e asciugateli con carta da cucina.
Spezzate con le mani le parti finali, più dure e bianche, e rimuovete le parti esterne dei gambi, verdi e filamentose, aiutandovi con un pelapatate.
Tagliate gli asparagi in tre parti e cuoceteli in una padella antiaderente con 100 ml acqua.
Una volta evaporata l'acqua, versate l'olio EVO, salate e grigliate gli asparagi.
Versate gli asparagi grigliati in una ciotola e copriteli col brodo, lasciandoli marinare per 20 minuti.
Impiattate gli asparagi in una coppetta, versando un goccio di brodo caldo in ognuna.

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